Vorrei far partire oggi una semplice rubrica per ricordare qualcuno dei tanti momenti storici della NBA, fatti e date passati nella storia per le loro emozioni regalate: 10 brevi tappe attraverso gli oltre 60 anni del campionato di basket più bello e noto al mondo, dagli inizi con Chamberlain fino ai giorni nostri, passando per lo “Showtime” dei Lakers, Air Jordan e il three-peat guidato dal duo Shaq-Bryant.
Una rubrica che spero possa animare in qualche maniera questa torrida estate, prima di una nuova appassionante stagione. [u]Buona lettura![/u]
[b]Playoff 2006[/b]. Probabilmente i più belli di sempre: 10 il numero di supplementari giocati, il dato che più ci dà ragione e che dà ancor più valore a 59 indimenticabili giorni vissuti in apnea, chiusi perdipiù con delle Finals pirotecniche che finiranno col laureare campioni NBA i Miami Heat di Pat Riley, vincitori dopo aver ribaltato lo 0-2 inziale subito dai Mavs. [i]Unbelievable![/i] come direbbero (e dissero) i nostri amici americani.
Tra le mille emozioni di quella primavera, una gara in particolare resterà però senza dubbio negli annuali della Lega: stiamo parlando di [b]game-4 tra Los Angeles Lakers e Phoenix Suns, primo turno della Western Conference[/b], un match che ha incollato gli sguardi di milioni di appassionati allo schermo della propria TV in attesa di una vincitrice che ha tardato però molto ad arrivare; certo, che allo Staples quella serata sarebbe andata in scena una partita entusiasmante c’erano ben pochi dubbi visto il pericoloso 2-1 guadagnato da Kobe&co. nelle prime tre che metteva con le spalle al muro la compaggine dell’Arizona, ma che tutto si fosse risolto con un finale simile, chi mai se lo sarebbe aspettato?!
La gara non tradisce dunque le aspettative, risultando equilibrata sin dalle prime battute, con Kobe condizionato sì dai falli, ma con i Suns che, escluso il solito Steve Nash (7-8 dal campo nei primi due periodi), non riescono a mettere il dito nella piaga e a prendere così il largo. Nel secondo tempo si sveglia nelle fila gialloviola Lamar Odom che flagella di continuo il suo pari ruolo Shawn Marion, incapace di trovare una qualche risposta all’ala ex-Heat (25 punti, 8 rimbalzi e 5 assist il suo tabellino finale) già ampiamente protagonista in gara-1: Marion, oltre a litigare col canestro, paga la “rudimentale” difesa in post e la rapidità di Lamarvellous, che lo obbliga ad una mesta ed anticipata uscita dal campo con ancora quasi tre minuti sul cronometro, guarda caso proprio il momento chiave del match sul punteggio di 81-80 in favore degli ospiti.
Gli ultimi due minuti sono da crepacuore: Kobe continuamente raddoppiato fin dall’arco dei 6.65 è costretto ad appoggiarsi agli esterni che non lo tradiscono; Devean Gerorge segna una tripla cruciale a 56” riportando nuovamente a -1 i suoi , Tim Thomas però risponde immediatamente, segnando fortunosamente da tre punti rimettendo così 4 punti di gap tra i due team. LA si trova costretta a commetere fallo, ma sembra che Phoenix abbia ormai la partita in pugno, Diaw fa 1/2 dalla lunetta (90-85), regalando senza saperlo il palcoscenico al più imprevedibile dei giocatori losangelini che s’inventa 12 secondi di pura follia: Smush Parker (1/10 dal campo fino a quel momento) segna così dapprima una tripla dal quoziente di difficoltà molto elevato (in faccia a Nash e fuori ritmo) forzando D’Antoni al timout, poi, [b]sulla rimessa conseguente, è ancora la guardia #1 dei Lakers a sbucare alle spalle del play canadese depredandogli la palla e facendo partire un micidiale contropiede. [u]Parker, George e Kobe…canestro!!![/u][/b] evitando oltretutto con una parabola da capolavoro la stoppata di Bell: è il 90-90 ed è anche grande festa tra la folla, ancora sbalordita dal miracolo compiuto dai propri beniamini in così pochi istanti.
Inutile l’ultimo tentativo di Diaw, ben chiuso da Walton, [b]si va ai supplementari[/b]: altri 5 minuti di fuoco, altre emozioni.
Nel supplementare, dopo un favoloso gioco potenziale da tre punti completato da parte di Odom, Nash, sfruttando un ottimo blocco di Thomas e dimenticando lo 0/10 degli ultimi minuti,manda a bersaglio un importantissima tripla a 50” dal termine segnando il 98-95 Suns: a questo punto però non può che salire in cattedra lui, Kobe Bryant, piuttosto esperto nei momenti cruciali. Il Mamba risponde quasi subito sfruttando al meglio un banale errore di Bell per riportare LA sotto di una sola lunghezza con un facile layup (11″), sul capovolgimento ospite poi gli viene incontro Luke Walton che forza Nash ad un “jump-off”, ovvero la nostra contesa: Steve molto probabilmente si aspettava un fallo, ma Luke è abile a evitarlo rendendo così ancora possibile un improbabile 3-1 nella serie. Il resto è ormai storia, vista e rivista in centinaia di highlights: [b]Walton con un colpo fortunoso riesce a toccare la palla in direzione del #8 gialloviola, che senza pensarci due volte lascia partire sulla sirena un perfetto jumper in fade-away dai 5 metri che trova solo la retina lasciando senza parole gli ospiti, semplici birilli per KB[/b]. E il tiro che vale la W aggiornando il punteggio sul 99-98. Delirio assoluto, Suns alle corde e Kobe nell’Eden per una nottata, dopo tanti anni.
E’ poi storia (purtroppo) anche il verdetto conclusivo della serie, con i Suns che affondano in game-7 i lacustri (121-90), avanzando così al secondo turno: quei due tiri però, difficilmente potranno essere cancellati dall’amarezza di una eliminazione: forse sì vincere quella serie avrebbe permesso al fuoriclasse di Lower Marion di accaparrarsi il titolo di MVP, forse sì la sfida successiva coi cugini Clippers avrebbe dato un’altra grande chance di approdare al turno seguente, forse sì, ma di quei Playoffs a LA rimangono solo quei due [i]”Urrà!”[/i]. E dici poco…
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Alla prossima puntata!