Un tiro disperato. Una schiacciata. Un miracolo.
La vittoria di North Carolina State contro Houston nella finale Ncaa del 1983 fu tutto questo e molto di più forse. Quando Lorenzo Charles, ala di N.C.State, visto anche in Italia a Cantù a fine anni 80, schiacciò nel canestro un tiro corto scoccato allo scadere da Dereck Whittenburg, nessuno comprese subito lesatto valore di quella gara, ovvero tutti capirono che quella volta era stato Davide a battere Golia, ma pochi potevano prevedere gli effetti che quella schiacciata avrebbe prodotto nel sistema sportivo a stelle e strisce. Il torneo Ncaa è sempre stato un avvenimento molto sentito in America ma non era mai stato considerato il più eccitante evento dello sport collegiale americano quale è indubbiamente oggi. La schiacciata di Lorenzo Charles contribuì sicuramente a cambiare tutto questo. Succedendo alla drammatica vittoria di North Carolina su Georgetown del 1982 con il famoso canestro allo scadere di un ancora acerbo Michael Jordan, quella gara consacrò definitivamente il torneo Ncaa come evento n.1 dello sport universitario, che con le sue emozionanti storie contribuisce a creare la magica atmosfera del March madness.
Houston sembrava quellanno veramente imbattibile tale era stato il suo strapotere durante tutta la stagione ed arrivò alle Final Four con il n.1 nel ranking ed una striscia di 25 vittorie consecutive, la più lunga della nazione. I Cougars erano tutti grandi atleti capaci di schiacciate incredibili ed erano soprannominati [i]”Phi Slamma Jamma”[/i], nickname coniato da Thomas Bonk, sportwriter di Houston Post negli anni 80, che era stampato sulle loro magliette da riscaldamento ed erano allenati da Guy Lewis che considerava la schiacciata come il tiro a più alta percentuale e per questo da ricercare in ogni fase del gioco, una vera rivoluzione rispetto ai tradizionalisti come John Wooden, mitico coach di UCLA, che era arrivato addirittura a proibire questo tiro ai suoi giocatori, in quanto lo considerava inutile ed antisportivo. Secondo questa dottrina latleticità ha la precedenza sui fondamentali, il contropiede è da preferire al gioco organizzato e la slam dunk soppiantava il vecchio jump shot. Hakeem Olajuwon, [b]Clyde Drexler[/b], Larry Micheaux, Michael Young e Benny Anders erano i componenti di quella congregazione e nessuno sembrava in grado di poter fermare la loro corsa al titolo. The team with the most dunks wins the game era lo slogan di coach Lewis e tutti i Cougars sembravano convinti di questo. In semifinale Houston trovò Louisville, al secondo posto nel ranking che solo tre anni prima aveva vinto il titolo con un team meglio conosciuto come the Doctors of Dunk, guidati dal famoso Darrell Griffith, alias Dr Dunkenstein, lunico che in futuro avrebbe potuto competere con Dr J nei dunk contest Nba.
Si pensava che chi avesse vinto quella gara avrebbe poi avuto vita facile nella finale in quanto le altre due semifinaliste erano due grandi sorprese, Georgia che aveva sconfitto le più quotate St Johns di Chris Mullin ed i campioni uscenti di North Carolina e N.C.State che solo dopo un doppio overtime era riuscita a battere Pepperdine, prima di superare Virginia del grande Ralph Sampson 63-62 nella finale West Regional.
Trascinati dal trio Dereck Whittenburg, Sidney Lowe e Thurl Bailey che combinarono per 50 punti, i Wolfpack approdarono in finale con un 67-60 in una gara in cui Georgia fu tenuta al 35% dal campo.
La seconda semifinale fu praticamente senza alcuna storia. Dopo un primo tempo equilibrato, nel secondo Houston surclassò Louisville segnando ben 58 dei 94 punti finali contro 81, molti dei quali furono frutto di schiacciate di notevole livello e difficoltà dei suoi superatleti. [b]Hakeem Olajuwon[/b] finì la gara con 22 rimbalzi e 21 punti con 4 schiacciate consecutive che chiusero ogni discorso nella ripresa.
I Cougars sembravano imbattibili e strapotenti specie se paragonati ai poco conosciuti e pubblicizzati Wolfpack.
Il piano di NC State fu subito evidente: tenere basso il ritmo ed evitare che i Cougars potessero usare la loro superiorità fisica cercando di tenerli lontano dallanello, lasciando loro il tiro da fuori.
