Al centro delle trattative di mercato, dopo lo scossone della trade [b]Iverson-Billups[/b], c’è ora [b]Al Harrington[/b]. L’ala attualmente ai Warriors titolare di un contratto tutt’altro che leggero, 9 milioni di dollari quest’anno, 10 il prossimo, interesserebbe infatti ai [b]New York Knicks[/b] di [b]Mike D’Antoni[/b], che troverebbero in lui l’ideale “ala forte” del sistema “D’antoniano”: un giocatore in grado di correre veloce e riempire le corsie in contropiede, di allargare giocando da ala forte con il suo jumper, e di giocare di agilità vicino al ferro, in sostanza di giocare come piace all’ex coach dei Suns.
I [b]Knicks[/b] dal canto loro vorrebbero disfarsi di [b]Eddie Curry[/b], centrone pesante, è uno dei tanti [i]next Shaq[/i] in circolazione nella lega, dal grande talento offensivo pari solo alla sua incosistenza, basti pensare che parliamo di un 2.11 di 130kg che viaggia, in carriera, a poco più di 5 rimbalzi di media. Serve però terzo team per chiudere lo scambio e pare che si affacci l’ipotesi affascinante dei [b]San Antonio Spurs[/b]: il team di Duncan, Parker e Ginobili vive una piccola crisi. Autori della peggior partenza dal 1973 ad oggi (0-3), nonostante Parker e Duncan viaggino già a pieno regime, questo è già di per se un brutto segno: se Duncan e Parker sono costretti a spremersi durante la stagione regolare arrivano più stanchi ai playoffs, e per un roster come quello Spurs, già poco talentuoso rispetto a quello delle altre contender, questo non è un problema da poco. Proprio per questo i neroargento sarebbero interessati a svecchiare il roster ed a inserire qualche giocatore di prospettiva. Nonostante siano ormai due anni che coach Popovich in primis parla della necessità di inserire un [b]esterno di livello[/b] per dare riposo a Ginobili e per iniziare il processo che porterà ad accantonare, prima o poi, Finley e Bowen. Se per Bruce c’è già in rampa di lancio Ime Udoka, che però non convince appieno non essendo un attaccante di alto livello e non potendo garantire la pressione difensiva di Bowen, per Finley e soprattutto Ginobili non c’è ancora un erede.
Pareva l’estate buona per il coronamento dell’inseguimento a [b]Corey Maggette[/b], che sembrava finalmente deciso di andare a giocare per il titolo accettando la mid level exception che gli Spurs erano pronti ad offrirgli. A rompere le uova nel paniere però è arrivata Golden State, con l’offerta da 50 milioni di dollari complessivi per 5 anni, troppo per gli Spurs che sono dovuti ripiegare su [b]Roger Mason Jr[/b], free agent da Washigton. In un quadro come questo l’inserimento di [b]Eddie Curry[/b] permetterebbe agli Spurs di svecchiare un reparto, quello lunghi, che inizia a sentire il peso degli anni di Duncan e l’usura delle giunture di Oberto e Kurt Thomas oltre a patire l’assenza di Horry, non rinnovato in estate, e il poco talento per questo livello dell’ex messinese Matt Bonner. Di certo l’incapacità di difendere per due azioni di fila, di andare a rimbalzo con forza e di stare concentrato per più di 5 minuti di fila di Curry si andrebbero a scontrare con il rigido distema Spurs, ma riuscire ad inserire un giocatore con quel talento permetterebbe a Popovich di risparmiare Duncan e di guardare al futuro con più fiducia di quanto non faccia attualmente. Resta poco chiaro come gli Spurs possano entrare nello scambio non avendo materiale sia a livello salariale sia a livello tecnico che possa interessare sia a Knicks che a Warriors.
