Si può paragonare la stagione degli Utah Jazz con quella dei Cleveland Cavaliers?!
Risposta assolutamente affermativa!!
Partiti come mine vaganti delle rispettive Conference, le due squadre han dimostrato il proprio valore durante tutta la regular season e, arrivate ai playoff han saputo dar del filo da torcere alle contendenti più titolate per la vittoria finale.
Dopo una stagione da 51 vittorie e 31 sconfitte, Utah ha subito trovato uno degli ossi più duri nei playoff. Quei Rockets che con il duo T-Mac-Yao sembravano poter passeggiare sopra dei Jazz snobbati dalla critica e dallo stesso team texano.
Risultato: 4-3 Jazz e subito eliminazione per la creatura di Jeff Van Gundy.
Dopo Houston, per i Jazz era il turno di scontrarsi contro dei Warriors più agguerriti che mai dopo aver scaraventato fuori dalla battaglia per il titolo i strafavoriti Dallas Mavericks.
4-1 per i Jazz con un Boozer (24 punti 61% dal campo e 14 rimbalzi di media) scatenato nonostante un Barone devastante in tutta la serie ma con la chicca del 4° quarto di Gara 3 in cui con una strepitosa schiacciata ha posterizzato Andrei Kirilenko, il miglio stoppatore della Lega sotto i 2.10.
Arrivati in Finale di Conference contro i non sorprendenti San Antonio Spurs, i Jazz hanno posato le armi e han lasciato via libera agli Speroni per arrivare in Finale contro i Cavaliers di LeBron James.
Poca battaglia contro gli Spurs, troppa esperienza da parte di Duncan e compagni.
I soli Deron Williams e Carlos Boozer han provato a tenere alta la bandiera dei Mormoni ma non è bastato anche perché il contributo di uno dei giocatori europei più sottovalutati, Mehmet Okur, è stao alquanto negativo.
7 punti, 28% al tiro e meno di 5 rimbalzi per questo Okur totalmente scioperante che ha fatto inalberare pure i suoi campagni abituati alle cifre in stagione regolare, in cui ha realizzato delle eccellenti medie con 17 punti 7 rimbalzi e 129 bombe con il 38% di realizzazione.
Ritornando ai playoff, con il 4-1 degli Spurs si è conclusa la stagione sorprendente di questa squadra allenata per il 19° anno consecutivo da Coach Jerry Sloan.
Protagonisti assoluti di questa stagione son stati Deron Williams, Carlos Boozer e il rookie Paul Millsap coadiuvati sempre dal turco Okur e dal solidissimo Matt Harpring.
Iniziando dal play titolare, Deron Williams, si è notata la sua crescente leadership dopo unanno (2005/2006) in sordina con la staffetta quintetto base-panchina per via di una sua indisciplina tecnica notata dal Coach da McLeansboro.
Dopo aver concluso la scorsa stagione con 11 punti e meno di 5 assist Williams chiamò il più grande play mai esistito su un parquet NBA, John Stockton.
Passarono unestate allinsegna dellistruzione cestistica da parte dellex play dei Jazz nella sua reggia a Spokane per uninesperto Williams.
Risultato, una crescita tecnica spaventosa e molti meno errori e capricci da parte del play da Illinois University con delle medie (16 punti 9 assist e 3 rimbalzi) a dirla tutta su quanto ha contato il Grande John.
Nella serie finale contro gli Spurs, Deron Williams ha lottato strenuamente tenendo medie da All-Star con 25 p, 8 a, 2.5 rubate e il 47% da tre sovrastando Tony Parker ma non riusciendo a far tutto da sé. Un esempio son gli assist che, se sfruttati meglio dai compagni, potevan raggiungere facilmente la doppia cifra.
Pure Carlos Boozer ha dato lanima durante la Finale di Conference (21 punti con 12 rimbalzi) ma non ha trovato i compagni pronti a lottare come lui e Deron.
Tutti gli altri compagni; è proprio questo il problema degli ultimi Jazz visti sul parquet.
Okur, Giricek e Kirilenko son parsi tutti riluttanti alla lotta e han scemato di intensità man mano che lultima serie procedeva verso la netta sconfitta.
