Voglio cominciare con una premessa, che sia forte e chiara: io non ho nulla contro i ragazzi over 35 ed oltre che giocano a pallacanestro in serie A2, anzi li ammiro, li rispetto, molti li conosco, con qualcuno sono amico e la loro presenza mi aiuta a dimostrare il fallimento del sistema.
Detto questo – che spero sia chiarissimo – ecco da cosa parto per illustrare la mia tesi: tra il girone Est e quello Ovest della serie A2, secondo quello che si trova alla voce “Giocatori” del sito della LNP, ci sono 34 giocatori nati dal 1981 a scendere, cioè ‘80 ’79, ’78, ’77, ’74.
La maggior parte di loro ha un passato importante nella serie A ed addirittura in Nazionale – non farò nomi proprio perché non voglio dar adito al pensiero che ce l’ho con qualcuno – ed ancora oggi nelle squadre in cui militano cambiano spesso il corso delle partite. Dunque bravi loro prima di tutto, e bravi – anche se questo mi costa molto dirlo – i loro procuratori a trovargli contratti più o meno importanti.
Trentaquattro vuol dire che si potrebbero mettere su più o meno tre squadre e vi garantisco, visti i nomi, davvero notevoli, tutte e tre in grado di giocarsi la promozione nella massima serie.
Il problema è che ci sono pochi giocatori di pallacanestro nel nostro Paese. Frutto di politiche di tesseramento sbagliate e di altrettante scellerate politiche di reclutamento e promozione del nostro sport risalenti ad una decina di anni fa che ci hanno portato a questi livelli. I giovani sono pochi perché il tesseramento è sempre stato complicato: ancora oggi un ragazzo è schiavo di una società che non volesse cederlo ad un’altra fino ai 19 anni, senza possibilità di liberarsi se non in un caso. E cioè che quella società non partecipi al campionato giovanile dell’età di riferimento del ragazzo (esempio under 16) il quale allora può chiedere lo svincolo d’ufficio. Complicato, fumoso, e secondo me anticostituzionale riguardo alla libertà personale. Ah no, sbaglio, c’è un’altra possibilità, ed è che i genitori diventino proprietari dell’ex cartellino (perché non si chiama più così) del ragazzo….
Trovo legittimo e giustissimo che le società che hanno formato un ragazzo ne abbiano un riconoscimento economico, come effettivamente accade. Ma questo non deve portare al fatto che si possa interrompere la carriera di un giocatore che magari vuole cambiare squadra per mille motivi. I ragazzi vanno incentivati a fare sport e non trattati da subito come una merce. Altrimenti quando lo capiscono, smettono. O meglio non intraprendono quello sport. Come è successo al basket.
Insieme ai ragazzi hanno smesso di fare il loro lavoro anche tanti istruttori di base che invece sono indispensabili proprio per dare ai giovani i cosiddetti “fondamentali” di questo sport sui quali poi poter lavorare una volta approdati alla carriera giovanile vera e propria. Per anni abbiamo preso gli americani o gli stranieri di seconda fascia, scarsi, che hanno tagliato le gambe ai nostri giovani ed ai nostri istruttori. D’altronde i soldi per prendere quelli bravi non c’erano più ed invece di pensare a reinvestirli sui settori giovanili, si è permesso alle società di serie A per tanti anni di non coltivare il proprio vivaio. Poi improvvisamente da qualche anno ecco la nuova legge che impone di nuovo a tutti di fare il settore giovanile: ma le rose non sbocciano all’improvviso. Ci vuole sapienza, organizzazione e soprattutto bravi giardinieri che sappiano prendersene cura.
E ci vorrebbe il materiale di base. Che non c’è perché non l’abbiamo reclutato, non lo abbiamo affascinato, non lo abbiamo fatto innamorare di questo sport. Perché non siamo riusciti a creare un personaggio che sia tipo Andrea Lucchetta o Martin Castrogiovanni che è arrivato a prendersi in giro con le pubblicità insieme alle nazionali femminili più aggraziate che ma è un fantastico testimonial del rugby, che pure ha una delle nazionali più perdenti di sempre.
Quanti sono i giocatori iscritti nelle liste del’Est e dell’Ovest nel sito delll’LNP? Sono 256 per l’Ovest e 234 per l’Est, facendomi buona qualche ripetizione di giocatori e qualche nome che è stato mandato alla Lega senza nessuno dato….La somma precisa sarebbe 490, ma diciamo per arrotondare e sistemare sviste ed errori, 480. Di questi, abbiamo detto che 34 sono gli Over 35. Ma sapete quanti sono gli Under cioè quelli nati dal 1996 in giù che dovrebbero essere la vera forza lavoro di questa serie? Sono 65 ad Ovest e 51 ad Est…cioè 116 cioè il 23%…..
