Anche quest’anno il Memorial Bortoletto ha inaugurato ufficialmente la stagione della Benetton Treviso. Oltre che commemorare Luciano Bortoletto, per anni presidente del Basket Treviso e probabilmente la figura più importate della storia della pallacanestro nella marca, ieri sera si è festeggiato anche il venticinquesimo anno di sponsorizzazione Benetton. Una bella serata, in cui è stata presentata la nuova squadra, assieme alla prima Benetton (stagione 1981-82): i più fedeli (e…anziani) in tribuna hanno potuto così rivedere i propri beniamini di un quarto di secolo or sono: il capitano, Adriano Zin e tutti gli altri, tra i quali Paolo Presacco (tuttora membro dello staff Benetton), Davide Croce e il Pirana Paolo Vazzoler, in biancoverde per buona parte degli anni ’80. Flavio Tranquillo ha introdotto i Casuals, salutati da tutto il settore giovanile della Benetton e dai gruppi di mini-basket accomodati sul parquet. Poi, Zin e Soragna, il primo e l’attuale capitano, hanno issato sul soffitto del Palaverde lo stendardo con il quinto scudetto.
Infine il piatto forte della serata: il match con i campioni d’Europa del CSKA Mosca.
Alla prima ufficiale in casa c’è da parte di tutti curiosità, soprattutto nei confronti dei nuovi arrivati.
L’avvio di gara mostra una Benetton un po’ contratta e poco fluida in attacco. Il CSKA sembra avere i meccanismi più oliati e accumula in pochi minuti un discreto vantaggio (12-5 a metà quarto). Treviso rimane in piedi grazie al tiro dall’arco, non solo nel primo quarto. I primi 20′ si chiudono con Treviso avanti di 2 (32-30), grazie ad un attacco che più squilibrato non potrebbe essere (3/16 da 2, ma 8/15 da 3; 4/5 per Richie Frahm). Ma, in effetti, tirare dentro l’area dei Russi (presidiata dai vari Andersen, Savrasenko, Smodis, Van den Spiegel) sarà un’impresa anche per squadre con più chili e talento della Benetton.
Il terzo quarto è equilibrato. Il CSKA gioca con l’agonismo che l’occasione richiede (cioè con impegno, ma senza il sangue agli occhi) e cercando di distribuire equamente i tiri tra tutti i suoi talentuosi giocatori. La Benetton comincia a mettere punti anche in vernice, con le penetrazioni di Lyday (interessante giocatore). Buone cose le fa vedere anche Nelson, mentre Soragna e Goree (11 punti +15 rimbalzi) offrono la solita leadership. Nel quarto periodo Treviso prende il volo. 18-4 il parziale della frazione, per il 70-54 finale.
Non è il caso di soffermarsi su statistiche e disamine tecniche; in fondo era poco più di un’amichevole. Mi limito a dire che i nuovi arrivati, chiamati al difficile compito di sostituire giocatori non solo di talento, ma anche, come hanno dimostrato i play off, di attributi, sembrano promettenti. L’unico un po’ spaesato è sembrato Gigli, ma il tempo, si spera, lavorerà per lui. L’aspetto che più di tutti merita di essere sottolineato è quello della difesa. Lo scorso anno, non solo in avvio, ma per diversi mesi, la difesa di Treviso somigliava ad una barricata di cassette di frutta opposta ad armate di panzer. Tenere i campioni d’Europa a 54 punti non è cosa da poco. E non si tratta di un exploit, visto che in tutto il precampionato la Benetton è sembrata particolarmente in palla nella propria metà campo. Ed allora è inevitabile tornare alle reiterate parole di Blatt nella scorsa stagione: It take us time (ci serve tempo). Visto che siamo agli esordi, e con tanti volti nuovi, si rafforza il sospetto che il salto di qualità in difesa nella scorsa post season non fosse tante frutto di una raggiunta piena assimilazione dei dettami del coach, ma piuttosto di sensibili adattamenti tattici. Solo un sospetto, certo, perché Blatt non ammetterà mai nulla….