[b]Qualcosa si muove ad Est.[/b]
Ovviamente la solita premessa che si fa in questo periodo della stagione: siamo agli inizi, si sono giocate solo 17, 18 partite, ma è innegabile che si possono già individuare delle tendenze, sia positive, ma soprattutto negative. Più o meno si possono già intuire le caratteristiche tecniche e caratteriali di quelle squadra che ambiscono ad entrare nelle prime otto.
[b]Cosa succede allora ad Est? [/b] Una delle certezze, un punto fermo della conference, sono i campioni NBA, quei [b]Boston Celtics (17-2) [/b] che nonostante la partenza di James Posey e lapparente ritiro di P.J. Brown, continuano ad essere, record alla mano, una delle prime due squadre della Lega. La squadra di coach Rivers è la solida mentalmente, ed ha in Pierce, Allen e Garnett tre stelle che hanno saputo trovare un equilibrio invidiabile, in attacco e in difesa. Ma il vero salto di qualità di Boston, è stato nella panchina. Alzi la mano chi non era preoccupato della partenza di Posey, giocatore importante tatticamente e affermato clutch player, in particolar modo nei playoff. I Celtics, pur non intervenendo sul mercato (lesperimento Darius Miles è tristemente naufragato), sono riusciti a trovare insperate risorse dalla propria panchina, e dalla ulteriore crescita di Kendrick Perkins e Rajon Rondo. Partiamo da questi due: Rondo (che giova ricordare è del 1986), pur mantenendo lo stesso minutaggio, ha migliorato le sue percentuali al tiro, il numero degli assist, e il numero delle palle recuperate. Il suo ruolo allinterno della squadra sta crescendo sempre di più, e lex Kentucky sembra maturare di partita in partita. Maturato, almeno per quanto riguarda il rendimento, è anche The Perks, che arrivato al suo sesto anno della Lega, si sta dimostrando un big man di livello. Ottimo rimbalzista, occupa spazio in area ed è duro fisicamente. Questanno si sta prendendo più responsabilità offensive, anche se commette ancora troppi falli sciocchi e perde più palloni di quello che sarebbe salutare per lui e per Boston. Laspetto sotto il quale non è maturato, è quello caratteriale: troppi falli tecnici, troppe parole, un comportamento che gli potrebbe costare caro col passare della stagione. Come detto, è la panchina ad aver fatto il vero salto di qualità: Tony Allen sembra essere ripreso dal brutto infortunio di due stagioni fa. Non è ancora lo straordinario atleta che era, ma in attacco spreca poco, e in difesa la sua energia fa molto comodo ai Celtics. Leon Powe e Glen Davis per finire, garantiscono dedizione alla causa e tanta, tanta energia. Se poi anche Scalabrine si fa trovare pronto quando chiamato in causa, per Boston il back to back potrebbe diventare realtà.
Qualcosa si muove, e questo qualcosa sono i [b]Cleveland Cavaliers (14-3). [/b] La squadra del prescelto (da tutti dato per certo a New York, attenzione a sparare sentenze troppo presto), è di fatto la seconda forza ad Est, dove ha scalzato una Detroit in parziale ricostruzione, e viene da una serie di nove vittorie e una sconfitta nelle ultime dieci gare. Imbattuta in casa, Cleveland ha il secondo miglior attacco ad Est (dietro a NY), ed una difesa che è rimasta solida, come da marchi di fabbrica di coach Brown. Linserimento di Mo Williams sembra riuscito alla perfezione. Lex Buck garantisce alla second unit dei Cavs, quella pericolosità offensiva che negli scorsi anni non cera. Anche il feeling con James sembra migliorare di partita in partita. Delonte West, dopo larrivo lo scorso anno a metà stagione, sta disputando una stagione solidissima, e sta coprendo in parte il brutto periodo al tiro di Gibson. Le certezze, oltre a LBJ, si chiamano Ilgauskas, Varejao, lo stesso Ben Wallace ed anche Wally Szczerbiak, che però, con quel contratto è pur sempre pronto ad essere scambiato. Facendo un passo indietro e parlando dellattacco dei Cavs, è indubbio che questanno Cleveland voglia spingere di più sullacceleratore, in particolar modo negli inizi di gara e quando James è schierato da numero 4. Cleveland ha tutto per poter insidiare Boston in una eventuale (quanto mai probabile), finale di conference.
