Oggi avevo previsto di parlare daltro, ma il week end ha fornito materiale succulento, soprattutto in quel di Hollywood, e quindi mi permetterete una breve (?!) digressione sullo scambio che ha portato il figlio eletto di Spagna a Kobeland.
Il primo pensiero va a Kupchack, che ci ha preparato un colpo quasi alla Ainge: fa la figura dellimbecille per anni, e poi quando hai perso tutte le speranze ti orchestra la trade perfetta.
Occorre però fare le debite differenze. Innanzitutto sul materiale scambiato.
Anche se in giro per i forum i ringalluziti tifosi dei Lakers parlano già di Gasol, fino a ieri una mezza pippa con la stessa cattiveria agonistica di Ciccio di Nonna Papera, come di forza dominante in post basso (!?), Garnett e Allen tendono a restare un po più decisivi.
Laltra differenza è legata allaltra metà del cielo: se nella trade Boston-Minnie McHale aveva fatto la figura del fesso, probabilmente ancora troppo filo-bostoniano, ma comunque il suo operato era in qualche modo difendibile (in fondo in cambio di KG ha avuto circa 170 giocatori, di cui alcuni anche buoni, e pure dei soldi…), nella trade LA Memphis la parte che si è ritagliato Chris Wallace è quella del consueto Scemo del Villaggio.
Dopo aver già dato prova di non essere capace e di portare pure sfiga come GM in quel di Boston, il sagace Chris viene ingaggiato per un compitino facile facile: sostituire Mr Logo, nonchè Mr miglior GM della lega, Jerry West.
Uno, per capirci, che ha sovvertito ogni legge delle fisica, creando qualcosa dal nulla: al di là dei titoli vinti con LA infatti questo ha preso Memphis, lequivalente cestistico del vuoto siderale, e ha costruito una squadra che ha fatto i playoffs per 3 anni a fila.
Avessero anche passato un turno di playoffs, il buon West avrebbe potuto ritagliarsi una nuova carriera come Santone di Scientology.
Wallace, dicevamo, è uno che tiene duro.
Da un anno e mezzo i Bulls lo chiamano per dirgli: vedi questi 12 giocatori giovani e promettenti? Ecco, scegliene 4, forse anche 5, quelli che vuoi, possibilmente con lesclusione di Deng, ma anche no. In cambio ti chiediamo solo Gasol, forte, ma che agli ultimi controlli ancora non sembrava Duncan. E Wallace, duro e puro, rifiuta ripetutamente, ritenendo lofferta troppo scarsa.
Lui si che ha saputo vedere lungo, confezionando la trade perfetta, ovvero quella tutti vantaggi e nessuno svantaggio.
Certo, per i Lakers, ma non si può avere tutto.
Ci siamo presi Kwame Brown, uno che ha trovato la forza di superare Olowakandi e Milicich nella gara a peggior prima scelta di sempre.
Uno fresco dellelezione plebiscitaria da parte di tutti i colleghi a giocatore che sfrutta peggio il talento a propria disposizione.
Ma in fondo lo si prende solo per il contrattone in scadenza. Oddio, contrattone: 9,5 mln; a me non spiacerebbero, ma nellNBA doggidì puoi trovare contratti-patacca molto più ghiotti (certo, ce li hanno quasi tutti i Knicks, ma non è detto che non siano disponibili, anzi…).
Poi abbiamo il redivivo Aaron McKie, di recente riesumato dai Lakers proprio per questoccasione, sempre a fini salariali.
Crittenton, buonino, promettente, giovane, ma non sono proprio certo che sarà il prossimo TMC.
Gasol Jr, uno che sposta il giusto, e che avrà il dubbio privilegio di inserirsi in uno spogliatoio che nellultimo anno ha detto di tutto alle spalle (e non solo) del fratello.
E poi due scelte, di questanno e del 2010, entrambe a meno di imprevisti clamorosi piuttosto basse, e senzaltro non di lotteria.
Detto come al solito per partigianeria, unofferta così ghiotta poteva averla anche da Miami: Williams, in scadenza per 8 e passa mln, Parker (altri 2,5, ma Riley ci avrebbe messo del suo pur di liberarsene), Cook (ovvero giovane matricola di belle anche se non bellisime speranze) e due scelte, dove probabilmente quella di Miami ben più ghiotta di quella dei Lakers…
Ma torniamo allo scambio: ai Lakers Pau Gasol, e con il solito guizzo finale tipico del genio, anche una prima scelta 2010, che se devo scommettere, probabilmente sarà altina.
