Ad oggi, con un record che strizza locchio al 60% di vittorie stagionali, i Denver Nuggets sarebbero fuori dai playoff. Una situazione difficile da digerire per qualunque tifoso delle pepite, che in questo momento sta sicuramente vivendo una situazione amletica: essere pessimisti per un trend non proprio positivo nelle ultime 10 partite (5-5 il record), e soprattutto per un atteggiamento difensivo poco compatibile con il traguardo della post season, oppure manifestare ottimismo per la situazione di continuo mutamento della classifica ad ovest?
Per intenderci, meglio essere scontenti della propria squadra, o meglio essere contenti delle disgrazie altrui? Disgrazie che hanno un nome, per inciso: la perdita di Yao da parte dei Rockets (comunque vincenti contro Denver e ancora in una striscia vincente), lapparente suicidio tecnico dei Suns, il periodo dadattamento di Dallas che ha inserito nel motore un Jason Kidd tanto geniale quanto difficile da sposare con le idee tattiche di Avery Johnson, lappannamento fisiologico di New Orleans e linesperienza di Portland. Per non parlare poi della fragilità fuori casa di Utah e dellimprevedibilità di Golden State.
Insomma, un quadro in continua evoluzione, e quindi aperto ad ogni possibilità, che però non deve spostare lattenzione dai grossi problemi che la squadra di Karl indubbiamente ha, e questi problemi non sono nemmeno pochi.
Prima di tutto la difesa. Denver nelle ultime 10 ha concesso 107 punti di media, incrociando non corazzate incontenibili in attacco ma, squadre come Cleveland, Seattle, Miami, Chicago, Bucks e Clippers. Ma a parte i punti concessi, che possono essere gonfiati dalla tendenza di Denver di tirare nei primi secondi dellazione, è linsufficienza strutturale della difesa dei Nuggets che deve preoccupare. Avere Iverson da guardia, equivale automaticamente ad esporsi a dei mis-match complicati, specialmente se il play titolare è Anthony Carter, che non è omonimo della meteora passata per Scafati, è proprio lui. Se a questa anomalia aggiungiamo che Anthony non è conosciuto come difensore, ne sulla palla che di squadra, allora la cosa si complica ancora di più. Esempio lampante di questa deficienza difensiva, la partita contro Houston, dove McGrady, non lultimo arrivato ma McGrady, è stato affidato alle cure di Najera, guerriero, combattente, ma che non può assolutamente tenere TMC. Migliore, almeno allapparenza, la situazione sotto canestro, dove Martin è un duro vero e un difensore sulla palla tra i migliori nella posizione di ala forte. Meno bene per quanto riguarda aiuti e rotazioni dove K-Mart perde molto in efficacia, forse anche per problemi di concentrazione e lettura del gioco (fondamentale nel quale non eccelle nemmeno in attacco). Marcus Camby, il difensore dellanno, è il miglior stoppatore della Lega ed un rimbalzista fenomenale, ma anche qui i numeri nascondono unaltra verità, dando una percezione un po troppo alta del reale valore di Camby, che si esalta nelle giocate dinamiche ma tende a cercare troppo la stoppata e subisce contro avversari più potenti. Nenè, che ha vinto una battaglia ben più importante con la malattia, ha dimostrato negli scorsi playoff, di avere atletismo, taglia fisica e tecnica per dar fastidio a Tim Duncan. Il problema è che gli infortuni lo tormentano. Dovesse rientrare con una forma decente per il rush finale, Denver avrebbe unarma in più su cui contare. Come si può vedere, non è solo nella mentalità difensiva che Denver è in difficoltà, sono proprio i giocatori che non hanno nel loro DNA la difesa, e questo vale anche per la panchina, da dove escono Kleiza, buon attaccante ma, casellante professionista e JR Smith che avrebbe tutto per difendere bene (e non solo) ma non lo fa.