La crescita degli [b]Orlando Magic (13-5) [/b] è sicuramente una conseguenza diretta della crescita del loro miglior giocatore. Dwight Howard è reduce da unestate importante per la sua carriera. Giocare con campioni come Kobe Bryant, LeBron James e Jason Kidd ha certamente migliorato il cyborg dei Magic. Certo, i margini di crescita sono tanti, ed anche i suoi punti deboli, ma Howard ha dalla sua la giovane età, la voglia di lavorare e capacità fisiche e atletiche impressionanti, anche in una Lega dagli standard fisici elevati. Le cifre sono tutte li da vedere (22 punti per gara, quasi 14 rimbalzi e un soffio sotto le 4 stoppate di media). Non è ancora il giocatore al quale appoggiare la palla per creare attacco, e forse non lo sarà mai, ma per finire nei pressi del canestro non cè al momento un giocatore più devastante. Ma la maggior consistenza dei Magic è dovuta anche ad un mercato estivo giudizioso. In estate è arrivato Pietrus, big guard che sa fare tante cose su un campo da basket, è atletico, difende, è abbastanza affidabile da 3 e può tranquillamente giocare da ala. Il suo arrivo ha spostato Bogans in panchina, dando qualità e quantità a questultima. Altro arrivo importante è quello di Anthony no hank Johnson, veterano che con la sua presenza copre le spalle di Jameer Nelson, giocatore dal cuore immenso ma forse un po troppo limitato per ambire con costanza ai vertici della Conference. La presenza di Tony Battie infine, da un po di respiro ad Howard, il tutto aspettando la maturazione del rookie Courtney Lee, che ha già fatto vedere qualcosa di buono.
Il grande finale di stagione dello scorso anno, e soprattutto la serie contro Boston non sono stati un fuoco di paglia. Gli [b]Atlanta Hawks (10-6) [/b] sono una squadra competitiva e lo stanno dimostrando coi fatti. Linizio di stagione è stato scintillante, un 6-0 realizzato incontrando squadre come Orlando, Phila, New Orleans e Toronto. Dopo questa feroce uscita dai blocchi di partenza, una striscia negativa di 4 gare perse, figlie soprattutto della mancanza di Josh Smith, giocatore forse confusionario, ma tatticamente insostituibile per i falchi. Quali sono i segreti di questo buon inizio di stagione?
Tanti: prima di tutto un Bibby che è insieme al gruppo fin da settembre, il grande miglioramento di Marvin Williams (candidato al premio di giocatore più migliorato), la conferma della eccelsa qualità di Al Horford, lapporto di Mo Evans e si, anche il cappellaio matto Murray. La certezza è ancora una volta Joe Johnson, vero creatore di gioco per Atlanta, e il giocatore in grado di prendere e segnare i tiri importanti. La partenza di Josh Childress sembra essere stata ben metabolizzata dagli Hawks, che però hanno ancora i loro difetti, sia chiaro. La mancanza di un vero centro può diventare limitante alla lunga: Zaza Pachulia ci mette il cuore e lintensità, ma in attacco è troppo limitato per essere tenuto in campo troppi minuti (ad ogni modo oltre 6 rimbalzi in 18 minuti sono un numero molto alto). Con il rientro di Smith Atlanta dovrebbe fare un ulteriore salto in avanti, che non vuol dire chiudere come quarta forza ad Est, ma almeno raggiungere i play-off in tranquillità e magari schivare lincrocio con Boston, cosa che sarebbe gradita anche dai campioni in carica.
