E difficile in questo momento parlare dei [b]Boston Celtics[/b]. La franchigia più vincente dellNBA, la squadra che ha visto tra le proprie fila atleti come Bill Russell, John Havlicek e Larry Bird, vive questanno una stagione ingloriosa, non solo i Celtics non sono in lotta per il titolo, cosa che ormai avviene quasi da un ventennio, ma sono addirittura detentori del peggior record NBA con 12-38, compreso un disastroso 8-24 contro le avversarie della [i]Titanic[/i] Divison, oltre ad aver ritoccato il record di franchigia per sconfitte consecutive assestandosi, per il momento, a quota 18.
Un disastro che ha origini quanto mai chiare: nel [b]2003[/b] a capo dei Celtics si insedia [b]Danny Ainge[/b], ex grande giocatore proprio di Boston e buonissimo coach a Phoenix con il compito di risollevare la franchigia dopo i fallimenti targati M.L. Carr e Rick Pitino. Ainge sposa il progetto di ricostruzione dei Celtics ed anzi si lancia in dichiarazioni roboanti, preconizzando un ritorno dei Celtics ad alto livello in tre anni, un piano triennale basato fortemente sui giovani. Purtroppo per lui e per i tifosi biancoverdi i Celtics sono ancora ben lontani dallessere non diciamo una squadra da titolo ma almeno una squadra di medio livello.
La conduzione tecnica di Ainge ha lasciato molte perplessità soprattutto per la totale discordanza tra la gestione del roster e gli obbiettivi dichiarati, se è vero che i Celtics hanno uno tra i roster più giovani di tutta lNBA è anche vero che allattuale situazione si è giunti attraverso scambi demenziali, come ad esempio la cessione, il ritorno e la nuova partenza di Ciccio [b]Walker[/b] (che ha fruttato [b]Raef LaFrentz[/b] ed il suo contrattone) ed attraverso scelte di mercato che non di rado hanno rallentato ladattamento al mondo NBA dei rookie che sempre secondo Ainge sono il patrimonio principale dei biancoverdi, come ad esempio gli arrivi di [b]Payton[/b] o [b]Ricky Davis[/b], per non parlare di firme semplicemente incomprensibili come quella di [b]Brian Scalabrine[/b] a 15 milioni di dollari per 5 anni o dellacquisizione di [b]Wally Szczerbiak[/b] bombarolo folle che porta in dote oltre ai tanti punti anche una fragilità fisica fuori dallordinario ed un contratto che chiama 12 milioni di dollari lanno per i prossimi 3 anni.
Un capitolo a parte merita la firma di [b]Bassy Telfair[/b], il cugineto di Stephon Marbury, scelto da Portland su spinta dell[b]Adidas[/b] è stato scaricato dai Blazers dopo che ha dimostrato unassoluta idiosincrasia alla difesa (evidentemente è una disfunzione di famiglia), un tiro assolutamente rivedibile, una tendenza a non saper riconoscere le situazioni che gli si pongono davanti ed un fisico molto molto leggero, di contro è sicuramente un buon giocoliere. Ainge non si è lasciato sfuggire laffarone, con il risultato di sfiduciare [b]Delonte West[/b], una delle note positive della scorsa stagione, e di vedere i Celtics arrancare in modo indegno fino a quando West non è tornato in quintetto e Telfair non è tornato a minutaggi simil-Blazers.
E qui veniamo al secondo responsabile dellattuale annata biancoverde: [b]Doc Rivers[/b]. Il coach, che in due anni non è riuscito ad andare più in la di quanto abbia fatto in tutta la sua carriera in panchina, ossia affidarsi ai singoli in attacco (oggi va di moda chiamarli [i]coach players[/i]) e che non è riuscito ad organizzare nemmeno una fase difensiva degna di questo nome, nonostante da giocatore fosse difensore arcigno. Rivers è ancora dovè grazie alla protezione di Ainge, che invece non ebbe tanta pazienza e voglia di mediare con [b]Jim OBrien[/b] coach di altra caratura rispetto a Rivers, pur avendo dimostrato, soprattutto in questi anni la sua inadeguatezza. Mortali alcune sue dichiarazioni, tra tutte ricordiamo lo scorso anno, rispondendo ad un cronista che gli chiedeva come mai Gomes non avesse visto il campo durante la prima parte della stagione quando poi era esploso durante le battute conclusive del campionato,il coach rispose con un laconico [b]perché non giocava? Non lo so[/b].
Tutto negativo quindi? No di certo, il talento accumulato al draft è di buonissimo livello (Ainge in 3 anni è riuscito ad accumulare 9 giocatori più Allen Ray, non scelto e firmato come free agent questanno) e proprio da giocatori come [b]Al Jefferson e Delonte West[/b] che devono riparire i Celtics.
[b]Al Jefferson[/b] è probabilmente quella che viene definita pietra angolare: alona forte dai vari movimenti offensivi e dalla grande forza a rimbalzo fino allinfortunio di Pierce aveva in buona sostanza deluso, aldilà delle sporadiche esplosioni statistiche, e con la scusante di esser gestito piuttosto cervelloticamente da Rivers, si era dimostrato tanto talentuoso quanto molle ed incostante, finendo spesso schiacciato da giocatori cui avrebbe dovuto solo lasciar intravedere la targa. Poi qualcosa è cambiato, saranno stati gli infortuni che hanno bersagliato i Celtics ed hanno costretto Rivers a tenerlo quanto più possibile in campo, sarà stato un suo miglioramento a livello mentale, sarà stato qualcosa, ma intato Jefferson si va imponendo come una delle ali forti più futuribili della lega, non ancora degno delletichetta di nuovo Moses Malone, ma sulla buona strada per diventare un punto fermo per questa squadra.
[b]Delonte West[/b] è invece un play spurio, piccolo, aggressivo e con un gran tiro. Compensa le sue carenze nel playmaking puro e nel passaggio con tanta intensità e voglia di lottare, come ha dimostrato riprendendosi il posto in quintetto ai danni di Telfair.
Basteranno Pierce, Jefferson e West a riportare i Celtics in alto? Probabilmente no, ma visto che lattuale stagione è con ogni probabilità andata a farsi benedire non è detto che tutte queste sconfitte non possano regalare finalmente una gioia: il draft 2007 si prospetta uno dei più ricchi di sempre, con il lungagnone [b]Oden[/b] ed il talentuosissimo [b]Durant[/b] sugli scudi, certo a Boston fanno già gli scongiuri, lultima volta che i biancoverdi giocarono una stagione a perdere fu esattamente [b]10 anni fa[/b], ed ancora oggi tutti si ricordano comè finita