La sera del 27/05/1984 intorno alle 23:00 alla Buca delle Campane, vidi una persona di una certa età ad un tavolo insieme ad una donna, che beveva una buona bottiglia di vino rosso e lo riconobbi, era l Avv. Porelli che lontano dai riflettori festeggiava lagognato scudetto della Stella.
Persona schiva e coriacea, Porelli è stato il vero padre della Virtus moderna.
Animatore della vecchia goliardia bolognese, gli venne data la pesca di risollevare le sorti della squadra bianconera, che da anni vivacchiava in un’anonima mediocrità. A forza di cambiali da lui firmate personalmente e di decisioni impopolari, come la rinuncia a Dado Lombardi, cambiò il modo di fare basket a Bologna ed in Italia.
Sopravissuto alla spareggio di Cantù per rimanere in serie A, trasformò la Virtus in uno status symbol a Bologna. Importò lorgano, copiando quello del Garden di New York, impose solo ed esclusivamente il bianco e nero sulle maglie, senza alcun altro colore, e levò la pubblicità da dentro il campo, per far sì che Piazza Azzarita diventasse un vero e proprio tempio del basket e della Virtus.
Ebbe il coraggio di chiamare dal Cile uno sconosciuto allenatore variopinto, che è poi diventato un vero mito della pallacanestro come Dan Peterson; ma soprattutto fece sì che essere abbonati alla Virtus diventasse un modo di essere, tale da far vendere in precampionato la quasi totalità degli abbonamenti e da trasformare la tessera con la V nera in un bene prezioso, da tramandarsi di generazione in generazione.
Porelli era una persona spigolosa, mai banale, ed i suoi soprannomi, Duce Truce o Torquemada, lo fanno capire bene. Decisionista nel bene e nel male, come quando rinunciò a fare la Coppa Korac perché poco prestigiosa e troppo costosa, o quando si impuntò per poco più di 15.000 dollari e perse Terry Driscoll, che da allenatore aveva appena vinto due scudetti consecutivi, o quando portò in bianconero personaggi del calibro di Cosic, Richardson e Nikolic.
L Avvocato aveva occhio lungo e spirito imprenditoriale vero, applicato allo sport. Fece del settore giovanile Virtus un vero e proprio gioiello, con appartamenti e palestra di proprietà; portò in Virtus, da Mestre, Ettore Messina come allenatore delle giovanili e questo suo interesse verso i giovani gli costò anche delle critiche al tempo, poiché lo spendere, in modo importante ma poco appariscente, ogni tanto non gli permetteva di acquistare giocatori di nome per la prima squadra, nonostante abbia portato a Bologna giocatori del calibro di Renato Villalta, che costituì il primo trasferimento miliardario nell ambito cestistico, o del Capitano Roberto Brunamonti, prelevato da Rieti e diventato vera icona del tifoso virtussino.
Fu dirigente europeo di primo piano, unico italiano, solamente dirigente, a far parte della Hall of Fame, sempre tenuto in considerazione da tutti; partecipò attivamente al salvataggio delle V nere nell estate del 2003, senza però mai cercare i riflettori, perché lui era fatto così, poco apparire e molto fare.
Nonostante la salute negli ultimi tempi non l abbia assistito, faceva di tutto per essere presente alle partite della Sua Virtus e quel posto in prima fila di parterre, il Suo posto, rimarrà per sempre Suo.
Addio Avvocato e grazie di tutto.