Per quanto può sembrare assurdo, la miglior stagione dal punto di vista statistico di TJ Ford non coincide propriamente con la sua miglior stagione in carriera, anzi a dirla tutta a Toronto, tifosi e dirigenti sono alquanto delusi dallo sviluppo (o involuzione) del suo gioco.
Direte voi, come si fa ad essere delusi di uno che segna 15.6 punti di media e smazza 7.8 assist a partita?? Ce ne fossero come lui.
Prima di risponde a questo semplice (apparentemente) quesito, conosciamo meglio il nostro uomo.
Terrance Jerod Ford nasce un pomeriggio di inizio primavera nella ridente cittadina di Baytown in Texas nel 1983.
Che abbia davanti a se un futuro luminoso lo si evince dal fatto che trascina la sua scuola, Wilowridge HS in Texas, al consueto titolo nazionale per 2 anni di seguito, con un record complessivo di 75-1 e una serie di 62 partite vinte in striscia. A tutto questo aggiunge ovviamente vari record statistici per gli annali del liceo.
Cercato da tutti i college di prima fascia a sorpresa sceglie di rimanere vicino a casa accentando la proposta ed il progetto di Texas che gli frutterà nei due anni passati al college riconoscimenti importanti come National Player of the Year, Naismith Award Winner, Wooden Award Winner, 1° quintetto All-America in un 2003 lanciandolo come scelta numero 8 assoluta dai Milwaukee Bucks nel magnifico draft da cui sono usciti in sequenza i vari James, Anthony, Bosh e Wade.
Dei Bucks diventa da subito il play titolare scalzando la concorrenza di due onesti lavoratori come Brevin Knight e Damon Jones, segnando 7.1 punti di media conditi da 6.5 assist per la gioa di Michael Redd ed i voli a canestro di Desmond Mason.
A Febbraio però dopo 55 partite è costretto ad allo stop da uno spaventoso infortunio al collo che non solo potrebbe minarne la carriera ma anche la capacità di camminare.
Salterà tutta la stagione seguente e i Bucks da squadra futuribile con previsione di playoff precitano in un baratro di sconfitte (record di 30-52) tale da far ottenere alla franchigia dellWisconsin la prima scelta assoluta poi tramutasi in Andrew Bogut.
Di ritorno, lo scorso anno, alle piena efficienza fisica, Ford sfodera una stagione da sogno, segnando 12.2 punti di media a cui somma i soliti 6.6 assist e soprattutto migliora la sua lacuna più evidente, il tiro da fuori, alzando di ben 20 punti la sua percentuale dalla lunga distanza rispetto al suo primo anno in NBA.
Tutti questi miglioramenti, abbinati alla sua velocità e rapidità in penetrazione e allabilità di gestione della palla convince il neo GM canadese Bryan Colangelo a cedere la talentuosa ala Villanueva per portare sulle rive dellOntario la trottola texana, reputato il giocatore adatto dalla dirigenza per rendere Toronto la Phoenix dellest, con conseguente firma dellestensione contrattuale che lo rende in pratica la pietra angolare della franchigia canadese assieme a Bosh e Bargnani.
Da qui in poi iniziano i problemi.
Coach Mitchell, quantomai apprezzato giocatore e player coach se ce nè uno, ma diciamoci la verità, alquanto modesto come allenatore, credendo di poter emulare il sistema Suns che prevede carta bianca allestro di Steve Nash, ha deciso di tentare la stessa carta con Tj Ford, ritagliandogli addosso lo stesso ruolo che aveva Mike James lo scorso anno, ovvero quello di fromboliere impazzito.
Che questo non sia il modo adeguato di utilizzare lex Texas è sotto gli occhi di tutti, perché nonostante metta cifre interessanti a referto, il gioco dei Raptors anziché essere dinamico e veloce come vuole Col angelo, talvolta pare essere fermo e stagnante.
E tocca poi ai vari Parker, Peterson, Bargnani, Garbajosa appostati sul perimetro trovare un tiro difficile, allo scadere dei 24 secondi, ricevendo palla sui piedi quando va bene, perché TJ come un ossesso si butta dentro a testa bassa dopo aver sfruttato il solito pick&roll.
Ma non è solo (de)merito di Micthell riguardo a Ford.
Lo stesso giocatore, vistosi aumentare a dismisura il suo peso nelle gestione di palloni, nel ruolo nuovo di finalizzatore, anziché avere un approccio giusto alle partite, sembra un giocatore frenetico, ansioso, ed i risultati sono vistosi alti e bassi nelle sue prestazioni, frutto della sua scarsa intelligenza cestistica con il pallino dellattacco nelle mani: lapice della stagione toccato contro Minnesota il 29 dicembre, con 28 punti e 12/18 dal campo, ma da segnalare anche il canestro decisivo contro i Clippers il 20 dicembre, la grandissima prestazione nella sconfitta di Denver del 18 novembre con 26 punti, 18 assist e 10/16 al tiro.
Ma nel mezzo tante gare abuliche, lultima della quali contro i Nets il 9 gennaio, chiusa con 0 punti in 17 minuti con 0/8 dal campo e tante partite con % disastrose dal campo, pochi assist, tanti palloni gettati al vento.
Tanto che in alcuni momenti, il play di riserva Calderon gli ha meritatamente soffiato minuti, responsabilità ed elogi.
Dato lentità del nuovo contratto firmato in estate, linvestimento fatto dalla dirigenza in estate è a media lunga scadenza, considerando anche che stiamo pur sempre parlando di un 24enne a cui manca molta esperienza ed un pizzico di malizia per veder sbocciare la sua stella nel futuro della franchigia canadese.
Colangelo nel frattempo aspetta segni di ripresa, e in tutta sincerità vi dico che raramente sbaglia una mossa, se ha portato Ford in Canada è perché ha intravisto molto potenziale, che aspetta solo che venga incanalato verso il verso giusto.