A 3 anni un peluche è per sempre.
Questa è la storia di un bimbo di 3 anni e del suo papà che si preparano e vivono il Teddy Bear Toss.
Ieri sera il mio papà mi ha spiegato che esistono bimbi meno fortunati di me, che devono aspettare Babbo Natale in ospedale.
Non mi ha detto che qualcuno di quei bimbi starà per tanto tempo in ospedale e forse qualcuno non ne uscirà mai, ma questo l’ho capito da solo, perché è come quando mi dice che qualcuno è volato in cielo dopo che è stato a trovarlo in ospedale, perché stava molto male.
Mi ha chiesto se poteva prendere un mio peluche da lanciare dagli spalti del Palazzetto, perché la sua squadra di basket andrà domani (oggi) in ospedale a portare quei pupazzi ai bimbi che stanno lì.
Gli ho detto che il pupazzo lo scelgo io e prendo dalla cesta l’ultimo arrivato.
Il mio papà porta il pupazzo al Palazzetto e al primo canestro lo tira in campo.
A casa io e mamma stiamo guardando la partita alla TV (Virtus RM – Olimpia MI) per vedere tanti pupazzi e all’improvviso vedo il mio pupazzo in terra sul campo (foto).
Mamma sente papà al telefono e capiscono che quel pupazzo è proprio il mio e che sarà di qualcun’ altro.
Sono felice. Vado a dormire.
Questa mattina prime parole prima della colazione: “Papà, hai visto il mio peluche in TV?”
“Si amore, l’ho visto” risponde papà.
Questa è la storia di come mio figlio ha vissuto la cosa dei pupazzi. E la foto è vera, fatta da mia moglie ieri sera.
Piccole cose che fanno il mondo un posto migliore.
Giorgio Rovacchi