Si sono giocate tutte le gare 2 delle 8 serie di play off e, con il cambio di scenario, con il passaggio quindi da un campo ad un altro, diamo uno sguardo allandamento di questa post season, tra sorprese (poche), nuove realtà emergenti e la solita stupenda intensità che solo i playoff NBA hanno.
[B]BOSTON CELTICS ATLANTA HAWKS 2-0 (104-81, 96-77)[/B]
Poco da dire. Risultato pronosticabile, per una serie che da limpressione di non poter fare in tempo neppure a cominciare. Troppo differenza tra Celtics e Hawks, specialmente in termini di intensità. Ne sono una dimostrazione le orrende percentuali di tiro dei giocatori di Atlanta, finiti nel tritacarne della difesa di Boston, guidata dal solito capobranco KG e da un [B]Rondo in formato all-star (16 punti, 6 rimbalzi, 9 assist, 2 recuperi col 66% dal campo)[/B].
Atlanta potrebbe portare a casa una gara a patto di eliminare i troppi errori e che Bibby si risollevi un minimo, oltre ad aver da Josh Smith una gara vicina alla tripla doppia. In caso contrario il cappotto sarebbe servito.
[B]DETROIT PISTONS PHILADELPHIA 76ERS 1-1 (90-86, 105-88)[/B]
Siamo alle solite. Un Sheed dissacrante e Pistons in amministrazione controllata, che però sbattono la faccia contro al muro fin dalla prima partita del primo turno. Phila è squadra giovane, che in gara 1 ha trovato giocate importanti anche dagli uomini più inaspettati (Evans chi?), e non è detto che in casa sua non possa fare di nuovo lo sgambetto ai veterani di Detroit. La gerarchia sembra essere stata aggiustata in gara 2, che i Pistons hanno chiuso con la pipa in bocca dopo aver messo quasi 20 punti di distanza tra loro e gli avversari già nel primo tempo. I 76ers non sono i Cliveland Cavs, o per meglio dire non hanno un LeBron James in grado di vincere da solo una serie, ma non hanno niente da perdere e potrebbero bastare un paio di buone serate al tiro per far ricadere i Pistons nellincubo.
[B]ORLANDO MAGIC TORONTO RAPTORS 2-0 (114-100, 104-103)[/B]
Ok, un Dwight Howard da 27 e 21 di media può far comodo, specialmente quando Lewis tira col 34% dal campo (3/18 da 3). E Turkoglu è sotto media almeno numericamente, ma il vero segreto di questi Orlando Magic è un Jameer Nelson da oltre 21 di media col 60% da oltre larco. Questo è il vero valore aggiunto di Orlando. Che Howard sarebbe stato dominante non era nemmeno quotato, ma la serie passa dalle percentuali al tiro dei giocatori più deboli. Toronto, specialmente nella seconda gara, è rimasta in partita nonostante una pessima qualità di gioco e nonostante il suo allenatore sembri provare in tutti i modi di portare scompiglio e insicurezza nella testa dei propri giocatori. Quintetti mai provati in stagione, cambi enigmatici ed in generale una gestione della squadra non proprio impeccabile, tanto per abusare di un eufemismo. Serie andata? No. O meglio, no se Nelson torna alla normalità e soprattutto se Toronto riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra le sue due anime. E indubbio che TJ Ford stia facendo fatica, e che in queste condizioni quei 23 minuti di media sono francamente troppi. Andrea Bargnani, sta continuando nella mediocrità mostrata in regular season, ma di certo giocare da numero 3 dopo non averlo praticamente quasi mai fatto da due anni a questa parte non aiuta di certo. Nonostante il trend questa è una serie che potrà riservare sorprese, il viaggio in Canada ci dirà quali.