Thank you for the memories, Chris.
[b]Lakers da titolo?[/b]
Forse stiamo un po esagerando, un po come per Bynum, giovane centro in rapida progressione, di cui però si tende a parlare già oggi come di Chamberlain.
Fino a ieri per Jackson e Bryant era solo quel grosso bambinone con la faccia da Arnold che quel deficiente di Kupchack si ostinava a non voler dar via in cambio di giocatori veri…
Però qualcosa effettivamente è cambiato.
Fisher, Bryant, Odom, Gasol, Bynum, con in panca Farmar, Walton, Ariza, Turiaf, non andiamo malissimo.
Diciamoci la verità: fino a venerdì nemmeno Jerry Buss metteva LA tra le contender.
Oggi il loro approdo in finale è piuttosto improbabile, ma non è più impossibile.
Grazie allaumentata forza della squadra, ma soprattutto grazie anche ad un generale livellamento verso il basso nella Western Conference.
Può sembrare strana questa affermazione, quando con il 55% di vittorie sei fuori dai playoffs, ma se confrontiamo la situazione con lo scorso anno la cosa è evidente.
Lanno scorso cerano Dallas, inarrivabile. Appena sotto Phoenix e SanAntonio. Fine.
Poi un po di squadre emergenti a cui si guardava con simpatia e tenerezza (Utah, LAL, GSW, Denver), ma niente di serio in ottica playoffs.
Oggi invece, al di là dei record incredibilmente vicini, limpressione è che le 7 suddette e le inaspettate new entry New Orleans e Portland siano quasi equivalenti, e se la vittoria finale di una delle 3 grandi è più probabile per un fatto di esperienza, in caso si classificasse una delle altre non ci sarebbe comunque da gridare allo scandalo.
Il possibile successo finale dei Lakers si regge però su una serie di quesiti, che dovrebbero risolversi tutti con risposta positiva se Kobe e soci vogliono andare lontano.
Inserimento di Gasol in un sistema offensivo molto complesso e da lui mai praticato.
Recupero fisico pieno e rapido di Bynum e Ariza.
Rapporto Bryant-Gasol.
Difesa di Gasol: lo spagnolo è uno dei peggiori difensori tra i lunghi della lega, e in una difesa abbastanza scarsa come quella di LA, lui va di fatto a prendere buona parte dei minuti di Turiaf, ovvero uno dei migliori difensori dei Lakers.
Quello che invece dovrebbe quasi sicuramente evolvere verso un miglioramento è il ruolo di Odom.
Finalmente liberato del ruolo (da lui abbastanza chiaramente rifiutato) di secondo violino, potrà finalmente fare quello che fa meglio, ovvero difendere, prendere i rimbalzi, e in attacco fare il play.
Se come costruttore di gioco allinterno della triangolo vi viene in mente un giocatore più simile a Pippen (uno che ha fatto benino, se ben ricordo), fatemi sapere.
Non avendo più la necessità di mettere punti a tabellone, potrà quindi rilevare il compito di playmaking da Fisher (che tutto è fuorchè un play, e non da oggi), e soprattutto togliere un po la palla dalle mani di Kobe, rendendolo così più pericoloso a sua volta come finalizzatore.
[b]Il ritorno dei Jazz[/b]
Ok, fine della digressione (e dopo 2 pagine era anche ora…).
Torniamo allargomento di oggi.
Utah è tornata.
Qualcuno fa risalire la cosa allarrivo in maglia bluceleste di Kyle Korver, giocatore che sembra semplicemente nato per giocare nel sistema di Sloan, e che i Sixers hanno voluto regalare in cambio del rompispogliatoi (e altro) Giricek.
Personalmente ritengo sia solo una coincidenza.
Non è stato lui a cambiare i Jazz, semplicemente perchè i Jazz non sono cambiati.
Sono solo tornati quelli di inizio stagione o, se preferite, della scorsa stagione.
Il motivo per cui tra fine dicembre e buona parte di gennaio siano stati una squadra da CBA, sinceramente mi è ignoto.
Non giocavano da Jazz, soprattutto in difesa.
