Dopo ore di ricerche, dubbi e certezze, ho finalmente elaborato questa lista dei migliori 10 Usa giunti in Italia dagli anni 80 ad oggi, cioè quelli da me visti allopera. Il ranking tiene conto non del valore assoluto dei giocatori, ma di quello che hanno mostrato in Italia. Alla fine della descrizione segue un giudizio personale sul singolo. In quanto soggettiva, e sicuramente molto opinabile, questa lista e fatta proprio per scatenare un dibattito tra quanti vogliano intervenire. Buon divertimento.
[b]-1 BOB MCADOO:[/b]
Al primo posto non potrei che indicare il moro di Greensboro. Sbarcato in Italia a quasi 35 anni, dopo aver avuto una straordinaria carriera NBA, condita da due titoli coi Lakers nell82 e nell85, tre titoli di miglior realizzatore, nel 74, 75 e 76 e terminata alla media eccezionale di 22,1 punti per gara. Rapidissimo per la sua stazza, ottimo stoppatore e capace di colpire da ogni posizione, e stato per molti il più grande realizzatore ogni epoca dopo Wilt. [i]”McAdoo can do”[/i] dicevano negli States, ed ancora [i]”Thats two for McAdoo”[/i], unaltra rima molto usata dai telecronisti americani. Famoso per il suo celeberrimofinger roll, un tiro immarcabile in quanto partiva da altezze irraggiungibili e pertanto difficilissimo da bloccare. Era unala nel corpo di un centro con il range di tiro di una guardia, un Patrick Ewing avanti lettera. In Italia capito in una squadra straordinaria, con compagni illustri, da Meneghin a DAntoni, Premier,Barlow, i gemelli Boselli, e riusci a vincere ben due Coppe dei Campioni, dimostrando che non era solo un realizzatore come molti pensavano negli States, ma anche un trascinatore, un vero vincente. Fini la carriera italiana nel 93, con uneccezionale media globale di 26,6 punti ed anche 8,7 rimbalzi per gara. Hall of famer.
[b]-2 JOE BARRY CARROLL:[/b]
Prima scelta assoluta Nba del 1980 dai Golden State Warriors, capito nel nostro paese per una strana disputa contrattuale col suo team, preferendo giocare un anno in Italia piuttosto che firmare per i Warriors nel 1984. Forse il giocatore piu dominante ed immarcabile che si sia mai visto in Italia, dotato di grande fisico e movimenti pulitissimi un vero e proprio manuale vivente del centro. Non ebbe problemi a condurre lallora Simac Milano alla vittoria del campionato, distruggendo in finale la Scovolini Pesaro e dell allora coppa Korac. Purtroppo e rimasto solo un anno da noi, ma abbastanza per conquistare i suoi tifosi che lo videro addirittura ballare in mezzo a loro dopo la conquista del titolo. Carroll è stato negli anni seguenti uno dei migliori centri della Nba, viaggiando per diversi anni ad oltre venti punti e 10 rimbalzi per stagione, anche se una certa sua “lack of consistency”, come dicono negli Usa, gli ha impedito di essere quella superstar che i suoi mezzi fisici e tecnici gli avrebbero potuto consentire agevolmente.
Superstar
[b]-3 WALTER BERRY:[/b]
Questo e stato forse il miglior giocatore uno contro uno mai visto, che dopo una grande carriera alla St Johns University, compagno tra laltro di Chris Mullin, Bill Wennington e Mark Jackson, e passato in anticipo tra i pro, guadagnandosi pero subito una cattiva fama, cosa che gli fece cambiare diverse franchigie in poco tempo. Si racconta che una sera il suo compagno agli Spurs Alvin Robertson abbia tentato di sgozzarlo con un coltello da cucina nella hall dell albergo dove erano alloggiati. “The Truth”, come era soprannominato ad Harlem, era un incredibile rimbalzista ed eccelso stoppatore, non un tiratore puro da fuori, aveva una strana meccanica di tiro, ma molto spesso la metteva anche da tre e quando riceveva la palla dentro era una vera sentenza, aveva un repertorio di movimenti fronte e spalle a canestro che solo chi proviene dai playground newyorkesi possiede. A Napoli con dei compagni di bassissimo valore, porto la squadra a livelli mai raggiunti prima; successivamente vinse tutto a livello europeo giocando con il Paok di Salonicco, prima di ritornare per un anno a Jesi in A2, in eta ormai avanzata, ma sempre tremendamente efficace.
