Il mese di gennaio a tinte nero argento è stato caratterizzato dal solito calo che colpisce gli Spurs da almeno 2/3 stagioni: in realtà tale periodo di letargo dura fino alla pausa per lASG, passato il quale la truppa di Popovich comincia ad entrare in forma per arrivare nel mese caldo dei playoff con la migliore condizione psico-fisica.
A rendere ancor più necessario questo tipo di politica di gestione della fatica è sicuramente l[b]età avanzata[/b] del roster degli speroni che, come sottolineato fin dallapertura della stagione, annovera parecchi giocatori che fanno dellesperienza la loro arma principale.
Fatte queste considerazioni, quindi, non dovrebbe preoccupare più di tanto il record ottenuto nel mese di gennaio dai texani: 8-8 la risposta non è del tutto negativa.
Se è pur vero che gli Spurs in questo periodo abbiano sempre giocato con una marcia (anche due) in meno, è anche vero che le sconfitte arrivavano con avversarie di minore qualità, poiché affrontate con una minore concentrazione o volontà, mentre, bene o male, altra storia si vedeva con le dirette avversarie.
Questo mese di gennaio ha visto invece una inversione di tendenza, che può essere interpretata in modi diversi, ma che sicuramente colpisce; per capire quale sia, basta elencare le 8 squadre che hanno costretto alla sconfitta Duncan e compagni: Denver, Golden State, Detroit, Cleveland, Houston, New Orleans, Utah.
Se aggiungiamo a questo, il fatto che, tra le squadre di livello, gli Spurs hanno ottenuto due vittorie contro Lakers e Suns, otteniamo un record non molto confortante di [b]2-8[/b] contro squadre in lotta per i playoff.
Ciò che colpisce di più è che al rendimento comunque medio alto delle 3 stelle, Duncan, Ginobili, Parker che viaggiano rispettivamente a 19.6, 19.5 e 19.2 punti a partita (praticamente 60 punti assicurati a gara), fa da contraltare un rendimento non molto convincente del [b]supporting cast[/b]: il solo Finley riesce ad essere in doppia cifra (10 punti di media), mentre già dal quinto realizzatore si scende a cifra unica.
Da questi dati risulta che, al di là della gestione al risparmio, qualcosa in realtà non funziona perfettamente.
Chiaro è che da qui a dire che la squadra è in crisi o che un ciclo sia finito ce ne passa, e davvero tanto.
Che però qualche [b]campanello dallarme[/b], seppur piccolo, sia suonato lo dimostra la scelta della dirigenza di mettere sotto contratto un giocatore particolarmente appetito (su di lui pare ci fossero anche Suns e Raptors) come [b]Damon Stoudemire[/b]: la scelta della guardia 34enne, tagliata da Memphis, ricalca un po la motivazione di quella presa da Finley e si può riassumere in una sola parola: [b]titolo[/b].
Con larrivo di Stoudemire si aggiunge un altro tassello alla rotazione degli speroni, una pedina comunque importante se saprà garantire anche solo il rendimento avuto a Memphis (7.3 punti, 3.9 assist, 2.4 rimbalzi in 21.5 minuti di media nelle 29 gare giocate con Memphis) potrà apportare un contributo importante dalla panchina, nonché dare importanti minuti di riposo in cabina di regia, in contumacia Vaughn.
La dirigenza degli Spurs si è mossa con un tempismo perfetto e Stoudemire potrebbe essere addirittura aggregato al gruppo per la [b]trasferta di sei gare ad Est[/b] (Indiana, Washington, New York, Boston, Toronto e Cleveland) ed aiutare fin da subito Vaughn a coprire la sicura assenza di Tony Parker, che rimarrà alla base per cercare di risolvere linfiammazione cronica che continua a colpire la sua caviglia sinistra.
Se dal punto di vista dei risultati questo gennaio non ha offerto molto, da un altro punto di vista ha visto lavvio della realizzazione di un importante progetto: [b]Ime Udoka[/b] potrebbe avere un ruolo molto importante negli equilibri della squadra, specialmente in ottica playoff; dopo aver fatto da spettatore per la prima parte della stagione, aver compreso il sistema di gioco di Popovich, Udoka sta iniziando a conquistare sempre maggiori minuti sul parquet e questo consente a Bowen di prendere importanti minuti di riposo. Inoltre, pur garantendo un buon livello in fase difensiva (chiaramente non ai livelli di Bruce!), Udoka è maggiormente prolifico in attacco: viaggia a 5 punti e 2 rimbalzi di media in 14 minuti di utilizzo, contro i 5 e 3 di Bowen in 30 minuti.
E palese che i nero argento non potranno mai rinunciare a Bowen nei momenti che contano, però, proprio per letà di questo giocatore, il ruolo di Udoka potrebbe avere maggiore importanza di quello che si potrebbe pensare.
La situazione attuale vede i campioni al [b]terzo posto nella Southwest Division[/b], dietro alla sorpresa New Orleans e a Dallas, con un record di 29 vinte e 16 perse, pari al [b]64,4%[/b] di vittorie, nulla di incredibile ma nemmeno di drammatico, perciò, ad oggi si possono fare solo delle supposizioni circa il rendimento dei campioni in carica, resta solo da attendere larrivo dellASG e vedere se e quando il periodo di letargo terminerà
Di certo quando la posta in palio si alzerà i nostri saranno certamente lì, magari non come favoriti, ma pronti a far pagare qualsiasi disattenzione/errore a qualsiasi squadra