Avete mai provato a visitare il sito ufficiale dei Los Angeles Clippers?
Nella sezione This day in Clippers History potrete rivivere record, imprese e vittorie dei Clippers rimaste nella storia della franchigia. Giorno per giorno. E curioso sapere per esempio che esattamente sei anni fa (dal momento in cui scrivo), 7 gennaio 2001, un certo Lamar Odom segnò 29 punti contro i Lakers terminando la serie di sconfitte della sua squadra arrivata a quota 16. Mi sono bastati una quindicina di giorni e di record assurdi per abbandonare limpresa. Subito dopo mi sono imbattuto in un titolo molto chiaro: Clippers needs an Answer now.
Scorrendo fra le righe capisco subito come faccia riferimento allasta che si era aperta per Allen Iverson. I Clippers ne facevano parte, al pari di altre franchigie. Da inguaribile sognatore delle realtà a stelle e strisce, per un momento, pensando di essere Iverson, avrei tenuto in considerazione Los Angeles come meta ideale dopo anni di grigiore philadelphiano. Per il mare, la storia e per quei paesaggi da telefilm che ho visto, fino ad oggi, solo in tv. Ritornando lucido, e fermandomi al solo basket, mi sono ricordato che proprio i Lakers di Lamar Odom di storia, di potenziale, ne hanno decisamente di più di questi poveri Clippers. Oggi, riguardando i numeri della sconfitta dei Clippers contro gli Hawks, mi è subito tornato in mente quel titolo. Una risposta, una giustificazione a questa bruttissima ricaduta dopo una stagione molto positiva.
Perché quello che è successo lo scorso anno ha avuto un po dellincredibile. Per la prima volta i cugini gialloviola erano sotto dopo anni di trionfi e di sberleffi verso i cugini biancorossi e blu. Una squadra giovane ma matura in alcuni suoi elementi che creavano un buon mix. Cera solo da dare fiducia nonostante leliminazione ai playoffs. E il celeberrimo Donald Sterling, proprietario della franchigia, aveva aperto il portafogli, una delle poche volte in questi anni. 22 milioni di dollari per lestensione del contratto a coach Dunleavy per iniziare.
Eppure di risposte ce ne sono poche ad oggi. They played harder than us queste le parole usate dal coach dopo una sconfitta di qualche giorno fa. Gli altri sono più forti di noiunammissione senza replica. Come quando, con le spalle al muro, non puoi che ammettere i tuoi errori e i tuoi limiti.
E i limiti sono evidenti. Poca passione nel giocare, poco atletismo e statistiche che, dalla scorsa stagione , si sono abbassate in tutti gli elementi del roster. Difesa intermittente e attacco molto statico. Questi i Clippers in sintesi. Che Elton Brand sia stanco dopo lestate dedicata alla nazionale ci può stare come dire che Sam Cassel e Chris Kaman siano reduci da infortuni. Purtroppo però si deve costatare per esempio linconsistenza di Shaun Livingston che, problemi fisici a parte, non sta dimostrando quello per cui si era fatto notare. Anche i 12 quintetti utilizzati in 34 partite sono troppi per una squadra che lanno scorso aveva promosso una rotazione minima, buona selezione di tiri, ricerca del fallo e buona realizzazione dalla lunetta. Tutte situazioni per le quali in questa stagione sembrano essere stati fatti molti passi indietro.
Ritorniamo sulla sconfitta con Atlanta di cui parlavo sopra. Gli Hawks (non i Pistons) venivano da 8 sconfitte consecutive e lultima vittoria risaliva al 15 dicembre 2006 contro i Memphis Grizzlies (non proprio i Mavericks). Lultima vittoria casalinga dei Falchi di Atlanta risaliva al 29 novembre 2006 contro i Bobcats (non gli Spurs). Dimostrazioni evidenti del livello molto basso raggiunto dai Clippers. Quali le soluzioni?
Investire. Soldi quindi. Beh, sugli investimenti chi meglio di Sterling? Lui che ha acquistato i Clippers con soli 12 milioni di dollari e che ora si ritrova tra le mani una franchigia da quasi 240 milioni di dollari. Investire dal punto di vista tecnico. Giocatori quindi. Anche qui la situazione di mediocrità degli ultimi anni non ha permesso di trovare nei draft buone possibilità di talenti a cui affidare il futuro della franchigia. Oltre ai draft, alcune mosse si sono rivelate sbagliate (Radmanovic è un esempio innegabile, passato allaltra sponda di Los Angeles dopo solo un anno nei Clippers) e affidarsi allesperienza (Mobley, Cassell tra i tanti) non sembra essere stata una scelta azzeccata a lungo termine.
Disamine tecniche a parte, riprendo il mio viaggio da inguaribile sognatore. Faccio un giro virtuale panoramico allo Staples Center, casa dei Clippers e dei Lakers, scelgo un posto in undicesima fila e simulo di comprare un biglietto per i Lakers e uno per i Clippers. Stesso biglietto, stesso posto, stesso avversario: i Golden State Warriors. Le partite nellarco di pochi giorni. Quasi 273 dollari per vedere i Lakers, circa 143 dollari per i Clippers. E sì, questi poveri Clippers