Superstar.
[b]-4 LARRY WRIGHT:[/b]
Il folletto voluto da Valerio Bianchini giunse a Roma quando ormai la sua carriera Nba, che lo vide anche vincere un anello con Washington nel 76, era alla fine. Si narra che Bianchini lo avesse avvistato in un playground frequentato da tipetti poco raccomandabili e durante quella partita scoppio limmancabile lite culminata con la comparsa dei soliti coltelli. Luomo di Monroe, the right way come era noto negli Usa, e ricordato per aver trascinato Roma al suo storico primo scudetto nell83 ed alla sua prima Coppa dei Campioni lanno successivo. Giocatore elegantissimo era un vero leader che riuscì ad elevare di molto il livello dei vari Polesello, Gilardi, Sbarra e Castellano suoi compagni in quel team. Memorabile la conquista dello scudetto nella serie contro Milano dell83, dominata da Larry che fece impazzire persino Mike DAntoni, allora playmaker della Simac, con una cornice di pubblico incredibile. Star.
[b]-5 GEORGE GERVIN:[/b]
The Ice Man arriva a Roma nell86 a 34 anni, ma ormai ha giadato il meglio di se e non riesce ad incidere come il suo immenso talento offensivo gli dovrebbe permettere. Sicuramente uno dei piugrandi attaccanti naturali mai visti su un campo da basket, in grado di tirare da tutte le posizioni e dotato anche di ottime doti atletiche, nonostante fosse solo 80 kg su unaltezza di oltre 2mt. Il soprannome gli deriva dalla sua imperturbabilità sul terreno da gioco con la quale era solito violare i canestri avversari. Detiene tuttora i record di punti in un quarto(33) nella Nba e di lui si ricorda un duello con David Thompson per la classifica di miglior realizzatore del 78, quando Skywalker nella partita finale ne mise ben 73, ma George non fu per niente impressionato da questa performance e scrisse 63 nella gara decisiva che gli permise di superare il rivale. Non un cuor di leone, George fu accusato di essere venuto a svernare in Italia; anche se quando aveva voglia era incontenibile per qualsiasi difensore che volesse cercare di limitarlo. Hall of Famer.
[b]-6 DOMINIQUE WILKINS:[/b]
“The Human Highlights Film” e il nickname che gli hanno appioppato sin dal suo ingresso nella Nba, grazie alle sue spettacolari schiacciate di inaudita potenza con cui era solito concludere la maggior parte delle sue azioni. Probabilmente anche superiore a Jordan nellaffondata, nonostante fu sconfitto dal rivale in un memorabile slamdunk contest dell88, “Nique” il parigino non e riuscito neanche in Italia a smentire del tutto i suoi detrattori che lo consideravano uno dei piu grandi loser della storia della Nba. Arrivato a Bologna nel 1997, dopo una parentesi europea col Panathinaikos culminata con la vittoria della Eurolega del 1995 ed un infelice ritorno in Nba con San Antonio, Wilkins riesce in maglia Fortitudo a conquistare solamente la Coppa Italia mentre e protagonista negativo dellatto finale del campionato col fallo commesso su tiro da tre di Danilovic a 16 secondi dalla fine sul + 4,che manda la sfida allovertime vinto poi dalla Virtus. Superstar.
[b]-7 MICHEAL RAY RICHARDSON:[/b]
Un grande talento che ha visto la sua carriera rovinata dalla droga proprio nel periodo migliore, dopo essere stato il secondo giocatore nella storia Nba a vincere entrambe le classifiche dei recuperi e degli assist (il primo fu Tiny Archibald). La sua condotta divenne un esempio spesso citato di distruttivo stile di vita, anche se M.Ray si e sempre difeso adducendo il fatto che a lui afroamericano venivano applicate le sospensioni per i suoi problemi di droga, mentre al bianco Chris Mullin i suoi documentati problemi di alcool non costarono mai alcun provvedimento. Arrivato a Bologna sponda Vitus nell88, fu protagonista di una memorabile finale di Coppa delle Coppe nel 90 a Firenze, vinta contro il Real Madrid, anche se non riuscì mai a vincere lo scudetto. In seguito ha evoluito anche in Francia ed ancora in Italia a Livorno, giocando sino a ben oltre i 45 anni.