[B]CLEVELAND CAVALIERS WASHINGTON WIZARD 2-0 (93-86, 116-86)[/B]
Non svegliare il can che dorme. Potrebbe essere questa in sintesi la storia di questa serie. Sulla carta molto più equilibrata di quanto ha invece detto il campo fino ad ora. LBJ (31 punti di media, conditi da 7.5 rimbalzi 8 assist e 2 stoppate di media), non è di certo dormiente, una ragione in più per non stuzzicarlo, specialmente se nelle ultime due apparizioni ai playoff, il suddetto giocatore è uscito dal palazzo con lo scalpo della tua squadra tra le mani. Non deve aver ragionato così DeShawn Stevenson, e nemmeno gli altri suo compagni di squadra impegnati a metterla sulla rissa, sulla provocazione, pensando, sperando che il Prescelto avrebbe reagito come un (non me ne vogliano i suoi fans), Melo Anthony qualunque, tanto per fare un nome di un giocatore tendente alla reazione (dire Amare Stoudemire non avrebbe fatto differenza). Peccato per Washington che Cleveland e il suo leader non abbiano abboccato, almeno per ora, alle provocazione ed anzi, il 23 si è caricato ancora di più, vincendo gara 1 e orchestrando la passeggiata dei suoi Cavs in gara 2.
Inspiegabile la tattica utilizzata dai Wizard, che in quanto a potenziale di fuoco non sono di certo inferiori a Cleveland tuttaltro, specialmente considerando che dalla panchina esce Arenas. Però si sa, il mondo in cui viviamo non è per niente ideale, e allora può capitare che Agent 0, reduce da una stagione nella quale ha perso 69 gare per infortunio, si metta in testa di poter giocare come lArenas integro e pienamente in forma, esagerando nelle conclusioni, mettendo fuori ritmo il duo Butler-Jamison (specialmente il primo), e lasciando in braghe di tela la sua squadra.
La logica dice che cè ancora un po di speranza per Washington, ma lumore della serie sembra in tutto e per tutto nelle mani di LBJ e i Cavs, che hanno preso fiducia e sono fiduciosi di poter chiudere la serie in trasferta.
[B]LOS ANGELES LAKERS DENVER NUGGETS 2-0 (128-114, 122-107)[/B]
MVP, MVP Sia che siate degli haters oppure dei lovers, non potete rimanere indifferenti davanti ad un giocatore del genere. Se in gara 1 Bryant ha lasciato il palcoscenico a Gasol (anche se ha poi messo il sigillo nellultimo quarto), in gara 2 KB24 ha sfoderato una gara da 49 punti e 10 assist, spegnendo fin da subito ogni velleità di rivincita da parte dei Nuggets, che per essere una squadra in cerca di riscatto difende sinceramente poco e male. La mossa di Martin a marcare Bryant ha avuto effetto solo nel primo tempo di gara 1, più per la collaborazione di un Kobe sornione che per leffettiva efficacia della marcatura. Addirittura imbarazzante la protezione del ferro da parte di Denver, che ha concesso uninfinità di conclusioni ravvicinate a Gasol, talento abbagliante, ma che nemmeno contro Stoudamire ha mai messo insieme 36 punti, 16 carambole e 8 assist. La serie sembra avviata verso un cappotto, che potrebbe essere scongiurato solo in serata di grazia per entrambe i cannonieri di Denver, Iverson e Anthony più uno tra Kleiza e Smith. Solo segnando 130 punti la squadra del Colorado può sperare di portare a casa almeno una partita, anche se non è detto che molti tra tifosi e addetti ai lavori dei Nuggets non preferiscano un 4-0 che costringa il management ad intervenire in modo drastico.
[B]NEW ORLEANS HORNETS DALLAS MAVERICKS 2-0 (104-92, 127-103)[/B]
Prima o poi il giovane leone riesce a spodestare quello vecchio, magari ancora forte e vigoroso, ma che si è senza alcun dubbio lasciato alle spalle gli anni migliori. Di solito questo passaggio di consegne avviene in modo traumatico, ed anche nello sport questo accade, seppur con ripercussioni minori sulla vita del detronizzato. Tanti giri di parole per dire semplicemente due cose: tra i due play delle due squadre, uno sta portando a scuola laltro, giocando con una personalità ed una sicurezza impressionanti. Questo uno non è Jason Kidd, ma risponde al nome di CP3. Ebbene si, Chris Paul nelle prime due gare, ha letteralmente violentato Kidd, mettendo assieme cifre irreali per un giocatore al 3° anno e alla sua prima esperienza ai playoff, che non ha propriamente il fisico di un LeBron James: 33.5 punti di media, 4 rimbalzi, 13.5 assistenze, 3.5 recuperi e, udite udite, il 64% al tiro. Un dominio quasi imbarazzante che è il motivo per cui NO è avanti 2 a 0. Se Dallas vuole riuscire a rimanere attaccata alla serie, deve cercare di fermare Paul, che con le sue giocate sta innescando alla perfezione sia West che Stojakovic, oltre che il solito Chandler ricevitore privilegiato delle palombelle del numero 3. I Mavs in attacco continuano ad affidarsi solo ed unicamente agli isolamenti, limitando così lapporto che può dare Kidd e risultando comunque prevedibili. Nowitzki sta tirando la carretta da solo, mentre Howard e Terry sembrano incapaci di elevare il loro livello di gioco. Brandon Bass è una piacevole sorpresa in attacco, ma la sua presenza prolungata sul campo, vuol dire Dampier in panca, Dirk da centro e Paul costantemente a centro area. Il ritorno in Texas potrebbe far bene ai Mavs, che probabilmente sentono ancora il peso e la paura delle ultime due serie di playoff giocate, la finale con Miami, persa dopo aver praticamente quasi vinto gara 3 e la caduta contro Golden State lanno scorso.