Eppure in data 4 marzo la GIBA, l’Associazione dei giocatori italiani di basket ha emesso un comunicato proprio sulle regole che riguardano gli italiani e gli under…”La GIBA ritiene opportuno intervenire nuovamente nel dibattito, portando il suo contributo di idee, per sottolineare come le troppo spesso le vituperate regole sull’impiego dei giocatori italiani abbiano finora permesso di far crescere decine di giocatori di pallacanestro, per numerose stagioni ma soprattutto di avere oggi protagonisti di formazione italiana nel nostro campionato che, senza alcune regole, probabilmente non avrebbero mai avuto una possibilità di essere considerati per quello che valgono. Per noi dell”Associazione Giocatori non è corretto parlare di protezionismo. Si parla di pari opportunità e valorizzazione del merito.
Diverso e più complesso invece il discorso sulle regole relative agli under, che troppo spesso negli ultimi anni hanno finito per illudere e penalizzare proprio quei giovani per la cui crescita erano state pensate”. Ah però, e meno male che qualcuno ha pensato. Tremo al “pensiero” se qualcuno non lo avesse fatto!
Scrive ancora la GIBA :“Gioverà, una volta di più, ricordare a tutti coloro che vogliono portare un contributo alla discussione e al progresso del basket che si gioca in Italia, che si dovrebbe fare il piccolo sforzo di vedere la vicenda con gli occhi di chi rende possibile lo svolgimento dei campionati di basket e cioè della categoria più importante (e, nel contempo, spesso la più bistrattata dagli altri): i giocatori di pallacanestro. Infatti, a guardarla con gli occhi degli atleti, è lampante che regole e diritti sono quelle che oggi consentono di giocare a tutti, non solo ai campionissimi NBA o a chi a 20 anni giocherebbe comunque in Serie A. Perché un settore lavorativo – e il basket è un settore lavorativo – non deve fare regole e diritti per le eccellenze (che magari non ne hanno bisogno), ma deve battersi nel sacro interesse di tutti. Perché la stella è importante in campo, ma se non ci sono tutti gli altri, non essendo il tennis, il basket non si può giocare”.
Che sarebbe anche comprensibile solo se questa Associazione negli anni si fosse davvero battuta perché accanto ai posti di lavoro per chi ce l’aveva già, se ne creassero di altri con regole certe e parametri economici veri. Ma tutto questo a me non pare di averlo visto. E lo scempio dei giovani che si è fatto in questi ani nel nostro Pese ricade anche sull’Associazione di categoria presieduta da Riccardo Marzoli e che nel suo organigramma non ha nemmeno un giocatore giovane: il meno anziano nel Consiglio Direttivo è Boscagin che ha 33 anni. Un giocatore di 22 anni non si poteva fare in modo di renderlo eleggibile? Perché i 20 anni di oggi sono diversi da quelli che aveva Boscagin anche solo 13 anni fa. E perché solo una donna, per quanto sia Raffaella Masciadri? Anche qui si tratta di esigenze diverse, e le donne le hanno diverse dagli uomini, è offensivo anche ripeterlo.
Sempre in A2, perché trattare l’argomento della serie A che si ritiene iper professionistica e dunque libera di fare come vuole è fatica sprecata, gli stranieri iscritti sul sito della LNP sono 26 per il girone Est e 29 per il girone Ovest, 55 in totale, non contando ovviamente perché tecnicamente non lo sono, gli oriundi, quelli che hanno scelto il nostro passaporto ecc..ecc. Anche qui, al netto di ogni buona fede su 32 squadre 55 stranieri veri, meno di due a squadra…? Perché fatico a crederlo possibile? Perché sono il solito che vede misteri dove non esistono
L’unico conto che non ho voluto fare per non deprimermi, è stato quello di quanti minuti giocano gli Under, la categoria che sembra essere in cima ai pensieri della GIBA. Perché i nati nel 2000 secondo me non giocano, come i ’99 ed i ’98 mentre i ’97 ed i ’96 forse assaggiano le briciole di qualche minuto se non secondo a partita abbondantemente finita. Ma su questo la GIBA non scrive nulla, dimostrandosi un sindacato come tanti altri che punta solo sulla quantità, che non esiste, piuttosto che sulla qualità.
Eduardo Lubrano
@EduardoLubrano