[b]New York Knickerbockers[/b]. La squadra della grande mela. Una delle squadre che esistono da quando esiste lNBA. Il più grosso mercato economico del mondo. I Knicks sono tutto questo, e sono anche la franchigia che si appresta, mestamente, a chiudere in [b]negativo[/b] il saldo vittorie/sconfitte per il [b]settimo anno consecutivo[/b].
Paradossalmente il record di questanno è lultimo dei problemi. Alzi la mano infatti chi si aspettava unannata dei Knicks diversa da comè andata questanno. Il principale imputato? Facil: Isiah Thomas. [b]Coach[/b] e [b]GM[/b], chi altrimenti?
Chi ha voluto a tutti i costi [i] Coney Island Finest[/i], al secolo [b] Stephon Marbury[/b] per provare, dopo avvergli dato carta bianca, prima a trasformarlo in una sorta di Stockton nero e poi scaricandolo pubblicamente, in modo non molto elegante (ma questo per chi conosce Zeke non può essere una sorpresa)e probabilmente accusandolo ben aldilà di quelle che sono le sue colpe?
Chi ha strappato [b]Curry[/b] ai Bulls ricoprendolo di dollari, salvo poi rendersi conto che il centrone non ha né lattitudine a rimbalzo né, cosa più grave, la [b]durezza caratteriale[/b] dei big man di altissimo livello?
Chi ha preso da Portland Zach Randolph ed il suo contrattone, facendo felici i Blazers e pordandosi in casa lennesima testa bacata, grande attaccante ma difensore pessimo oltre che esattamente non un giocatore di squadra?
Chi ha costruito una squadra che costa meno solo dei Maveriks?
Il cap dei Knicks parla da solo: [b]secondo monte salari della lega[/b] (allirreale quota di circa 89 milioni di dollari) bloccato da contratti a lungo termine come quello di Zach Randolph, Eddy Curry, Jamal Crawford e Jared Jeffries (scadenza 2011) o da contratti palesemente fuori ogni logica (Sexy James ma anche Malik Rose o Quentin Richardson).
I Knicks sono oggi una franchigia letteralmente allo sfascio. Dal punto di vista tecnico poi sè visto tutto ed il contrario di tutto in questi anni di gestione Thomas, con una squadra dapprima votata alla corsa ([i]saremo i Suns della costa Est[/i]) poi riciclata al gioco metà campo (con ricerca ossessiva del post basso, snaturando le tendenze e gli istinti degli esterni). Il problema di questi Knicks, almeno a livello tecnico, è lassoluta mancanza di unidentità di squadra, acuita dalla presenza di moltissimi solisti che sopravvalutano decisamente le proprie qualità e sottovalutano (non lavorandoci) i propri difetti.
Nasce così la squadra che vuol giocare a metà campo ma è una delle peggiori difese della lega, la squadra che cerca il post basso, dove alberga il centro meno rimbalzista dellNBA, ma che non ha giocatori in grado di leggere le difese ed adeguarsi. In soldoni ecco la squadra che vorrebbe un gioco ordinato ma che finisce dopo due passaggi a giocare in isolamento. Non poteva essere altrimenti se si considera la qualità e la quantità delle teste disabitate che albergano nello spogliatoio dei Knicks. Purtuttavia pare che Thomas, almeno per il momento, resti e non solo, il proprietario, James Dolan, a cui arriveremo a breve, pare intenzionato a tenerlo anche per il prossimo anno, magari sollevandolo dalle mansioni di general manager per assegnare questo ruolo, si mormora, a Kiki Vandeweghe, altro ex giocatore dei Knicks (anche se il meglio lo ha dato con la maglia dei Nuggets) apprezzato ex Gm di Denver, anche se poterà con se sempre la macchia di aver scelto in lotteria [b]Nikoloz “Skita” Tskitishvili[/b]. A questo punto è inevitabile pensare che Thomas possegga del materiale riservato sul conto di Dolan, perché altrimenti sarebbe francamente inspiegabile come un coach odiato letteralmente dal proprio pubblico resti al suo posto nonostante questa imbarazzante gestione degli eventi. E qui arriviamo a James Dolan, figlio di Charles Dolan, uno che è diventato ricco con le trasmissioni via cavo e che ha comprato il Garden e tutte le squadre che ci giocano dentro, ivi compresi i Knicks.
Dolan figlio è luomo che ha fatto fuori Dave Checketts plenipotenziario dei Knicks quando questi erano proprietà di Dolan senior, per prenderne personalmente il comando. Peccato che il suo insediarsi al vertice dei Knicks sia coinciso con scelte demenziali come quelle di Thomas ora ma anche di Scott Layden (rinominato dallimpareggiabile pubblico di New York [i]Bin Layden[/i]) la querelle con Larry Brown, ed ancor prima le forzate dimissioni di Jeff Van Gundy (ultimo vero coach di spessore avuto dai Knicks).
Non solo, Dolan è sordo a qualsiasi tipo di richiesta da parte degli spettatori (negli anni si è passati dal coro [i]reefoun! Reefound![/i] al coro [i]Fire Isiah[/i]) ed insofferente alle critiche reiterate di Stern (ed è evidente come al boss dellNBA faccia assolutamente comodo una New York tra le contendenti al titolo piuttosto che nelle retrovie) che infatti spinge per una soluzione che veda defilarsi Dolan e veda subentrare la coppia [b]Colangelo-DAntoni[/b], ma come detto al momento le intenzioni di Dolan sembrano altre, tantopiù che sembra trovar conferme la notizia (apparsa più o meno un anno fa) che Thomas nellultimo anno abbia ricevuto un prolungamento del contratto che lo poterebbe in scadenza nel 2011. Una scelta incomprensibile come sottolinea anche [b] Peter Vecsey[/b] [i] columnist and analyst[/i] per il New York Post, visto che non solo Thomas è artefice della costruzione di questa squadra ma anche che sotto il suo [i]regno[/i] tutti i giocatori dei Knicks hanno prodotto pessime stagioni svalutando il proprio valore di mercato. Cosa rende così uniti Thomas e Dolan? Difficile dirlo con certezza, di sicuro Thomas è molto più mansueto di tutti i coach che con il proprietario hanno avuto problemi (JVG e Brown) e di sicuro Dolan ha un rapporto burrascoso con la stampa [i] niuiorchese[/i](tanto di accusare i giornalisti di essere i veri artefici delleliminazione dei Knicks dai playoff ad opera dei Raptors, ormai unera gelologica fa) basti anche ricordare il sostanzioso taglio alla buonuscita di Larry Brown proprio a causa delle dichiarazioni rilasciate alla stampa dallex coach. Che questo sodalizio si basi sulla serena accettazione delle fissazioni di Dolan da parte di Thomas e viceversa sullaccettazione da parte di Dolan dei continui stravolgimenti di Thomas? Questa, tra le tante è una delle possibilità, che però non spiega come sia possibile che una franchigia come i Knicks (che ricordiamo Forbes ha dichiarato in costante crescita di valore, sostanzialmente chi la comprasse oggi dovrebbe pagarla più di quanto lha pagata Dolan) non riesca a trovare chi la conduca fuori dalla palude. Tempi duri per Spike Lee e soci, e la via duscita ancora non si vede