La corsa verso l’Oden Trophy era iniziata per i Blazers con i migliori auspici!
Primi assoluti l’anno scorso, quando il trofeo era titolato (ma si è saputo solo dopo) al nostro Andrea Bargnani. Con un fantasico record di 61 sconfitte, Portland aveva pensato bene ad inizio stagione di non privarsi di due dei principali artefici di tale trionfale cavalcata.
Stiamo parlamdo ovviamente di Darius Miles e Zach Randolph, che tanto bene avevano fatto dentro e fuori dal campo.
Eppure, come si conviene alle grandi squadre che non si posano sugli allori, ecco arrivare ben otto facce nuove, alcune molto giovani e quindi dal difficile inserimento. Pensiamo a Roy, Aldrige, Rodriguez
Ma visto che la palla è rotonda, e che il bello del basket è anche la sua imprevedibilità, succede l’inatteso.
Il record alle prime uscite parlava chiaro. Appena il 50% di sconfitte! Senza contare lo “sfortunato” infortunio di Miles che lo terrà fuori per tutta la stagione…
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Torniano per un momento alla vita reale. Il trofeo Oden, è ancora a portata di mano. Ma, e stavolta sono serio, a prescindere delle vittorie che alla fine porteranno a casa i Blaz, si può sorridere per almeno 3 motivi. E non sono pochi da queste parti di questi tempi.
In primis la ritrovata vena di Randolph, che sta giocando da All-Star. L’aggressività e la determinazione del ragazzone di Marion sono quanto di meglio si poteva immaginare. Inoltre, anche la sua visione di gioco sembra migliorata. Cosa che McMillan gli andava predicando da un anno a questa parte.
Per secondo, ci mettiamo la scoperta di Brandon Roy. Un campione vero, già pronto e maturo (grazie 4 anni di college!) purtroppo adesso fermo per un infortunio. Roy sa fare tutto e lo sa fare bene. E’ altruista e ha dato fuoco all’ambiente. Forse anche troppo, data la sua età e le spalle non ancora così larghe per essere un uomo franchigia.
Anche Aldrige, seppur più giovane, ha dimostrato di poterci stare in questa lega. Il lavoro con lui sarà più lungo ma stavolta nulla si può dire sulle scelte del draft.
La terza cosa per cui andare fieri, è l’intensità di gioco. E’ vero, le prime uscite non valgono quanto quelle di dicembre. Ma perché deprimersi prima del tempo? In almeno 5 occasioni i Blazer hanno recuperato da svantaggi in doppia cifra nel secondo tempo. Hanno giocato col cuore. Hanno difeso. Hanno vinto.
E’ chiaro che non si andrà ai play-off. Anche perché le altre sembrano corazzate e viaggiano tutte come treni. 41 vittorie basteranno al massimo per il dodicesimo posto. Ma la speranza dell’oregon sta negli occhi di Roy e le manone di Aldrige. E passano per la forza di Randolph e la determinazione di Jarret Jack, il cuore della squadra e primo play vero dai tempi di Porter.
Come si fa a non crederci?