La sera del 20 novembre rimarrà indelebile nella testa del mago per gli anni a venire.
Certo, la sua prestazione da 15 punti in 27 minuti poteva essere condita da una vittoria pesante contro i Jazz di questo periodo, ma il Mago ci ha provato in tutti i modi, compresa una tripla importantissima ad inizio 4° quarto che poteva spianare la strada al successo.
Noi italiani comunque possiamo consolarci con la prima prestazione convincente dell’avventura americana del nostro Bargnani – al season high in punti e minuti – finalmente produttivo in campo e chirurgico in attacco.
E per la prima volta con minutaggio sostanzioso non è incappato in problemi di falli, concedendo comunque qualcosa a rimbalzo ed in difesa.
Tutti noi speriamo che questa prova possa essere la svolta della sua stagione, liniezione di fiducia necessaria per legittimare la sua pick numero 1 assoluta al draft di giugno.
Dopo un inizio stentato – contrassegnato da pochi minuti, molti falli, alcune disattenzioni difensive letali per farti una reputazione NBA il Mago non ha mai perso coraggio, non ha mai mostrato insofferenza verso coach Mitchell o verso i compagni. E sempre restato concentrato, con quello sguardo sornione ma attento, pieno di pura determinazione e voglia di fare bene.
Non ci aspettiamo che da oggi in avanti faccia 15 di media, ma nellottica del passo per volta è lecito aspettarsi miglioramenti nel modo di stare in campo, soprattutto in difesa, in cui è un po il capro espriatorio per il suo status di rookie ma dove in fin dei conti si impegna più di almeno metà dei suoi compagni.
Ed è proprio la difesa una dei problemi più grossi per la squadra dellOntario.
I Raptors non sono certamente rinomati come una squadra di stopper difensivi, tuttaltro, ma quello che lascia perplessi è lorganizzazione approssimativa di una difesa di squadra a dir poco mediocre, nelle rotazioni e nellimpostazione.
I Dynos sono dopo i Suns la squadra che subisce più punti, 105.4, segnandone 99 e spiccioli (mentre i Soli ne mettono 108 a sera ndr), ed assieme a Seattle e Milwaukee è la squadra che concede di più dal campo, oltre il 48% agli avversari.
Cifre che dopo quasi un mese di regular season sono da prendere con le pinze ma fotografano appieno le difficoltà a livello di record, per una delle squadre pronosticate da tutti come una delle possibili outsider del campionato e che per ora occupa il solito posto al sole in lotteria.
Non che il lavoro di Colangelo possa essere valutato in questa stagione, ovviamente, dato che il progetto dei nuovi Raptors è articolato su base pluriennale, ma era lecito attendersi di più da una squadra fortemente rinnovata, europeizzata, ringiovanita con molti elementi in cerca del riscatto o della definitiva consacrazione.
Questo deve essere inteso come un anno di transizione, ma la dirigenza si aspetta anche dei passi avanti per dare un senso a tutto il lavoro portato avanti fino qui.
Per tutta questa serie di motivi nellocchio del ciclone cè finito coach Mitchell, a detta di molti il classicio Dead Man Walking: non è stato scelto dalla dirigenza, è allultimo anno di un contratto triennale che chiama spiccioli paragonato ad altri contratti di altri colleghi NBA, ed ha palesato molto deficienze tecniche per la squadra che ha sottomano nonostante sia molto ascoltato dai giocatori per il carisma che emana, retaggio della sua carriera da giocatore NBA di medio/alto livello.
Detto della difesa, in cui i Raptors oltre a limiti strutturali evidenziano anche una mediocre organizzazione difensiva, anche in attacco sono concentrate molte critiche sulloperato del coach.
Micthell ha voluto incentrare il suo gioco sulla falsa riga del sistema dantoniano dei Suns, ovvero ritmi forsennati, un aumento esponenziale dei possessi offensivi cercando di mascherare le lacune difensive ponendo le chiavi della squadra nella mani del velocissimo Ford e del fenicottero Bosh.
Ovviamente è tutto bello a parole, ma dai fatti si evince che la quantità ci sarebbe anche, con i 100 punti sfiorati e lincremento dei possessi, ma la qualità scarseggia, e con questa i risultati.
La sfida contro i Jazz sotto questo punto di vista ne è lemblema:
– I Raptors, la squadra più europea della NBA, sviluppata con un gioco tipicamente NBA, che di fatto non permette ai vari Calderon, Garbajosa, Bargnani, Parker e Nesterovic di esprimersi al meglio in situazioni spesso fuori ritmo o senza sbocchi se non con tiri difficili o palloni buttati al vento.
– I Jazz, la squadra con uno dei coach più conservatori della NBA che esprime una pallacanestro di stampo tipicamente europeo, fatta di continuità, che provoca mille situazioni favorevoli con una circolazione di palla sempre precisa ed efficace, in cui dal primo allultimo possono segnare 20 punti in scioltezza.
Colpa di Mitchell quindi???
Non del tutto, perché al di sotto delle aspettative sono anche Peterson, Jones ed in parte Bosh.
Peterson non sta trovando continuità al tiro, e per un tiratore è un sintomo gravissimo.
Lattacco disegnato da Micthell non si confà alle sue caratteristiche e molti dei suoi possessi mancano di equilibrio e convinzione, nonostante il prodotto di Michigan State, veterano dei Raptors, si sbatta come un ossesso ogni gara.
Jones è lemblema del giocatore medio NBA, fisico ed atletismo dilagante, tecnicamente buono ma incapace di leggere le situazioni, rimanendo nel classico limbo che racchiude promesse non mantenute o talenti inadatti ad alto livello.
Lultimo nome, vi chiederete come mai, è quello di Bosh, leader indiscusso dei Raptors, pietra angolare della ricostruzione ed uomo da doppia doppia di media scollinando i 20 punti a sera.
Beh, nonostante queste premesse e lenorme potenziale, per un All Star già dichiarato ma con sul groppone solo 21 anni, i numeri possono contare fino ad un certo punto.
Ciò che la dirigenza e lo staff vuol vedere ed i tifosi si aspettano è la leadership, che non vuol dire fare la faccia cattiva dopo un proprio canestro o una propria stoppata ed alzare gli occhi al cielo dopo lerrore di un compagno.
Ma significa caricarsi la squadra sulla spalle, nelle sconfitte e nelle vittorie, prendersi le proprie responsabilità, incitare i compagni (come ultimamente sta facendo proprio con il Mago), ergersi a trascinatore e non solo a grande realizzatore o rimbalzista.
Nelle ultime gare qualcosa è cambiato, si tratta di un procedimento che richiede del tempo, ma conoscendo la competitività e lardore dellex Georgia Tech, i tifosi di Toronto possono stare tranquilli e guardare al futuro con ottimismo.
GO RAPTORS!!!!!!!