Saranno contenti i tifosi di Cleveland.
Dall’inizio di questa stagione in tutti i forum che parlano della squadra dell’Ohio non si faceva altro che criticare Larry Hughes, anzi, a dire il vero Hughes veniva criticato già da metà della scorsa stagione, salvo poi giustificare le sue scialbe prestazioni con il dramma che ha vissuto nel finire della Regular Season, la morte del fratellino, a causa di una malattia congenita al cuore.
Saranno contenti perchè Larry Hughes è stato mandato via da Cleveland.
E non è stato nemmeno l’unico ad essersi allontanato dal Regno di King James. Insieme a lui, infatti, hanno fatto le valigie Drew Gooden, Shannon Brown, Cedric Simmons, Donyell Marshall e Ira Newble.
Ben 6 giocatori che sono stati ceduti da Danny Ferry in una mega trade che ha visti coinvolti i Chicago Bulls e i Seattle Sonics.
In cambio, nella città denominata [I]”The Mistake on the lake”[/I], non propriamente un complimento [B]alla cittadina dell’Ohio, sono arrivati Ben Wallace e Joe Smith da Chicago, insieme a una seconda scelta al draft 2009 e Wally Szczerbiak e Delonte West da Seattle[/B].
Una rivoluzione in pratica, che è andata a variare sensibilmente il roster dei Cavaliers.
Vediamo però come questa rivoluzione può incidere sulle aspettative stagionali della squadra di Lebron.
Come detto c’è stata la [B]dipartita di Hughes, sicuramente non rimpianta da James[/B] come dal resto della popolazione di Cleveland. Larry, arrivato a Cleveland dopo una stagione a Washington da All Star, ha però mostrato tutti i suoi limiti nel giocare con una stella di prima grandezza al suo fianco. Il suo è un gioco che rende se ha la possibilità di giostrare l’attacco a suo piacimento per un po’ di possessi. Con James a monopolizzare l’attacco, invece, dovendo giocare sugli scarichi o su una bassa percentuale di possessi, ha mostrato una sinistra propensione a tirare con un deludente 37% dal campo, con prestazioni da 1 su 12 o giù di lì. Indolore quindi, o quasi, la sua partenza, soprattutto [B]giusta la politica intrapresa da Cleveland di rinunciare a un vero e proprio secondo violino, per trovare un package di giocatori più funzionali alle esigenze di Lebron[/B].
E proprio in quest’ottica sono da vedere le altre pedine acquisite dai Cavs nel maxi scambio. [B]Ben Wallace e Joe Smith[/B] sono 2 lunghi che [B]vanno sostanzialmente a coprire le partenze di Drew Gooden e di Donyell Marshall[/B]. Ben è il tipico centro difensivo che può cambiare il volto di una franchigia, se solo si riprendesse dal torpore che lo ha assalito da quando si è spostato da Detroit, Joe Smith un 4 con punti e ribalzi nelle mani, giusto al di sopra della decenza nella propria metà campo difensiva, che sarà molto utile a punire gli scarichi da 5 metri che Lebron gli metterà a disposizione. Direi un passo avanti rispetto a un 4 come Drew Gooden che dava, statisticamente, qualche rimbalzo in più rispetto a Smith giocando però anche più minuti. Donyell Marshall, invece, era ormai una scommessa persa per Cleveland, e le percentuali al tiro, sotto il 30%, ne erano la riprova migliore.
[B]A rimpiazzare Hughes[/B], come ruolo, [B]sono arrivati Wally Szczerbiak e Delonte West[/B]. Il primo è un giocatore che potrebbe rivelarsi fondamentale per Cleveland.
Giocatore dal tiro mortifero, ha anche una grossa fiducia in se stesso e una buona cattiveria, caratteristica che in una squadra con un leader conclamato come James può rivelarsi parecchio utile per sopravvivere in spogliatoio. Delonte invece è un play, probabilmente ancora un work in progress in realtà, che ha anch’esso un ottimo tiro da fuori e che in difesa può essere davvero utile. Il fatto che ancora non si sia formato come play, date alcune scelte ancora discutibili, non dovrebbe essere un grosso problema nella realtà in cui si è calato. A Cleveland infatti è sufficiente che qualcuno porti la palla nella zona offensiva, poi in sostanza c’è il numero 23 che può togliere diverse castagne dal fuoco.
Presi singolarmente quindi, [B]gli uomini arrivati dalla trade sembrano aver fatto fare un notevole salto di qualità alla squadra dell’Ohio[/B].
Ma calati nella realtà di un roster che l’anno scorso è comunque arrivato in finale a giocarsi l’anello, saranno la vera giusta addizione che farà quadrare il cerchio e darà la svolta alla squadra che fin dall’inizio è parsa non in grado di ripercorrere i fasti della scorsa stagione ?
