Erano ormai diversi anni che non vedevamo un primo anno inserirsi così in profondità nei meccanismi del gioco di una franchigia.
I motivi sono tanti, e non tutti positivi. Ma è innegabile che [b]Kevin Durant[/b], guardia / ala 19enne dei Seattle Sonics, abbia un [b]talento incommensurabile[/b], del quale ci ha finora dato solo un assaggio, in attesa di tempi migliori.
Il prodotto di Texas University è già il [b]padrone[/b] della squadra: dedicati a lui la maggior parte degli schemi, suoi gli ultimi tiri per decidere le partite, sua la miglior media punti ([b]20 ad incontro[/b]). Non che questo abbia portato miglioramenti alla squadra del nuovo coach PJ Carlesimo (anzi, la [b]partenza 0-8[/b] è stata la peggiore della storia della franchigia) ma ad una formazione così giovane possono venire perdonate molte cose, in prospettiva futura.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio le prestazioni del numero 35, che nelle prime partite ha sorpreso molti, salvo poi subire le difese avversarie negli ultimi incontri.
Il suo [b]gioco è universale[/b]: può sia tirare da fuori, che penetrare con facilità grazie alle lunghe leve. Non male per un giocatore di 2.08 di altezza, soprattutto se si pensa che il suo ruolo in campo, almeno in questo primo scorcio di stagione, è stato quello di guardia e ala in alternanza con Damien Wilkins. Alle già molteplici armi delle quali è in possesso, potrà aggiungere anche movimenti spalle a canestro per fare fruttare i continui [i]mismatch[/i] che creerà quando sarà marcato (molto spesso) da un giocatore più basso di lui. Al momento però è impensabile, vista la struttura fisica, che paragonata con quelle dei suoi colleghi fa pensare ad uno stato preoccupante di denutrizione (ovviamente confrontata con i “mostri” coi quale si deve confrontare).
Le prestazioni a rimbalzo sono discrete, ma non ancora sufficienti per le sue doti fisiche.
Di [b]difesa[/b] si fa fatica a parlare, manca proprio lapplicazione e forse, le conoscenze basilari delle regole che governano una buona opposizione allavversario.
Cè da dire che è in buona compagnia, quasi tutta la sua squadra si astiene dal lavoro sporco ed infatti i risultati (non) si vedono.
Sorprende il fatto che una squadra creata da due (coach e GM) ex-Spurs abbia concesso più di 100 punti a tutti gli 8 avversari finora incontrati, ma il processo sarà ancora lungo, e probabilmente lintervento di Carlesimo sui concetti difensivi arriverà più addentro la stagione.
I [b]problemi[/b] finora incontrati dalla seconda scelta assoluta dellultimo draft sono arrivati principalmente dalle [b]percentuali[/b]: dopo le ultime partite si è assestata al [b]38,2%[/b]. Inoltre, le palle perse sono [b]più di tre a partita[/b], e gli [b]assist meno di 2[/b].
Queste tre voci sono facilmente ricollegabili luna allaltra, leggendole come una chiara [b]difficoltà nel selezionare le occasioni di tiro[/b].
[b]Le sue prove sono comunque quasi tutte degne di menzione, soprattutto da un punto di vista quantitativo[/b]. 18 punti allesordio contro Denver, 27 con i Suns, 24 punti segnati ai Clippers, di nuovo 27 questa volta contro Sacramento. Queste le prime quattro partite; nelle successive si è registrato però un leggero calo, forse dovuto alla stanchezza di così tante partite in poco tempo, alladattamento delle difese al suo gioco, o semplicemente ad un periodo negativo, che poi così tanto nero non è. 17 punti a Memphis, 20 coi Jazz, 19 contro i Pistons (con alcuni errori nel finale di partita), 10 opposto ad Orlando e al grande ex Rashard Lewis. Nell’ultima partita, contro i Miami Heat, è finalmente arrivato il successo, e per Durant i punti sono stati 20.
Insomma una partenza con alti e alcuni bassi, fin troppo giustificabili. Un inizio di carriera NBA così fulgido lo hanno avuto in pochi, percentuali basse e palle perse sono nel DNA di ogni debuttante, soprattutto se con tanti possessi nelle mani.
[b]Il futuro è dalla sua parte[/b], così come da quella dei [b]Sonics[/b], che sono perdipiù un [b]ambiente quasi ideale per sviluppare tanti giovani talenti[/b], primi fra tutti Durant e laltro interessantissimo rookie Jeff Green: la pressione e bassissima dato che le aspettative sulla squadra sono nulle, anche a causa dellincertezza sul futuro della franchigia, sempre più destinata a cambiare città. Carta bianca quindi per tutti, a cominciare dai giocatori (rookie in primis), per finire con lallenatore e il GM (debuttante).
La strada è tanta ancora da fare prima di poter arrivare ad avere una squadra da playoff ad Ovest, ma con un compagno di viaggio come Kevin Durant il cammino sembra meno duro!