I Boston Celtics hanno avuto un cammino inaspettato in questi playoffs 2010. Chiudendo molto male la regular season si sono dovuti accontentare del 4° posto nel tabellone della Eastern Conference, piazzamento che gli ha messo subito di fronte i Miami Heat. Al contrario dei Celtics gli Heat, guidati da uno straordinario Dwyane Wade, hanno chiuso la stagione in crescendo, risalendo fino al 5° piazzamento, e venendo considerati da tutti gli addetti ai lavori come la mina vagante di questa post-season. Boston ha saputo ritrovarsi, invece, nel momento più caldo dell’anno, andando a vincere fuori casa e dominando quasi sempre sul campo amico, riscoprendo quell’energia propria della squadra campione solo 2 anni fa. La vittoria nella serie mette i Celtics di fronte a LeBron James e i suoi Cavs. Indicata come l’ultima stagione in maglia Cleveland per LBJ, quella 2009-2010 deve obbligatoriamente chiudersi con il ritorno in finale, e possibilmente con il titolo. Tutto questo non si avvera, e il 4-2 finale a favore di Boston dice poco del divario creatosi tra le 2 squadre durante la serie. I Celtics non mollano mai, giocano di squadra e avendo nel proprio arsenale una serie di armi micidiali per decidere di volta in volta le partite, possono evitare di dare la palla in mano sempre allo stesso, con altri 4 che guardano. La forza, la leadership, l’arroganza tecnica di LeBron diventa ancora una volta un’arma a doppio taglio per la propria squadra e per lo stesso James che esce con la coda tra le gambe mentre i biancoverdi vanno in finale di conference. Orlando è la prossima tappa. Infatti a partire dal turno con Cleveland, Boston gioca col fattore campo a sfavore. Ciò non ferma nemmeno un momento i giocatori di Doc Rivers che anzi, con 2 vittorie consecutive in trasferta e 1 al TD Garden, si portano sul 3-0 shockando i Magic e tutta l’NBA: i Celtics sono tornati! Solo una rezione di orgoglio di Orlando gli permette il colpo di coda con una vittoria a Boston in gara 4 e la successiva in Florida, annusando solamente la possibilità di ribaltare lo 0-3 ed entrare nella storia. I Celtics vincono invece gara 6 a Boston e chiudono la valigia, Destinazione California.
Boston affronterà nei prossimi giorni la serie finale contro i Lakers con pressochè tutti gli uomini a disposizione in salute. Durante la serie con Orlando ci sono stati infortuni per Rondo (schiena) Big Baby Davis e piccoli acciacchi per Rasheed Wallace, ma dovrebbero essere tutti della partita senza particolari ripercussioni su rotazione e minutaggio. Rivers potrà contare su uno straordinario Rajon Rondo, primo candidato tra i biancoverdi all’eventuale titolo di MVP delle Finals, se come credo continuerà a sciorinare un basket fatto di poca difesa (in senso tradizionale almeno…) ma lettura straordinaria delle linee di passaggio, energia da vendere e anche, dopo i primi anni nella Lega, sicurezza e accuratezza nella gestione del gioco, e un arsenale offensivo di tutto rispetto. E’ lui l’uomo in più di Boston!
I “vecchi” Big Three chiaramente costituiranno una parte fondamentale nella ricerca della vittoria del 18° anello della franchigia del Massachussets. Pierce ritrova la “sua” L.A., dopo aver dimostrato di saperla demolire nelle finali 2008; Ray Allen va sempre su e giù nelle prestazioni al tiro, ma con minor costanza che in passato, stagione vincente di 2 anni fa compresa. E’ assolutamente inserito nel gioco di Rivers e Thibodeau e un palcoscenico come quello hollywoodiano sarà come sempre un ulteriore incentivo per l’attore protagonista di “He got game”. KG rimane KG! La sola presenza, la vocalità, gli sguardi, guidano la difesa dei Celtics, e quando c’è bisogno, un fade-away dal post basso o un jump dalla media non lo nega ancora a nessuno. Ma sarà la panchina, decisiva nel 2008 con House e Posey, a dover dare quel qualcosa in più a dei Celtics che per partite in trasferta, record stagionale e quant’altro, non possono che partire sfavoriti contro i campioni uscenti in maglia gialloviola.
I Lakers infatti sembrano la squadra meglio attrezzata, esperta e vincente tra quelle che erano ad inizio playoffs le candidate ad ovest per raggiungere la finale. Kobe rimane immarcabile, e Rivers lo sa bene, chissà che non adotti una tattica simile a quella usata con Howard nella serie precedente, lasciandolo trentelleggiare (ma nel caso di Bryant si scriverebbe tranquillamente 40, o 45, o anche 50 ad ogni partita) ma fermando i compagni. Questa la differenza sostanziale con Orlando: Los Angeles ha forza e qualità sia sotto che fuori, e non solo sul perimetro come i Magic! Gasol, Bynum sotto le plance, Fisher a colpire da fuori, Artest soprattutto nella sua personalissima interpretazione del gioco intermedio, Odom – il vero playmaker della squadra – più una panchina che può portare punti all’istante. Una sfida a scacchi col Maestro Jackson e il suo staff, in quello che deve diventare, per i fans di Boston, il vero capolavoro di Doc, se riuscirà a compierlo fino in fondo.
Come detto, e in conclusione, il pronostico è tutto pro-LA, e abbiamo visto perchè. La finale sarà certamente combattuta, e per l’ennesima volta i Celtics dovranno prima strappare una gara allo Staples Center, per poi concretizzare il vantaggio in casa. Difficile, difficilissimo che accada, però…La cabala è con Boston (ma va?) che incontra Los Angeles in finale per la 12^ volta nella storia dell’NBA, e la formula 2-3-2 potrebbe regalare qualche sorpresa, ma in ogni caso io dico Lakers in 6 partite.
Andrea Pontremoli