A mio avviso [B]un miglioramento globale c’è stato[/B], perchè quando il solista è d’eccezione come lo è il Prescelto, il miglioramento dei singoli componenti dell’orchestra migliora il risultato finale della composizione. Che poi questo sia sufficiente a vincere il disco di platino, è difficile dirlo, perchè entrano in gioco troppi fattori difficili da prevedere (perdonate l’excursus musicale, ma nella settimana del Festival di Sanremo il bombardamento mediatico sortisce brutti effetti).
[B]La sensazione è che nel reparto lunghi ci sia un buon equilibrio di elementi[/B]. Perchè ci sono Varejao, Ilgauskas e Wallace che possono giocare sia da 4 che da 5, almeno difensivamente, e che sia sempre possibile avere un lungo che produce offensivamente con un altro che garantisce ottima difesa. Le prime partite danno l’indicazione che a giocare in quintetto saranno Ilga e Ben, che si scambiano di ruolo in attacco e in difesa, con Ben che marca i 4 essendo più rapido di Z che si prende cura dei 5, e ruoli opposti in attacco, dove si può sfruttare il tiro di Ilgauskas dai 5 metri e la scarsa propensione di Ben al gioco offensivo piazzandolo nei pressi del canestro ad aspettare gli scarichi di Lebron James a farlo contento. E questo è di sicuro un campanello d’allarme preoccupante per gli avversari. Perchè se Wallace si sente partecipe della fase offensiva, allora rende anche molto di più nella propria area, e Lebron sa come fare felice qualcuno in attacco. Dalla panchina si potranno poi alzare Varejao,
altro giocatore di energia e fondamentale in difesa, quanto penalizzante in attacco, miracolato in questa fase dal solito buon samaritano con il numero 23 sulla schiena, e Joe Smith, giocatore che offensivamente è un principe dai 5 metri in giù, e difensivamente è sulla sufficienza. Molto facile a questo punto immaginare gli accoppiamenti possibile. Wallace-Ilgauskas, Smith-Wallace, Varejao-Ilgauskas e Smith-Varejao. Niente da dire, un quartetto che in pochi si possono permettere. Specialmente ad Est.
Probabilmente un po’ [B]in controtendenza dalle mode odierne di avere un 4 pericoloso anche da oltre l’arco[/B], ma l’unico a disposizione di coach Brown, Marshall, tirava con percentuali insufficienti, per cui nel cambio questa è la perdita minore.
Il [B]reparto esterno[/B] invece è quello un po’ [B]meno variegato[/B]. Togliendo dall’analisi [B]James[/B] considerato fuori concorso, Cleveland può contare su [B]Boobie Gibson[/B], play al secondo anno che sta continuando a stupire per le sue prestazioni e per la pericolosità da oltre l’arco, [B]Wally Szczerbiak[/B], guardia/ala che ha un enorme facilità nel tiro da fuori e tira anche con ottime percentuali, [B]Delonte West[/B], play che a Boston lo scorso anno era sempre in campo nei momenti più caldi per la sua grande capacità difensiva e per la sua freddezza nel tiro da fuori, [B]Sasha Pavlovic[/B], guardia/ala che ha un discreto tiro piazzato e che è anche in grado di buone penetrazioni, [B]Damon Jones[/B], guardia autoproclamatosi miglior tiratore della storia del gioco, e [B]Devin Brown[/B], altra guardia che ha stupito tutti guadagnadosi la fiducia del coach portando energia e elettricità all’attacco dei Cavaliers.
Se la lista vi sembra lunga, e anche un po’ ripetitiva, avete ragione. [B]Ci sono troppe guardie e soprattutto tutte con la propensione al tiro piazzato[/B]. Proprio per questo un giocatore come Devin Brown è diventato così importante nella chimica del team. E’ l’unico che dà un tocco di imprevedibilità alle guardie di Cleveland, sempre James a parte. E sono stati aggiunti 2 giocatori che come caratteristiche vanno a rimpolpare la lista stilata sopra.
Ovvio che il gioco di Cleveland è basato principalmente su questo, con Lebron James che penetra e scarica fuori per un tiro piazzato e generalmente con metri di spazio. E altrettanto ovviamente, maggiore è la qualità degli interpreti e maggiore è l’incisività degli attacchi.
Ma se questo servirà davvero a portare in alto Cleveland non è facile da dire, soprattutto alla luce del fatto che la chimica di squadra si deve costruire col tempo, e di tempo adesso ne rimane poco,e Cleveland, che al momento ha la quinta piazza ad Ovest, potrebbe non averne a sufficienza per raggiungere squadre come Boston e Detroit, ad est le vere contender per l’anello finale.
Poi però se il marziano da St. Vincent-St. Mary High school si convince che il supporting cast è quello giusto, potremo vederne delle belle ad aprile.