Proprio ai [b]Knicks[/b] nessuno sembra sicuro del posto: non rinnovato Lee, sul mercato Randolph e Curry, fuori squadra Marbury. E’ proprio su [i]The Coney Island finest[/i] che la scure della coppia D’Antoni/Walsh si è abbattuta con più forza, infatti il coach ha ancora una volta rifiutato di tornare sui suoi passi e di riammettere Marbury in squadra, per non perdere il rispetto del resto del team. Tanto più che è venuta fuori la storia che D’Antoni quest’estate abbia “intervistato” vari membri del roster Knicks per capire in che rapporti fosse e come influiva la presenza di Marbury sulla squadra, ed una volta ricevuti in pratica solo [i]feedback[/i] negativi ha deciso che non avrebbe fatto parte dei “suoi” Knicks.
Qualora si concretizzasse il taglio Denver, Miami ed i Clippers, sarebbero interessati a firmarlo.
Al centro del mercato c’è anche [b]Antonio McDyess[/b]. Non è ancora chiaro il futuro di [i]Tonino[/i] perchè, come ha dichiarato [b]Andy Miller[/b], il suo agente, i Nuggets non sono destinazione gradita ed addirittura tra le ipotesi per uscire dall'[i]impasse[/i] c’era anche quella del ritiro. Alla fine una soluzione si troverà anche se i Nuggets sarebbero interessati a tenerselo McDyess visto che andrebbe a dare una dimensione tecnico/fisica sconosciuta ai Nuggets che vivono delle esplosioni di atletismo di Martin e Nenè ma a cui manca appunto un lungo duro, difensore, e con le mani educate come apputo è McDyess. Qualora però i Nuggets fossero “costretti” a tagliarlo, com’è probabile, visto che sempre [b]Miller[/b] s’è premurato di far sapere che le possibilità che McDyess vada a Denver sono [i]”very, very low to zero”[/i], c’è già la fila dei pretendenti alla porta di Miller. Ci sono gli immancabili Celtics, attentissimi a situazioni di questo tipo, che darebbero a McDyess il ruolo che lo scorso anno è stato di [b]P.J. Brown[/b] con ovviamente un minutaggio più ampio, ci sono i Cavs, a cui servirebbe un lungo con quelle mani in attacco, soprattutto nei playoffs, ci sono gli Heat, alla disperata ricerca di un lungo di valore da affiancare ad Haslem e ad i pesi piuma Marion e Beasley e ci sono ovviamente i Pistons, che sono peraltro i favoriti, che lo riprenderebbero dopo i canonici 30 giorni, sfruttandone la gratitudine ed il senso di appartenenza(anche se nell’ultimo periodo i minutaggi erano in drastico calo).
Altra curiosità uscita in questi giorni è quella riguardante [b]Ben Gordon[/b]. Le travagliate trattative estive si sono concluse con la firma da parte del giocatore della [b]Qualifying Offer[/b] che lo renderà free agent alla fine della stagione. Il tira e molla era basato sul fatto che Gordon pretendesse un contratto non inferiore a quello elargito a Luol Deng, circa 71 milioni di dollari in 6 anni. I Bulls dal canto loro, perplessi dopo l’ultima, brutta, stagione di Gordon, avevano proposto al massimo un contratto da sei anni per 55 milion complessivi. La situazione, in estate, è precipitata tanto da portare Gordon a rilasciare parole di fuoco: [i] credo di aver giocato la mia ultima partita con i Bulls[/i]. Questo lo ha portarlo a valutare anche le offerte di squadre europee, CSKA su tutte, ingolosite dal suo passaporto brittanico, tutta fuffa, alla fine, perchè Gordon sbarcare in Europa non ha voglia ed i Bulls di regalarlo nemmeno, di quì la firma per quest’anno, con l’idea di rivalutare tutto la prossima estate.
