Sicuramente tra le novità di questo inizio di stagione quella che destava il maggiore interesse era lapprodo di coach Sacripanti sul pino pesarese; in effetti allattesa di rivedere finalmente la gloriosa Scavolini nella massima serie si aggiungeva la curiosità di vedere il simpatico e capace coach canturino allopera su una panchina diversa da quella della casa madre, sulla quale ha esercitato per sette lunghi anni non prima di essere stato dalla stessa accolto e svezzato.
E se permettete non si tratta di certo di una panchina qualunque, bensì di quella di una società per l’appunto gloriosa, seppur transitata suo malgrado per il vergognoso fallimento di due anni fa, e seguita da un pubblico tanto numeroso e appassionato quanto ipercritico, così come si rispetti in una città in cui la passione per la palla al cesto è forse superiore a quella di basket-city.
Probabilmente alla naturale diffidenza del pubblico pesarese nei confronti di un allenatore dimostratosi sì capace nei suoi sette anni nella natia Cantù, ma tutto sommato allesordio al di fuori della Brianza, hanno fatto da contraltare le emozioni ed i mille dubbi che lo stesso Sacripanti ha dovuto dissipare prima di accettare un incarico tanto prestigioso quanto ricco di incognite.
Come è sempre stato nella sua natura, il buon Pino è entrato nellinfuocato ambiente pesarese in punta di piedi, senza lanciare inutili proclami e, ben assistito dalla società, con un piano ben preciso in testa.
Partendo dai capisaldi della promozione dalla legadue, ovvero le stelle Myers ed Hicks e le preziose pedine Fultz, Podestà e Zukauskas, Sacripanti ha fatto ricorso alla sua capacità di scegliere ed allenare giocatori a stelle e strisce e si è portato nello spogliatoio i colored Ron Slay, Pasco e Keyden Clark.
Se i primi due erano giocatori già noti al pubblico italiano e di cui già si sapeva quello avrebbero potuto dare, Kee Kee rappresentava una vera novità e, probabilmente, la scommessa più rischiosa.
Munito di un tanto prezioso quanto improbabile passaporto bulgaro, questestate di Clark si sapeva che era un play veloce e buon realizzatore, proveniente da una buona stagione allEgaleo in Grecia, ma anche molto giovane per un ruolo tanto importante.
Al contrario Sacripanti lha voluto proprio per farne il fulcro del suo gioco arioso e fatto di continue transizioni e di una costante ricerca dello scarico per il tiro da fuori; inutile dire che Clark, grazie alla sua taglia ed alla sua mira più che buona, si è quasi subito trovato a meraviglia in un sistema di tale genere, con innegabili conseguenze per il suo compagno di scorribande Pasco, un pivot molto limitato tecnicamente ma che se può correre e saltare è un vero spettacolo per gli occhi.
Daltra parte gli anni trascorsi da Sacripanti sulla panchina canturina ci hanno insegnato che le sue squadre non hanno mai prescisso da play tascabili e pertanto in grado di sapere immediatamente alzare il ritmo; i precedenti ingaggi di gente come McCullough, Wheeler, Rogers stanno proprio lì a dimostracelo.
Ma labilità di coach Pino è stata anche nel saper plasmare un gruppo vero in cui, nonostante qualche crisi di rigetto iniziale, la fazione dei vecchi ed il gruppo dei nuovi hanno saputo fondersi in una squadra con una grande anima ed in cui, oltre alla voglia di divertirsi e far divertire, cè anche la voglia di correre in difesa, aiutare in compagni, in poche parole di dare sempre il 100 %.
Una coesione del genere, peraltro, negli anni recenti rappresenta una vera novità per il pubblico di casa, visto che anche nelle due stagioni precedenti, pur terminate vittoriosamente, le squadre allestite erano talmente superiori e talmente consce del proprio talento da potersi permettere di accendersi quando lo ritenevano più opportuno; ovvio che i risultati positivi abbiano cancellato tutto il resto, ma forse non è il caso di dimenticare i mugugni che hanno accompagnato in particolare la deludente regular season dello scorso anno.
Lo stesso Myers, presenza tanto importante quanto ingombrante nello spogliatoio marchigiano, pare aver conferito piena fiducia al coach di Cantù , il quale a sua volta pare aver raggiunto il giusto equilibrio interno, non prima di qualche malcelata insofferenza del moro riminese, tra lesuberanza di soggetti istrionici come Slay e Pasco e la leadership silenziosa di Myers e Hicks.
Nellambito di questo discorso si inserisce anche la vicenda del carneade Brokenborough; pescato dal campionato austriaco e fino ad adesso piuttosto deludente, Brobo in altre occasioni sarebbe stato ben presto massacrato dal sanguigno pubblico di casa, ma grazie al prezioso scudo protettivo creato sulla squadra da Sacripanti è riuscito addirittura, pur sempre tra qualche imprecazione, a farsi apprezzare quanto meno per la sua applicazione e per la sua umiltà.
Con lausilio dei più che buoni risultati raggiunti fino ad ora, è stato automatico per il pubblico pesarese apprezzare lottimo lavoro del nuovo coach, capace di farsi ammirare, oltre che per la sua competenza e per il bel gioco messo in mostra quanto meno nelle partite interne, anche per la sua innata simpatia; ovvio che ciò poi sia ampiamente condiviso anche dallintera società e da tutti i media che gravitano attorno alla squadra, conquistati dai modi educati ed affabili del buon Pino.
Probabilmente lapice della soddisfazione Sacripanti lha raggiunto in occasione dellincontro interno contro lamata Cantù, in cui in un clima da volemose bene cui ha certamente contribuito il gemellaggio fra le tifoserie opposte, Sacripanti è stato osannato sia dai nuovi tifosi che dai vecchi amici provocando, in lui che era visibilmente emozionato da almeno una settimana, sicuramente più di un moto di commozione interiore.
Per non fare scadere il pezzo in un inutile panegirico va anche detto che ovviamente non tutto è rose e fiori; giocando in velocità la squadra è in grado di contendere la vittoria a chiunque (forse eccetto la corazzata Siena, domenica ne sapremo certamente di più) e le asfaltate rifilate a Benetton, Armani e Virtus Bologna stanno lì a dimostrarlo, tuttavia gli avversari stanno cominciando a prendere le contromisure.
Fin dallinizio dellanno, infatti, Clark ha dimostrato di non essere un playmaker nel senso classico del termine e di soffrire le difese schierate; una volta limitato lui ne risente tutta la squadra, visto che il rendimento di Pasco va a braccetto con quello del bulgaro ed anche Hicks, a difesa schierata, soffre molto più dello scorso anno.
Se a ciò si aggiungono gli ormai cronici malanni muscolari di Carlton e la malsana tendenza di Slay a vestire i panni di guardia ed in particolare a fossilizzarsi nel tiro da tre, possiamo credere con certezza che in ogni caso non sia intenzione di Sacripanti quella di adagiarsi sugli allori ma, al contrario, quella di continuare a lavorare duro e fare in modo che anche gli aficionados pesaresi, così come quelli canturini, diventino tutti pazzi per Sacripanti.