In difesa Utah può essere una squadra decorosa (nemmeno un tifoso come me può valutare oltre il decoro la difesa dei Jazz) quando gioca di squadra, perchè se no, a parte Kirilenko, nessuno raggiunge nemmeno la sufficienza.
Altro elemento sospetto è stata la tendenza di Williams a giocare più per sè che per i compagni, anche se è difficile stabilire se questo sia stata causa o effetto dello scarso rendimento dei Jazz.
A questo si aggiunga unalta percentuale di partite in trasferta, dove da sempre Utah è ben meno convincente che fra le inospitali mura dellex Delta Center.
Terminata questa parentesi, comunque senza drammi, panico, liti di spogliatoio, dichiarazioni clamorose, i Jazz hanno ripreso da dove avevano lasciato: difesa, come detto decorosa, il miglior attacco a metà campo della lega, un gioco di squadra in cui tutti si muovono e partecipano alla manovra, mentre negli ultimi minuti parte il Deron-Carlos Show: schieramento 1-4, con Deron in punta e gli altri quattro allineati vicino alla linea di fondo. Poi Boozer sale, gioca il temutussimo pick&roll con Williams, e da lì partono i guai per gli avversari, perchè il pacchetto di soluzioni è vasto e particolarmente letale. Williams, ormai pienamente padrone nella sua gestione valuta come un computer la soluzione migliore in base agli adeguamenti della difesa, e colpisce.
Un suo arresto e tiro dalla media, una sua penetrazione, un passaggio (generalmente al gomito) per Boozer, che può tirare (con ottimi risultati) da lì, oppure fintare il tiro (e quella finta è meglio rispettarla…) e andare a concludere da sotto. Oppure, ed è questa la vera novità, si può aprire sulle ali.
A inizio stagione dicevo di come questo fosse il punto debole dei Jazz, visto che gli avversari spesso decidevano di riempire larea e costringere Williams allo scarico verso Kirilenko o Brewer, entrambi tiratori discontinui e poco avvezzi a gestire la pressione.
Oggi la situazione è dicisamente migliorata. Su un lato abbiamo il neo arrivato Korver ovvero, semplicemente, uno dei migliori tiratori da tre della lega, uno che si è costruito una carriera NBA proprio tirando da tre sugli scarichi, anche quando conta.
Dallaltra parte invece abbiamo sempre il russo, che però sembra aver fatto passi da gigante rispetto a inizio stagione.
La cura Hornaceck ne ha fatto un tiratore decisamente migliore, perfezionando la sua tecnica, ma soprattutto aumentandone la sicurezza. Il vecchio Horny infatti, conoscendo abbastanza bene lattacco di Sloan, visto che a occhio non dovrebbe avere subito molte variazioni da quando lo eseguiva in prima persona, ha insegnato a AK47 come muoversi meglio allinterno del suddetto, in quali posizioni e situazioni sarà la maggior parte dei tiri che potrà prendere, e effettivamente Kirilenko sembra tirare con molta più sicurezza, e indubbiamente con migliori risultati.
Sul fronte rapporti personali tutto tace.
La trade alla pari Kiri-Marion al momento non si fà, e speriamo non si faccia mai.
Se infatti Dantoni saliverebbe per poter avere il russo, che nel suo sistema potrebbe fare sfracelli, Marion ai Jazz sarebbe deleterio. Sono infatti convinto che la metà del valore di questo giocatore derivi dal fatto di giocare (fuori ruolo) in quel sistema, e che il sistema dei Jazz, basato su regole e letture sarebbe il posto peggiore per metterne in evidenza i limiti.
Lunico giocatore NBA che penso potrebbe fare bene come AK47 al suo posto è Prince di Detroit. Per nessun altro lo scambierei, spece se alla pari.
Tornando invece a parlare del gioco dei Jazz, settimana scorsa ho visto la partita di Utah contro New York.
Il confronto è stato impietoso, al di là dellovvio risultato finale.
Da una parte il miglior attacco della lega, dallaltra uno dei peggiori.
Da una parte ad ogni azione 5 uomini in movimento, per altro perfettamente sincronizzato, dallaltra tutti fermi e, quando va bene, uno va a portare un blocco a chi ha la palla.
Forse, al di là del talento dei giocatori (cosa che comunque a NY non è che manchi, manca se mai la chimica fra gli stessi), vale la pena anche di riconoscere il lavoro dellallenatore.