Attualmente e allenatore ad Albany della franchigia Cba dei Patroons.
Superstar.
[b]-8 SPENCER HAYWOOD:[/b]
Un altro che non poteva mancare in questo elenco.Spencer ebbe uninfanzia molto difficile nel Mississipi, finche un giorno si trasferi con un fratello a Chicago, dove comincio a mostrare il suo talento nel basket e nellatletica. Dopo due anni alla University of Detroit dove fu il miglior rimbalzista della nazione, e dopo aver condotto la nazionale Usa al titolo olimpico nel 68, Spencer approda nella ABA approfittando del fatto che questa lega non richiedeva per il passaggio al professionismo il completamento del ciclo di studi universitario. Scelto da Denver, Spencer al suo primo anno di ABA vince praticamente tutto, MVP, capocanoniere, miglior rimbalzista e rookie of the year, dominando la lega e lanno successivo decide di passare nella NBA con i Seattle Supersonics che gli fanno unofferta eccezionale. Purtroppo pero la NBA gli nega il permesso di giocare per il solito problema, la sua classe di College non si era ancora laureata e lui non era passato attraverso i Draft. Spencer ed i Sonics decidono allora di fare causa alla lega e dopo uningiunzione che gli permette di giocare, successivamente arriva la disposizione di un giudice federale che dichiara illegale la regola Nba che vietava ad un giocatore non passato per i Draft di approdare nella lega.Vince il titolo nell80 con i Lakers del giovane Magic, e successivamente approda a Venezia, dove nonostante il suo carattere bizzoso, mantiene comunque una media di 26,5 punti a partita.
Superstar.
[b]-9 DARRYL DAWKINS:[/b]
“The chocolate thunder”. Luomo che frantumava i tabelloni e spezzava gli anelli con le sue potentissime schiacciate alle quali era solito dare dei nomi di fantasia. Uno dei primi ad entrare nella Nba direttamente dallhigh school, scelto dai Sixers nel 75 col numero cinque, Darryl costrinse la Nba a modificare la struttura degli anelli rendendoli sganciabili, per impedire che le rotture di tabelloni provocassero ritardi alle conclusioni delle gare. Forse il miglior fisico mai visto per un centro, potente e veloce allo stesso tempo,nella Nba ebbe gli anni migliori a Philadelphia dal 76 all82, quando ebbe per compagni Doctor J, Caldwell Jones, Bobby Jones, Maurice Cheeks, ma non riusci mai a conquistare lanello con i Sixers , sempre battuti dai Celtics o dai Lakers che in quegli anni dominavano. In Italia fu a Torino, Milano con coach Mike DAntoni ed anche qui non riusci a conquistare lo scudetto, per poi finire la carriera a Forlinel 1993 dove ebbe una percentuale di realizzazione incredibile. Attualmente coach nelle leghe minori Usa ha avuto tra laltro anche una breve parentesi con gli Harlem Globetrotters.
Superstar.
[b]-10 ALEX ENGLISH:[/b]
A poetry in motion, un vero artista dei canestri, forse il piu elegante tiratore ogni epoca, faceva tutto con estrema naturalezza anche le cose più difficili. La sua fortuna fu di essere scambiato per Gorge McGinnis nell80 dai Pacers ed approdare a Denver, dove le sue caratteristiche si sposavano a meraviglia con il “run and gun” voluto da Doug Moe. Di quei Nuggets facevano parte anche altri grandissimi attaccanti come Dan Issel e Kiki Vandeweghe che portarono nel decennio 80-90 i Nuggets sino alla finale di Conference. Non dotatissimo fisicamente ma in grado di battere con la sua rapidita e mobilità uomini molto più potenti e grossi, e stato il leader dei realizzatori degli anni 80, giocando 80 o più gare allanno per lintera decade, cosa molto sorprendente considerando la sua muscolatura non certo da superman. La sua parentesi napoletana, al fianco di Walter Berry, non fu molto fortunata, quello che sbarco era un Alex English ormai logoro, anche se la sua classe superiore era evidente in ogni sua giocata. La sua delusione più grande fu quella di non essere stato inserito nella lista dei 50 più grandi ogni epoca, nonostante sia stato insieme a Karl Malone lunico giocatore a segnare più di 2000 punti per 8 stagioni consecutive. Hall of famer.