I Cavs sono arrivati a San Antonio con le facce di chi non aveva paura.
In realtà non avevano ancora realizzato.
Poi è arrivata la palla a due e perfino Lebron ha realizzato, lui che stamattina sul campo dallenamento è arrivato con la telecamera alla mano, il sorriso da 20enne e la solita capacità di contagiare lumore del proprio spogliatoio.
Sia chiaro, alla sua età, con tutto il mondo NBA che lo guarda, lo giudica e lo attende al varco è già sovraumano saper vivere con tanta e tale serenità; solo che gara 1 delle Finali tende ad essere gara 1 per tutti. O quasi.
Senza Final Tow o finali professionistiche alle spalle poi è gara 1 anche per chi è Stato Scelto.
ESPN TV oggi ha mandato in onda in striscia continuata tutte le sue migliori partite con St.Vincent /St. Mary, dopo di ché – per non esagerare nella costruzione del mito – hanno fatto seguito le interviste agli Hall of Famers più quotati per stabilire se James diventerà più o meno forte di Oscar Robertson. Risultato?
Qualcuno attorno alle 6 di pomeriggio ha sentenziato che il ragazzo da Akron è già più forte del Big O. E quel qualcuno ha portato sfiga.
Io invece do ragione a coach Brown.
Dopo l85-a-76 rimediato dai Cavs, dopo il 4-su-16 al tiro collezionato da LBJ e i soli 4 assist consegnati dalla sua stella, coach Brown si è seduto al tavolo della conference room e ha ricordato a tutti la dote di Lebron in cui crede maggiormente: la pazienza.
Voi non avete idea della pazienza di cui è fornito il ragazzo. Pazienza nel leggere la partita, pazienza nellattendere che il gioco venga a lui, pazienza in una serie..
Poi anche Lebron ha fatto il suo ingresso in sala conferenze, il golfino bianco con la V blu, i jeans larghi e la faccia sempre da 20enne.
Non mi preoccupano i tiri sbagliati o i raddoppi. Non mi preoccupano neppure tre uomini contro di me. Le ho già viste queste cose e so come si possono aggirare. Mi infastidiscono i 6 turnover perché non ho saputo aprire il gioco ai miei compagni. Andrà meglio in gara 2 e so per certo che in squadra con me nessuno dubita di ciò. Fortunatamente non siamo nellNCAA. Non andiamo a casa dopo una sola sconfitta..
Non so se la si debba chiamare pazienza, perché a me pare più indole serafica mista ad un allenamento allo stress che risale ai tempi delle scorribande di mamma Gloria tra droga e marciapiede. Di certo Lebron possiede una qualità rara che accomuna tutti i campioni.
He lifts spirits – come si dice negli Stati Uniti.
Ed è vero: Lebron solleva gli animi.
Quelli dei suoi compagni, quello del suo allenatore e perfino i nostri.
Quando sono entrata in spogliatoio, nel pre-gara, Damon Jones stava regalando ai curiosi il solito show, Eric Snow si bendava accuratamente i piedi e Varejao non sapeva se andarsi a sedere al suo posto affrontando i giornalisti o rimanere nascosto dietro alla porta.
Lebron escluso, i Rosso-Oro sembrano tutti quanti dei turisti in vacanza.
Poi per incanto un 22enne si siede accanto a loro e tutti fanno sul serio.
Non so se il #23 diventerà più o meno forte del Big O, se sposterà il suo gioco ancora più a nord in quel del torrido Texas, ma limpressione è che vedremo il suo meglio tra gara 3 e gara 4, quando la sua pazienza per il gioco avrà contagiato anche gli Spurs.
By Roseunplugged #5