La gara cominciò bene per i Wolfpack e Bailey segnò il primo canestro proprio in schiacciata. La tattica degli uomini di Valvano stava dando i suoi frutti ed allintervallo i 15 punti di Bailey consentirono ai Wolfpack un miracoloso 33-25, mentre dallaltro lato un nervosissimo Clyde Drexler fu ben presto costretto in panchina sanzionato con 4 falli.
Alla ripresa del gioco però Houston partì fortissimo ed impose la sua superiorità andando sul 42-35 frutto di una serie di penetrazioni con scarico ed affondata finale. I Wolfpack però non mollarono e pian piano rientrarono in partita approfittando anche dellincapacità di Houston di gestire il vantaggio ed a due minuti dalla fine grazie a due tiri dalla lunga di Whittenburg impattarono a quota 52. Coach Valvano ordinò ai suoi di fare fallo per mandare in lunetta il freshman Alvin Franklin il quale sbagliò luno più uno e consegnò ad NC State il possesso finale. I Wolfpack ovviamente avrebbero tenuto palla sino al termine, (allepoca non esisteva il limite di tempo nella Ncaa) cercando di liberare Whittenburg per il tiro finale. Nei secondi finali un passaggio di Bailey a Whittenburg fu schiaffeggiato da Drexler, ma la palla finì comunque la sua corsa nelle mani di Whittenburg che potè solo lanciare un tiro disperato da più di nove metri con due secondi da giocare. Il tiro fu molto corto, ma [b]Lorenzo Charles[/b], sophomore, si posizionò sotto canestro di fronte ad Olajuwon e riuscì ad afferrare la palla ancora in aria ed a schiacciarla a due mani nel canestro. Charles crollò al suolo schiacciato da tutti i suoi compagni e dai fans dei Wolfpack, mentre i Cougars collassarono disperati sul parquet battendo i pugni e le mani sul legno. Valvano iniziò unesultanza sfrenata correndo freneticamente per il campo nel tentativo di abbracciare i suoi ragazzi circondati da una marea di tifosi impazziti per la gioia.
[i]”Phi Slamma Jamma”[/i] aveva fallito, così incredibilmente beffata proprio da una schiacciata.
Quella schiacciata di Charles è stato probabilmente il tiro più replicato negli highlights della storia di questo sport. Fu un tiro che vinse una finale, distrusse molti cuori e rimarrà impresso nella memoria di chi ha avuto la fortuna di essere quel giorno ad Albuquerque.
Oggi a più di venti anni di distanza quella vittoria è ricordata come la più sconvolgente nella storia della Ncaa. Per molti dei protagonisti la vita non è cambiata molto da allora. Bailey racconta che ancora oggi non riesce a passeggiare in un aeroporto senza essere riconosciuto, Whittenburg viene sempre fermato per strada da gente che gli ricorda ancora quel famoso airball, così come Charles al quale chiedono sempre come abbia fatto a prendere quel pallone ed a schiacciarlo a canestro.Per molti quello che accadde in quel torneo fu solo dovuto al destino, semplicemente doveva andare in quel modo. Nessuno avrebbe mai immaginato che la squadra n.1 della nazione con una striscia di 26 vittorie consecutive e con due giocatori, Drexler ed Olajuwon, nominati più tardi nella lista dei primi 50 All Time Players della Nba, avrebbe potuto perdere quella finale.
Considerazione rafforzata dalla storia dei Wolfpack di quellanno.
– In ben sette delle ultime nove vittorie di quellanno essi erano sotto nelluntimo minuto.
– In postseason essi riuscirono a battere Virginia di Ralph Sampson contro la quale avevano subito due sconfitte durante la fase regolare.
– Sempre in stagione regolare NC State era stata capace di perdere ben sei volte su otto gare, inclusa una doppia sconfitta di 18 punti contro team non inclusi nel ranking nazionale.
– Nel primo turno del Torneo finale contro Pepperdine i Wolfpack recuperarono da meno 6 con 24 secondi da giocare riuscendo ad acciuffare lovertime.
– Sempre in quella stessa gara, primo overtime con Pepperdine sopra di due ad otto secondi dal termine, Whittenburg va in lunetta per pareggiare. Valvano ordina a Lorenzo Charles di lasciare il posto a rimbalzo al mancino Cozell McQueen, ritenendolo maggiormente in grado di catturare un eventuale rimbalzo. Charles si rifiuta di cedere il posto e manda a quel paese il coach italoamericano e solo dopo unaccanita discussione accetta il cambio. Whittenburg sbaglia il libero e sul rimbalzo proprio Cozell in tapin realizza il canestro del pareggio mandando la gara al secondo overtime e salvando i Wolfpack poi vittoriosi da una sicura eliminazione al primo turno.
