I playoff della Western Conference arrivati allultimo atto servono il piatto più succulento. Da una parte i Lakers, dominatori allinizio del decennio e ritornati a far strada nei playoff grazie a buone scelte al draft, allarrivo di Pau Gasol e, ovviamente, allMVP stagionale Kobe Bryant. Dallaltra i soliti San Antonio Spurs, campioni in carica, con un anno in più nelle gambe, ma la solita organizzazione di gioco, i suoi soliti campioni e tutto il loro corredo di giocatori che sanno cosa fare quando la stagione diventa calda.
Due squadre diverse, due percorsi opposti per arrivare alla finale di Conference.
I Lakers al primo turno hanno spazzato via linesistente opposizione dei Denver Nuggets, giocando praticamente sul velluto, con un Gasol scintillante (22.3 punti, 9 rimbalzi, 5 assist, quasi 3 stoppate e il 58% dal campo), e un Bryant in pieno controllo di avversari e compagni. Più sudata, ma nemmeno di tanto, la vittoria sui Jazz, in una serie che ha visto i Lakers in vera difficoltà soltanto in gara 3, non a caso la miglior partita di Carlos Boozer.
Sicuramente più dura la strada degli Spurs, che dopo la drammatica gara 1, finita al doppio supplementare, è riuscita a controllare abbastanza agevolmente il ritorno dei Suns, letteralmente distrutti da un Tony Parker costantemente al ferro, che ha chiuso la serie con cifre mostruose se rapportate alla tipologia di giocatore 29.6 punti, 3.4 rimbalzi, 7 assist il 50% da 3 e si, il 52 abbondante da dove vale due. Di ben altra difficoltà la serie contro New Orleans, che ha visto Tim Duncan e compagni costretti sempre ad inseguire, presi in mezzo dalle invenzioni di Paul, da quella macchina da canestri che è West e dalla grande consistenza di Chandler, autore di una difesa eccellente sul n° 21 in nero argento. Tutte cose che però non sono bastate per avere la meglio sugli Spurs che sono andati a vincere gara 7 in casa degli Hornets, dove hanno fatto pesare tutta la loro esperienza in partite del genere.
Tanti gli spunti in questa sfida, cerchiamo di analizzare quelli più significativi.
[b]Gasol alla prova Duncan:[/b]
Se cera una cosa che Gasol non doveva dimostrare era il suo talento. Lala spagnola è con ogni probabilità assieme a Garnett il miglior lungo per passare la palla, ed ha una serie di soluzioni offensive che passano dalla partenza in palleggio, al tiro frontale per finire con eleganti movimenti in post basso (chiuse indifferentemente con entrambe le mani). La serie con Denver non può essere presa in considerazione. La difesa (pardon, NON difesa) dei Nuggets, ha concesso troppo ai Lakers, con Gasol che ha collezionato una schiacciata dopo laltra nel deserto dellaria di Denver. Più provante la sfida con Okur, Kirilenko e Boozer, che però non sono riusciti ad esporre i limiti dello spagnolo, segnatamente: una certa riluttanza alle lotte sotto canestro, e la tendenza a guardarsi troppo allo specchio in attacco. Tutti limiti che contro Duncan potrebbero venir fuori. TD ha faticato contro New Orleans, specialmente in attacco, ma il suo apporto a rimbalzo e in difesa (nei momenti caldi), non è mai mancato. Il duello con lo spagnolo promette scintille e sembra sbilanciato verso il caraibico, che in questo tipo di sfide sale di livello, imponendo il proprio gioco e la sua concentrazione. Se Gasol riuscirà ad essere concreto oltre che bello, per i Lakers sarà già un bel passo avanti.
[b]Lenigma Odom[/b]
Popovic ha il giocatore per marcarlo? No.
Thomas e Oberto hanno muscoli ed esperienza ma non hanno il passo di Lamar, mentre Horry ha unautonomia limitata e comunque alla sua età può contrapporre solo lesperienza. Rimane Udoka, che ha muscoli, voglia e capacità difensa, ma al quale mancano i cm per stare con Odom. Il mis-match si sentirà soprattutto a rimbalzo, meno per quanta riguarda lattacco, dove comunque la difesa di San Antonio sa ruotare alla perfezione e comunque non è nellinteresse di Jackson trasformare lex Miami in un giocatore da isolamenti. Molto passerà da come Lamar Odom riuscirà ad interpretare la serie, in modo aggressivo o meno.
[b]Limitare Tony Parker[/b]
Difficile, molto difficile. Fisher ha fatto un eccellente lavoro contro Deron Williams, ma Parker è un giocatore diverso, molto più dinamico e con un tipo di gioco tutto suo, che potrebbe mettere in seria difficoltà il veterano di Los Angeles. Probabilmente salirà il minutaggio di Farmar, più fresco e atletico, ma il lavoro più grande dovrà essere fatto da Gasol, che però ha nella difesa del P&R uno dei suoi talloni dAchille. L.A. dovrà cercare in tutti i modi di concedere meno campo aperto possibile al francese, cercando di accoppiarsi il prima possibile e concedendogli il tiro da fuori, fondamentale dove il Parcher è cresciuto in modo esponenziale.
[b]La pratica Ginobili[/b]
Che si fa con largentino? Bryant in difesa può tenere, anzi annullare, chiunque, ma lo fa quando decide lui e quando il momento della gara lo richiede. E impensabile che Phil Jackson lo spenda tutto il tempo su Ginobili, giocatore da uno contro uno, che si procura molti falli e costringe il suo marcatore a spendere energie. Più probabile che venga preso dal terzo esterno presente sul campo, ma sia Vujacic che Walton non hanno speranze contro languilla di Bahia Blanca. I Lakers dovranno concedere qualcosa a Manu, cercando di non mandarlo dove vuole e fargli perdere ritmo il più possibile.
[b]LMVP[/b]
Kobe Bryant non deve legittimare niente. La sua stagione parla per lui, e nei primi due turni è stato semplicemente dominante. Ora deve affrontare lorganizzazione di gioco degli Spurs. Bowen ha perso un passo, forse qualcosa di più, Ginobili non potrà spendere troppe energie, mentre Udoka potrà essere utile ma per fermare il numero 24 ci vorrà ben altro, ovvero tutta la solidità di una difesa che può contare sullimmensa capacità di aiutare da parte di Tim Duncan. Non si può parlare di esame di maturità, ma certamente di una tappa fondamentale per la carriera di Bryant, che vuole tornare in finale da assoluto protagonista.
Tutto qua? Certo che no. La sfida tra due dei coach più vincenti della storia della Lega è stuzzicante. Due approcci diversi verso la vita e la pallacanestro, ma due allenatori in grado di dare quel valore aggiunto che a questi livello può fare davvero la differenza. Non solo, la sfida tra il gruppo di gregari degli Spurs e la panchina di talento dei Lakers, che però sembra mancare di qualcosa nella posizione di numero 5, dove Turiaf può dare energia ma poco di più, e contro un front line lunga ed esperta come quella degli Spurs potrebbe essere un grosso limite.
Una serie che promette intensità, spettacolo e che si preannuncia lunga, molto lunga, almeno questo è quello che sperano tutti gli appassionati.
[b]Stefano Manuto.[/b]