Insomma un quadro non proprio confortante per coach Karl, accusato da molti di non aver dato un gioco, unidentità alla propria squadra. Questa affermazione, che potrebbe anche essere veritiera, non tiene conto di molti fattori, primo fra tutti lassenza di un play di valore, e la presenza in campo di due stelle che hanno bisogno di avere la palla in mano per mettere una firma sulla partita. Iverson, che allalba dei 33 anni sembra ancora instancabile, ha cifre che lo rendono ancora tra i migliori giocatori della Lega, ma non bisogna farsi fuorviare dai numeri. Un esempio? I suoi oltre 7 assist di media, quanto sono importanti per la squadra? E quanti di questi assist sono il frutto di isolamenti con gli altri 4 (tra cui un certo Anthony) che stanno a guardare? AI gioca 42 minuti di media, francamente troppi, ed è il vero padrone della squadra, cosa che alla lunga potrebbe pesare e non poco sulla psiche di Melo.
A proposito dellex Syracuse, una cosa bisogna dirla: Carmelo ha accettato con grande maturità la presenza di un giocatore ingombrante come Iverson, dando lo stesso il suo solito contributo di punti e rimbalzi (quasi 8 di media). E evidente che il suo potenziale offensivo non è espresso appieno per la presenza del numero 3. Anthony, per esempio non sempre sfrutta appieno la combinazione di potenza e tecnica di cui dispone, accontentandosi troppo spesso del tiro da fuori, per altro di una bellezza stordente. Forse anche il fatto di dover condividere sempre il pallone con AI non lo aiuta ad entrare in ritmo e gli toglie anche unarma che è spesso sottovalutata quando si parla di Melo, ovvero il passaggio.
Ma i due All Stars non sono gli unici giocatori di talento presenti a Denver.
Kleiza, facendo fede alla sua provenienza lituana, è un signor attaccante, dotato di un ottimo tiro da fuori ed a una stazza fisica importante per il ruolo. Anche JR Smith ha talento da vendere, fisico e tecnico, ma il suo rendimento è altalenante e per essere latleta che è, si accontenta troppo del tiro da fuori. Se a questo aggiungiamo che troppe volte sembra finito in campo per caso, ci si trova davanti ad uno di quei giocatori che fanno impazzire di rabbia allenatori e tifosi, che vedono un grande potenziale buttato allaria per colpa di una testa non sempre adatta al basket. I due lunghi titolari, Martin e Camby non sono giocatori in grado di crearsi un tiro da soli. In teoria sarebbero i giocatori ideali per chiudere sugli scarichi di Melo e soprattutto di Iverson, ma Camby in attacco staziona sempre lontano dal ferro, mentre Martin non sempre si rende conto dei suoi limiti, rompendo spesso i giochi per volersi mettere in proprio (anche se è migliorato sotto questaspetto).
In definitiva, la strada per i playoff passa da una maggior solidità da parte dei Nuggets, che per portare a casa le ultime 4 vittorie hanno dovuto tirare sempre con percentuali elevate (solo contro i Clippers hanno tirato male, ma erano appunto i Clippers). Nellultima vittoria, contro i Suns, Denver ha tirato col 62% da 3, trovando 3 bombe con Carter e 6 praticamente filate da Jr Smith.
I playoff non sono scontati, specialmente se Houston continua a vincere e se Golden State riuscirà a mettere fieno in cascina nella prima metà di marzo (affronterà Miami, Orlando, Toronto, Phoenix, Memphis, Sacramento e Clippers). Fare la corsa su Phoenix e Dallas non è il massimo, anche se sono due squadre sicuramente non in salute, ma Denver ha talento, ha una stella (Iverson) abituata alle avversità e se riuscisse a passare indenne questo terribile mese di marzo (dove incontrerà due volte gli Spurs e una volta Dallas, Golden State e Phoenix) allora la post season potrebbe diventare realtà.
Stefano Manuto