Chiaro che allenare Harpring è più facile che Randolph, e che se il tuo play è Williams vai meglio che se è Marbury o Robinson, però il divario di risultati mi sembra clamoroso.
Marbury ha il suo caratterino, ma non è che Williams sia proprio privo di personalità (o di spigoli, come potrebbero testimoniare diversi compagni).
E vero, Sloan ha lappoggio incondizionato della società, ma ce lha perchè sono ventanni che mantiene ad alto livello una squadra con talento medio non da top 10 NBA, e poi non è che a Thomas la dirigenza metta proprio i bastoni fra le ruote…
E vero, Marbury è già una stella affermata, puoi intervenire meno, ma Sloan quando Williams è arrivato nella lega, tanto per fargli capire che aria tirava, lha sbattuto in panca per tutta la prima stagione, non ostante il regista titolare fosse il non amatissimo Arroyo.
Questa prevaricazione, per altro non giustificata da reali demeriti di Williams, ha però dato il corretto imprinting allex Illinois: se vuoi qualcosa devi meritartela, qui non sei nessuno.
Se vuoi giocare devi seguire le mie indicazioni, e devi migliorarti sempre.
E infatti Williams ha avuto il tempo e la possibilità di imparere senza pressione alcuni aspetti che nel suo gioco andavano rifiniti. Un anno di allenamenti vedendo poco il campo, unestate a lavorare con Stockton (che qualcosina a un playmaker la può sempre insegnare), e al suo secondo anno Williams si è presentato con un piglio e unautorità del tutto diversa.
Morale; se volete il mio parere, anche per questanno lallenatore dellanno lo merita il vecchio Sloan.
Secondo classificato Stan VanGundy.
Sì, proprio quello che aveva smesso di allenare per stare vicino alla famiglia.
Si vede che a Orlando gliela fanno portare agli allenamenti.
Quanto a Thomas, sembra che il lavoro di Stern vada nella direzione di portare Colangelo a dirigere le operazioni nella mela, e Dantony a guidare la squadra a bordo campo. Sinceramente glielo auguro. Lineffabile Thomas ha già fatto abbastanza male alla pallacanestro, da quando ha appeso le scarpe al chiodo.
[b]All Star Game[/b]
Sono quasi in chiusura, ma vorrei fare solo alcune rapide considerazioni sulle convocazioni per lASG, in attesa di fare unanalisi un po più completa dellevento in un prossimo pezzo.
[b]Est[/b]
Il materiale umano (in termini di stelle) complessivamente a disposizione era limitato (e la riprova sono i drammatici record delle quindici squadre di questa conference), e quindi la selezione di tifosi e allenatori è abbastanza condivisibile, e lascia poco spazio a critiche sulle esclusioni.
Le due più clamorose a mio parere quelle di Turkoglu e Oneal.
Brother Edo è uno dei principali motivi del record sorprendente dei Magic, la cui carrozza è trainata per buona parte della partita dalla prepotenza fisica di Howard, ma soprattutto nei finali è la poliedricità e il sangue freddo del turco a fare la differenza. Meritava più credito.
Il discorso Oneal è differente.
Questanno ha giocato poco, e decisamente male. Se però parliamo del ruolo di centro ad est, rimane comunque alla peggio la seconda scelta dopo DH12, a meno che non si vogliano preferirgli soluzioni pittoresche come Ilga o Bogut.
Magari sono anche migliori nei numeri, ma il livello di attenzione della difesa che richiama il 32 di Miami rimane decisamente superiore. Discorso diverso per Sheed, che come sempre alterna minuti in cui è non il centro, ma il giocatore più forte della lega, ai soliti momenti in cui guarda con limitato interesse lattività dei compagni sul campo. Indecifrabile.
Al di là del ranking di Oneal tra i centri ad est, poteva comunque starci la convocazione (al limite anche con una delle due chiamate libere delle riserve) come tributo alla carriera. Lultimo ASG della carriera giocato a casa sua, in Lousiana, sarebbe stato il giusto coronamento, e soprattutto tributo, alla carriera di uno dei più dominanti giocatori di sempre.
Senza contare il fatto che se esiste un giocatore che incarna a 360° il concetto stesso di ASG è proprio il centro di Newark. Fino a 3-4 anni fa era il centro assoluto dellevento, in campo e fuori.
