8 gare dal termine della regular season, il secondo peggior record di tutta la Lega, eppure i Celtics delle ultime settimane, per non dire mesi, pur matematicamente fuori dalla corsa playoffs, non riescono a giocare per perdere. Eppure perdere potrebbe significare un nome: Greg Oden. O forse no?
Una stagione a dir poco drammatica per Boston, sul parquet come fuori dal campo di basket. Le scomparse di Coach Auerbach e di Dennis Johnson. Gli infortuni a ripetizione (Pierce, Jefferson, Wally, Tony Allen per citarne alcuni). Gli ultimi allenamenti in 9. Un contratto di 10 giorni dato a Pinkney, direttamente dalla D-League (e subito 15 punti nella sconfitta di Milwaukee).
Niente è girato per il verso giusto e Coach Rivers, da molti ritenuto responsabile numero uno di una ricostruzione che tarda a partire, a dare i primi segnali e risultati, di attenuanti ne ha da vendere.
Qualche punto fermo, finalmente, nella squadra che qualche veterano a parte sembra davvero un team collegiale, comincia ad esserci. Un nome su tutti: Al Jefferson.
Stagione da quasi 16 punti a partita, oltre i 10 rimbalzi di media, Big Al è diventata la presenza significativa che i Celtics cercavano in post-basso.
Giocatore d’altri tempi, uso principesco del semigancio, non grandissimo saltatore ma rimbalzista offensivo dagli istinti felini, per tempismo e scaltrezza.
Da lui e Double-P potrebbe ripartire tutto, un’ennesima volta. Le palline in lotteria saranno molte, è evidente, e la seria possibilità di aggiudicarsi una delle prime 3 scelte al prossimo draft altrettanto.
Purtroppo con Auerbach sembra essersene andata anche la proverbiale fortuna degli Irlandesi, così non è una follia pensare che se i Celtics dovessero arrivare alla prima chiamata assoluta, uno scherzo del destino, in maglia Florida Gators e con la faccia di Coach Donovan o di Noah, potrebbe avergli già negato il premio più ambito, quel Greg Oden in uscita (?) da Ohio State e giocatore che fin dal suo ingresso – ma anche prima – al liceo era stato designato come futura primissima scelta NBA.
I Buckeyes hanno perso la finale NCAA e ora nessuno può dire se Oden si farà convincere da Coach Matta, compagni e soprattutto orgoglio personale a ritentare un’altra stagione al college, sperando si concluda con una gioia maggiore rispetto a quella appena terminata.
Capitolo società/Ainge: al di là della scelta dell’allenatore che sembra preferire una definitiva riconferma di Rivers, sposando per l’ennesima volta la volontà di proseguire sul cammino intrapreso da qualche stagione, svezzare i giovani e farne una franchigia finalmente vincente come ai tempi che furono (ultimo titolo nel 1986), possiamo “giocare” a suggerire al GM Ainge qualche mossa per riassestare la squadra, che nessuno vorrebbe smembrare, cercando con i limiti ovviamente imposti dalle regole salariali di mettere Pierce in condizioni ideali per non pentirsi della “pesante” decisione di rimanere un Celtic a vita.
Point-guard: il tentativo “cuginetto” Telfair è da qualche mese ritenuto fallito. Le alternative attuali (Rondo, West) non garantiscono la minima sicurezza per l’immediato futuro. Che fare allora? Molti giocatori sono ancora nel loro “rookie contract”, questo permetterebbe a Ainge di spendere qualcosina per portare una stella a Boston. Vista la disponibilità di talento negli altri ruoli, soprattutto se dal draft arrivasse un altro lungo, la priorità diventerebbe il ruolo di regista della squadra, qualcuno capace di far ragionare questi giovani bianco-verdi, dettare i ritmi delle gare, e potenzialmente, in vista di futuri playoffs avere l’esperienza e la leadership necessaria per affiancarsi a Pierce nei momenti decisivi. Un nome? Mike Bibby!
Ebbene sì, chiacchiere, rumors, chiamiamole come vogliamo, indicano proprio il playmaker dei Kings come prossimo arrivo in casa Celtics. Il contratto è impossibile, ma Boston ha giocatori a volontà che potrebbero piacere a Sacramento, sia per ricostruire a loro volta, sia per liberarsene dopo un anno a scadenza di contratto.
Io credo che Boston in quest’ottica potrebbe rinunciare a qualcuno tra Telfair, West, Perkins, Ray, Powe.
Se tutto dovesse girare come sperano dalle parti del TD Banknorth Garden il prossimo anno potremmo avere questo roster:
PG Bibby
G Green
SF Pierce
PF Oden
C Jefferson
6. Rondo
7. Allen
8. Ratliff
9. Gomes
10.Scalabrine
11.Ray/West
In sostanza una squadra che potrebbe cominciare a dire la sua nella Eastern Conference ed escludendo in questo esempio qualsiasi altra forma di scambio sul mercato o in sede di draft che non siano la scelta di Oden e lo scambio che porterebbe in bianco-verde Mike Bibby. Realtà e speranze dei sostenitori dei Celtics si mischiano ancora una volta nel tentativo di riportare alla luce quel Celtics Pride, quella mistica tutta celtica che da ben 21 anni si nasconde nei ricordi più dolci e vittoriosi.