LNBA e Jason Kidd si sono incontrati molto prima di quello che possiamo pensare. Non la notte del draft del 1994 con la seconda chiamata dei Dallas Mavericks. Ma, solo come ai grandi giocatori succede, Jason Kidd aveva già bussato alla porta della Lega professionistica dal college, nella sua stagione da sophomore. Lo aveva fatto nella copertina di Sport Illustrated del 29 maggio 1993 con la maglia dellUniversity of California. Una foto, uno scatto che anticipava allAmerica sportiva e non solo che un talento, un fuoriclasse avrebbe solcato a breve i parquet della NBA. Nove anni dopo, il 10 giugno 2002, sulla medesima testata, ecco lo stesso giocatore fotografato affiancato a Kobe Bryant prima della finale NBA 2002. Lo stesso giocatore, con più anni sulle gambe, ma con la testa a vincere quel titolo che rappresenterebbe ancora oggi la ciliegina su una grande, grandissima carriera.
Di quella finale NBA basterebbe descrivere il cammino di Kidd in quella che per i Nets si rivelò una disfatta completa. [b]Tripla doppia[/b] nella prima partita, 17 punti 9 rimbalzi 7 assist nella seconda, 30 punti 7 rimbalzi e 10 assist nella terza, 13 punti 12 assist e 5 rimbalzi nellultima partita. A posteriore è fin troppo facile far notare che sarebbero bastati 9 rimbalzi in più conditi da 3 assist per raggiungere la [b]tripla doppia [/b]a partita.
Kidd e [b]tripla doppia[/b]: un binomio che, da quella notte del draft a oggi, è stato sempre acceso e forte. Ne ha realizzate 81, lultima nella notte di lunedì scorso. Ha superato da poche settimane Wilt Chamberlain nella classifica dei primatisti di questa categoria e ha davanti a lui, in testa alla graduatoria, Oscar Robertson e Magic Johnson. Ma non fermiamoci alla prestazione singola di una partita. Dopo 19 partite in questa stagione Kidd ha registrato statistiche come 13.4 punti di media, 8.6 rimbalzi e 9.4 assist. Solo Oscar Robertson nella storia della lega è riuscito a far registrare la tripla doppia di media nella stagione. Nessun altro. Né Michael Jordan, né Magic Johnson, neanche Larry Bird. Solo Oscar Robertson. Un basket di altro spessore atletico e tecnico, questo è certo, ma proprio per questo motivo sarebbe fantascientifico solo pensare allimpresa che realizzerebbe oggi Jason Kidd. Una grossa mano la darebbe, come detto dallo stesso giocatore, giocare molte partite contro i Phoenix Suns, ex sua squadra. Condite da un paio di supplementarima sappiamo già come è andata.
Anche unaltra cosa è risaputa: il [b]destino[/b] sportivo per unatleta è a volte crudele. Per Kidd, ad esempio, tante cifre importanti non hanno accompagnato una carriera di grandi successi. Fosse stato al momento giusto nel posto giusto forse avrebbe raccolto di più. Il posto giustovorrei immaginare un Jason Kidd nei Phoenix Suns di oggi o magari in una squadra con DAntoni allenatore e gente del calibro di Marion, Diaw e Stoudamire accanto. Destino crudele. Proprio nella stagione 2002, di cui parlavamo sopra, Kidd è stato vicinissimo al premio di MVP della stagione e lo stesso Shaquille ONeal ricevendo il premio di MVP delle finali ribadì come il vero vincitore di quel premio fosse proprio Jason Kidd. Una dichiarazione che testimoniò la grandissima stagione di Jason malgrado il premio fosse stato attribuito a Tim Duncan.
Ma di questo giocatore difficilmente potremmo dimenticare i numeri, malgrado la carriera non sia stato prolifica di vittorie. Di Jordan ricordiamo i sei titoli NBA, le meravigliose giocate. Di Kidd ricorderò la curiosità di vedere, partita dopo partita, il tabellino. Punti, rimbalzi assist, tre categorie diverse tra loro ma accomunate nel caso di Jason Kidd da un punto in comune: la [b]doppia cifra[/b].
Alcuni tra qualche anno affiancheranno i suoi numeri ai trofei vinti e, se qualcosa non cambierà, la figura del perdente aleggerà sulle spalle di Jason Kidd. Ma questo è lo sport, il [b]destino[/b] a volte crudele per un grande campione.