Se uno vuol vederlo come il rifiuto di lottare da parte degli europei ha probabilmente ragione ma sta di fatto che gli Spurs, se son campioni, è anche perché sanno farti perdere le forze e la voglia di lottare costringendoti a dare, non solo il 100%, ma pure di più, contando sul fattore fortuna. E di fortuna gli Spurs ne hanno avuta, ma loro sanno cercarsela e trovarla sempre.
Kirilenko è tutta la stagione che sembra svogliato e ai margini di questi Jazz.
Una motivazione è il suo stato fisico che da tre anni a questa parte rende altalenante il suo contributo in tutti i due lati del campo. In difesa non stoppa più e non ruba palloni come prima e in attacco non si fida più di entrare in area per il problema alla schiena che lo affligge saltuariamente.
Altro fattore di questo minor coinvolgimento può esser riconducibile alla crescita di Deron Williams e al maggior utilizzo nei momenti caldi delle partite da parte di Okur. Il turco, durante la stagione regolare è stato il fautore di numerose vittorie allo scadere.
Altro che Arenas, qui a Salt Lake City cè il vero mattatore delle vittorie in Zona Cesarini.
Per quanto riguarda Paul Millsap, lala da Louisiana Tech è stato lidolo di questultimo anno del pubblico di Salt Lake City. Il suo dinamismo e il poco talento tecnico unito ad unarroganza fisica paurosa ha fatto sì che questo massiccio omaccione ha conquistato subito il (duro) cuore di Jerry Sloan che lo ha lanciato dalla panchina in tutte le 82 partite, meno una. Tremenda fisicità per questa ala che allEnergy Solutions Arena paragonano allaltro grande protagonista dei Jazz più recenti, Karl Malone (anche lui da Lousiana Tech).
In solo 18 minuti ad allacciata di scarpa Paul, ha tirato giù 5 rimbalzi aggiungendo 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata con 7 punti. Numeri che lo porterebbero a realizzare freqentemente il cosìddetto 5×5 nel proseguo della sua carriera NBA.
Guardando più verso il futuro di questa squadra si nota come problemi di salary cap non ve ne siano visto che tutto il quintetto e i giocatori più utili alla causa siano ancora sotto contratto il prossimo anno.
Solo il play Deron Williams e la guardia Gordan Giricek al termine della prossima annata saranno free agent. Per il play titolare si presume un investimento economico di consistente portata visto che si sta sempre più definendo attorno a tale giocatore licona di leader-maximo dei Mormoni.
Anche per Giricek si prospetta una allungata residenza nello Utah visto che il suo ruolo da guardia apri-difese col suo costante ed efficace tiro lo svolge sempre egregiamente senza procurarsi tiri senza senso che farebbero imbestialire Coach Sloan.
Una nota triste di questa estate nel pieno delle sue operazioni di mercato è stata la dipartita di Derek Fisher.
La guardia-chioccia trentatrenne ha lasciato i Jazz per ritornare nei suoi cari Lakers del suo grande amico Kobe Bryant.
Perdita importante per i Jazz visto il suo apporto di esperienza e leadership che ora rimarrà tutta sulle spalle, ben grosse, di Deron Williams.
La sola cosa che manca a questo gruppo è unintimidatore darea visto che sia Okur che Boozer son dei pessimi stoppatori e i soli Kirilenko e Millsap sanno deviare le carambole altrui, pure in modo devastante se è per quello.
Spazio nel salary cap non ne rimane quindi, o Utah scambia il centro panchinaro Jarron Collins e qualcun altro o dovrà rimanere con questo buco difensivo e dovrà chiedere a Kirilenko sforzi sovrumani che con quella schiena non son così sicuri di arrivare.
Dal draft è arrivato Morris Almond da Rice College.
Guardia alla Rip Hamilton per il grande movimento senza palla e il suo tiro velenoso anche dalla lunga (45% da 3 nellultimo anno con 26 punti), questo giocatore aggiungerà maggior pericolosità dalla lunga distanza e consentirà maggior libertà per i giocatori interni come Boozer o Millsap.
Con questo gruppo, Utah comincierà la stagione della riconferma ai più alti livelli della Lega e se lo vorrà potrà far suo il titolo che non ha mai visto lo Stato dei Mormoni grazie, soprattutto, a.Michael Jordan.