Da qualche stagione in campo si amministra (un po come durante il campionato), ma resta il cuore di allenamenti, festeggiamenti (forse più i secondi che i primi), ha relazioni con tutti, giocatori e non, fa divertire i giornalisti e regala lezioni di break dance, insomma, la faccia buona del basket NBA, dove i campioni dimostrano di essere a loro agio e soprattutto di sapersi divertire in un we che ha come fine ultimo lentertainment fine a se stesso.
E allora, ribadisco, se anche non vogliamo riconoscergli dei diritti tecnici di partecipazione (comunque presenti, anche se tenui), un posticino glielo si poteva trovare proprio come tributo.
Uno tra Johnson, Jamison e Hamilton si poteva escludere senza commettere reato, per lasciare posto al Re della festa.
Avessi dovuto scegliere io, avrei lasciato a casa Hamilton, giocatore meraviglioso da avere in squadra, ma che credo non centri nulla con lASG.
E non solo per il solito (e per altro indiscutibile) discorso della scarsa spettacolarità.
Anche se ne facciamo un discorso di eccellenza, Rip non appartiene a questa partita: difensore onesto, tiratore da 3 decoroso, penetratore accettabile, quello in cui è veramente un All Star, di più, in cui è il più forte della lega, è muoversi sui blocchi senza palla, ricevere e tirare. Peccato che in un ASG non ci siano 2-3 compagni che si dispongono nei posti giusti e gli piazzano i blocchi. E allora, se gli togli questo fondamentale, ti accorgi che stai portando alla partita delle stelle un giocatore onesto, ma non certo una star.
Forse il posticino a nonno Shaq lo poteva lasciare…
[b]Ovest[/b]
Qui la musica cambia. Le convocazioni sono senzaltro condivisibili: si sarebbero potute anche fare scelte diverse, ma quelle fatte hanno le loro ragioni, così come le avrebbero avute le altre; personalmente ad esempio, almeno visto quanto fatto questanno, avrei portato Chandler invece di Stoudamire, ma in fondo sono dettagli.
Quello che invece sorprende è la lista degli esclusi: semplicemente troppo talento per una selezione formata solo da 12 giocatori.
Il ruolo in assoluto più penalizzato quello delle guardie dove, non ostante ne siano state scelte 5, ci sono degli esclusi… inescludibili.
Deron Williams. Ovvero semplicemente uno che se dici che oggi è il play più forte dellNBA la gente si ferma un attimo a pensare se è vero. Poi può anche dirti che sia più forte Nash, o Kidd, o Paul, ma intanto lha considerata unaffermazione plausibile…
Manu Ginobili. Sostanzialmente lunico motivo per cui gli Spurs sono al momento nella griglia playoffs, con una squadra vecchia e demotivata, un Duncan in amministrazione controllata, e un Parker formalmente ancora in viaggio di nozze.
Baron Davis. No Baron, no party. Toglilo ai Warriors, e il loro progetto finisce allistante. Del tutto inarrestabile in attacco, e incredibilmente sano.
Dimenticato nessuno?
A sì, ci sarebbe quello lungo e stretto che gioca a Houston, comè che si chiama? Tracy cosa?
Ebbene sì, spesso infortunato, stagione con numeri non felicissimi, ma… Tracy McGrady, ho reso lidea?
E ovviamente questo avanzo è così limitato grazie alle auto-esclusioni per infortunio/poca voglia di Parker e Bibby, altri due che in condizioni normali il loro posticino potrebbero anche reclamarlo…
In conclusione, a risposta della provocazione di Tranquillo/Buffa in una delle ultime telecronache (in questa lega potresti fare un ASG solo con gli esclusi), ecco le mie due squadre per la partite degli illustri trombati:
[b]Est[/b]
Quintetto: Josè Calderon, Ray Allen, Edo Turkoglu, Rasheed Wallace, Shaquille Oneal
Panchina: M. Redd, G. Wallace, A. Iguodala, J. Richardson, R. Jefferson, Josh Smith, A. Bogut
[b]Ovest[/b]
Quintetto: Deron Williams, Manu Ginobili, Tracy McGrady, Pau Gasol, Tyson Chandler
Panchina: B. Davis, M. Miller, J. Howard, S. Marion, A. Jefferson, M. Camby, C. Kaman.
Come anticipato, leggerissima superiorità di quelli a ovest del Mississipi
Vae Victis