Senza quel rimbalzo di Cozell Pepperdine avrebbe vinto ed ora non staremmo a parlare della schiacciata di Charles e del trionfo di NC State.
Nessun team aveva mai vinto un torneo Ncaa con ben 10 sconfitte tante furono quelle di NC State quellanno.
Per finire il coach, luomo che con il suo straordinario lavoro motivazionale riuscì nella più grande impresa della storia della Ncaa.
[b]Jim Valvano[/b] quella sera fu colpito da un fortissimo attacco influenzale e dovettero praticargli fiale endovenose per permettergli di essere in campo. Dopo la gara Valvano non potè festeggiare come avrebbe voluto la vittoria in quanto fu riaccompagnato in hotel per essere sottoposto a nuove terapie. Era destino che nella notte più bella della sua vita in cui era riuscito in unimpresa memorabile il grande Jim non potesse essere in condizione di poter adeguatamente celebrare il successo più importante della sua carriera.
Clyde Drexler a proposito di quella partita anni dopo dirà: [i]Era destino che perdessimo, se avessimo giocato quella gara 20 volte probabilmente essi ne avrebbero vinta solo una, quella appunto. Se non avessimo perso, però probabilmente nessuno avrebbe conosciuto Valvano nel modo in cui lo conosciamo adesso e non sapremmo niente della sua grande vita e del modo in cui è finita. Penso che era tutto destinato.[/i]
Quella notte Jimmy V diventò una figura nazionale e la sua morte avvenuta nel 1993 dopo una lunga lotta contro il cancro a soli 47 anni fu un vero shock per tutta lAmerica.
Dopo aver firmato un contratto a vita nel 1984 con NC State, Jim qualche anno dopo fu messo alla porta senza neanche un grazie in quanto accusato di irregolarità nei reclutamenti ( ma chi non lo fa in America?) ed il suo contratto strappato. Ma Jim non si arrese ed in breve tempo divenne uno dei più bravi e pagati commentatori della TV americana e farsi fotografare con lui tornò ad essere una soddisfazione. Ma la cattiva sorte non aveva ancora smesso di perseguitarlo e nel 1992 Jimmy V è diagnosticato malato terminale. Inizia così la sua grande lotta contro il grande male e la sua celebre dichiarazione I will never give up, non mi arrenderò mai, diventa uno slogan.
Valvano continua il suo lavoro di commentatore per la ESPN ed in ogni palazzetto il pubblico lo accoglie con ovazioni al grido di dont give up.
Nel 1993 ad NC State chiedono ad ESPN di averlo come commentatore della gara contro Duke, Jim accetta e nelloccasione viene anche organizzata una cerimonia con i componenti della squadra del 1983. Il palazzo è gremito e tutti indossano le magliette con la scritta Jimmy V dont give up ed il coach visibilmente emozionato per il ritorno sul suo campo, ormai magrissimo e senza voce riceve lultimo premio dalla sua vita mentre i ventimila presenti cominciano ad intonare il famoso coro dellUniversità.
Pochi giorni prima di morire, Valvano in una commovente intervista trasmessa da una rete televisiva nazionale dopo aver parlato della sua battaglia contro il male che lo aveva profondamente segnato nel fisico ma non nello spirito, ritornando sulla squadra campione del 1983 affermò:[i]Quei ragazzi mi hanno dato una grande lezione di vita, hanno fatto cose che non ero sicuro sarebbero riusciti a fare perché hanno sempre rifiutato di arrendersi. Quello è stato il tema principale della nostra stagione vincente, la lezione che ho imparato da quel grande gruppo ed il messaggio che lascio a tutti voi, mai e poi mai arrendersi nella vita. Il cancro mi ha ormai distrutto il corpo ma quello che non può toccare è la mia mente e la mia anima, e vi prometto che anche se mi porterà via farò tutto il possibile per andare in Paradiso e diventare il miglior coach che abbiano mai avuto lassù.[/i]
Valvano sarà per sempre ricordato per quella famosa notte di Albuquerque e per la sua esplosione di gioia seguita alla prodezza di Charles, ma anche per il coraggio con cui ha fronteggiato una così devastante malattia e se oggi la V Foundation da lui fondata per la ricerca sul cancro raccoglie milioni di dollari ed il cui motto recita never give up molto merito va sicuramente anche a quei ragazzi dell83 che non vollero mai arrendersi.