E’ notizia di qualche giorno fa però che Gordon, all’ultimo meeting tra il suo agente ed i rappresentanti dei Bulls fosse interessato a firmare la proposta pluriennale (come detto 55 milioni per 6 anni) ma i Bulls avrebbero informato l’agente di Gordon il giorno prima dell’incontro che l’offerta era da considerarsi scaduta, essendo stata ignorata per più di due mesi, “costringendo” [i]GentleBen[/i] ad accettare l’annuale. L’ennesima vicenda di mercato quantomeno [i]strana[/i] che vede coinvolti i Bulls, dopo le vicende KG e Gasol dello scorso anno. Gordon nel frattempo parte dalla panchina, avendo perso il posto in quintetto a favore dell’ex biellese [b]Tabo Sefolosha[/b], continua ad ondeggiare tra picchi e valli di prestazione, ma è innegabile che il suo ingresso in campo dia quasi sempre uno scossone alla squadra. Di certo la situazione del reparto guardie dei Bulls è bella intricata, con Rose inamovibile, essendo la prima scelta assoluta dell’ultimo draft, con Kirk Hinrich parimenti inattaccabile per ragioni contrattuali, con Sefolosha che è l’unico a poter garantire un lavoro difensivo di alto livello sulle big buard NBA e con Larry Hughes che avrà comunque necessità del suo spazio, non foss’altro che per gli oltre 25 milioni di dollari che i Bulls verseranno sul suo conto corrente nei prossimi due anni.
Chiudiamo con qualche considerazione [i]a latere[/i] dello scambio Billups/Iverson. Il piano di Dumars a leggere più analist sembra chiaro: liberare spazio salariale in vista dell’estate 2010 e dare spazio a Rodney Stuckey. I Pistons hanno iniziato già da quest’estate a dar via alla ricostruzione del roster che dovrebbe permettergli di non vivere una situazione di sconfitte continue. Il lancio di Amir Johnson in quintetto accanto a Wallace, aldilà dei riscontri statistici, assieme alla firma di Maxiell sul prolungamento di contratto, con conseguente diminuzione del minutaggio di McDyess è stato un primo segnale. Gli ultimi playoffs hanno poi sciolto ogni riserva su Stuckey, che Dumars vede come pietra angolare del backcourt dei Pistons dei prossimi anni ed ha permesso a Dumars, peraltro fan di Iverson da qualche tempo se è vero com’è vero che già 8 anni fa fu solo il rifiuto di [b]Matt Geiger[/b] ad impedire lo sbarco di Ive a [i]Motortown[/i], di far partire Billups senza eccessivie remore. I Pistons del futuro quindi si baseranno su Stuckey, Johnson, Maxiell e probabilmente Hamilton e Prince. Accanto a questo gruppo, nelle idee di Dumars dovrebbe andare un giocatore in grado di svoltare il futuro della franchigia. Il sogno proibito, ma è così ormai per chiunque abbia un pò di spazio salariale per l’estare 2010, è[b]LeBron James[/b] giocatore a cui i Pistons non possono proporre un mercato pubblicitario come quello di New York, nè possono offrire l’orgoglio di giocare per la franchigia di casa come i Cavs, ma che potrebbe arrivare al 2010 con il miglior gruppo di giocatori da offrire come [i]supporting cast[/i] per permettergli di puntare al titolo, qualora non riuscisse ad agguantarlo nei prossimi 2 anni a Cleveland. Il secondo obbiettivo, qualora [b]James[/b] non arrivasse, come peraltro è, al momento, probabile, sarebbe [b]Chris Bosh[/b], ala forte attualmente a Toronto, curiosamente scartato nel 2003 quando al draft i Pistons sciaguratamente scelsero [b]Darko Milicic[/b] non solo prima di Bosh ma anche prima di [b]Carmelo Anthony[/b] e soprattutto [b]Dwyane Wade[/b]. In ogni caso un piano ingegnoso da parte di Dumars, che continua a meritare tutta la stima, enorme, che gli addetti ai lavori NBA ripongono in lui, nonostante Milicic.
L’ultima news riguarda [b]Gerald Wallace[/b]. Pare che la sua permanenza a Charlotte con [b]Bobcats[/b] sia agli sgoccioli, e che la trade sia addirittura imminente. Neanche a dirlo pare che sulle sue tracce ci siano Golden State e New York. Oltre a Wallace pare che Brown sia molto scontento del rendimento di Raymond Felton ed Adam Morrison, e chi conosce Brown sa bene che a cambiare il roster (o a chiedere di farlo, come in questo caso) ci mette poco…