[B]SAN ANTONIO SPURS PHOENIX SUNS 2-0 (117-115, 102-96)[/B]
La serie per antonomasia, almeno di questi playoff, si sta rivelando tale. Gara 1 andrà di sicuro tra le partita da ricordare, quelle che NBA TV trasmette almeno una volta allanno. Sugli ultimi possessi sono stati versati litri di inchiostro, cerchiamo allora di focalizzare lattenzione su altri aspetti di questa serie che, dovrebbe essere chiaro a tutti, è ancora lontana dallessersi conclusa.
Gli Spurs come al solito hanno dimostrato la loro durezza mentale, ma soprattutto hanno dimostrato una continuità difensiva che è la vera differenza tra due squadre di così alto livello. I dettagli, sono quelli che fanno vincere le serie e gli anelli. Phoenix, che è comunque squadra splendida, formata da grandi interpreti, non sempre riesce a non sbavare: un rimbalzo non trattenuto, una persa di troppo, una distrazione difensiva, una scelta scriteriata, tutte cose che in casa Spurs non capitano. Ne sono un esempio lampanti i 2 3 possessi di fila che DAntoni ha scelto di affidare a Diaw, o i tiri canestri che gli Spurs non hanno mai dato per scontati, andando a contestare tiri ormai destinati a trasformarsi in due punti e salvandosi spesso per il rotto della cuffia. Shaq ha giocato il gettone in gara 2, ma difficilmente arriverà mai fresco nei finali di gara, dove però lasciare il solo Amare contro Duncan può risultare pericoloso. Lidea è che i Suns possano giocare sempre più spesso con quintetti piccoli, per cercare di alzare ulteriormente il ritmo e per permettere al Diesel di restare seduto qualche minuto in più. Lhack a Shaq già nel primi tempo ha fatto storcere il naso a molti, ma la mossa è di chiaro stampo psicologico, una sfida che DAntoni non si è sentito di accettare nel primo e nel secondo quarto, mentre nel terzo ha lasciato Shaq in campo, che ha premiato il suo allenatore con un 5/6 più unico che raro per le abitudini di ONeil. Ma il vero obiettivo di Pop non era incrementare il vantaggio (non solo), quanto quello di continuare a bloccare lattacco dei Suns che già nei primi minuti del quarto era stato sterile.
In Arizona la temperatura sarà altissima, non solo per la presenza del deserto, ma per le scintille che si creeranno dallo scontro tra queste due corazzate.
[B]UTAH JAZZ – HOUSTON ROCKETS 2-0 (93-82, 90-84)[/B]
Una serie segnata già in partenza per le pesanti assenze di Yao e Alston, che hanno lasciato T-Mac come unico giocatore in grado di crearsi un tiro per se e per gli altri. I Jazz hanno vinto due volte a Houston, sfruttando un sontuoso Deron Willams e un attacco che quando esegue ha pochi rivali. MacGrady è un piacere per gli occhi, ma nellultimo quarto non ha segnato praticamente mai, anche perché ha dovuto tirare la carretta praticamente da solo, arrivando alla fine veramente stremato. Ribaltare la serie sarà veramente difficile per Houston, anche con un eventuale ritorno di Alston, senza scordare che Utah in casa è praticamente imbattibile.
[B]Stefano Manuto[/B]