Non è un caso se, a parità di record abbiamo messo i [b]Detroit Pistons (10-6) [/b] dietro agli Hawks. Nella città dei motori è in atto la ricostruzione, alla maniera di Dumars, ovvero, mantenendo una squadra comunque competitiva ma che difficilmente potrà ripetere i risultati degli scorsi anni. Deve ancora assorbire del tutto larrivo di Iverson, e lex numero 3 ci sta mettendo del suo (allenamento saltato, multa e retrocessione in panchina), e la gestione di Curry non è esente da pecche, come normale per un coach allesordio. Lobiettivo è dare tanti minuti a Stuckey, verificare i progressi di Amir Johnson e portare in porto la stagione. Dopo la partenza di Billups è 7 vinte e 6 perse, e il trend non sembra poter cambiare in modo significativo. Chiuderà tra i primi quattro posti, a meno di cataclismi allinterno dello spogliatoio. Attenzione perché Dumars non ha ancora finito con gli scambi, e quel contratto in scadenza di Wallace potrebbe far gola a molti.
La positiva stagione dei [b]New Jersey Nets (9-7) [/b] durerà? Per il momento i cugini poveri (davvero?) dei Knicks si stanno godendo questo breve momento di gloria. Ha due giocatori sopra i 20 punti, e una batteria di gregari che sta tenendo botta in modo inaspettato. Si diceva, due star sopra i 20 punti: se Vince Carter era atteso ai suoi livelli normali, chi ha spiazzato tutti è Devin Harris, che sta viaggiando a ritmi da all-star game. Segna oltre 25 punti di media, smazza 6.4 assist a serata e le medie al tiro sono comunque in linea con quelle della sua carriera. Difende forte e sta facendo mangiare le mani a Dallas, che lo scorso anno gli ha preferito il ben più vecchio e in parabola discendente Jason Kidd. Tralasciando Carter, del quale ormai si conosco benissimo i pregi (talento cristallino) e i difetti (non è mai stato un cuor di leone), è giusto focalizzarsi su unaltra novità in casa NJ. Più precisamente di Brook Lopez; il rookie uscito da Stanford sta disputando una stagione solida sfruttando al meglio i tanti minuti a disposizione (anche per linfortunio di Josh Boone): in 26 in campo tira giù oltre 7 rimbalzi ed è una presenza in area, col tempo potrebbe diventare ancora più pericoloso in attacco, dove comunque sa come muoversi ed ha comprensione del gioco. Il mese di dicembre non è affatto proibitivo e potrebbe dare ai Nets la possibilità di mettere del fieno in cascina in attesa di tempi più duri.
Da una sorpresa allaltra. I [b]Miami Heat (9-9) [/b] stanno disputando un inizio di campionato al di sopra delle loro possibilità. Certo, Wade sembra essere tornato quello della stagione del titolo, rigenerato dallesperienza con la nazionale, ed è uno dei candidati al trofeo di MVP, ma Miami gioca fondamentalmente senza un centro di ruolo, con il solo Haslem a ricoprire il ruolo di giocatore interno. Marion, suo malgrado, è un giocatore che vive delle opportunità create dagli altri: rimane un rimbalzista naturale terrificante e alcune sue giocate denergia fanno ancora saltare sulla sedia, ma da un uomo col suo contratto ti aspetteresti più di 11 punti a partita (col 45% da 2 e il 21 da 3). Gli unici veri realizzatori sono, oltre a Wade, il rookie Michael Beasley, talento sopraffino sinistramente simile a quel Derrick Coleman tutto talento e indisciplina. Voci maliziose dicono che Wade non impazzisca per il giovane compagno, ma Beasley ha fiuto per il canestro e per i rimbalzi, ma non sembra (per il momento), uno propenso a gettare lanima sul campo. Sempre dal draft è arrivato Chalmers, che non sarà un play naturale, ma è un giocatore che sa tenere il campo, ha istinti difensivi sui quali si può lavorare alla grande, e non ha paura a prendersi responsabilità offensive.
Il contratto di Marion (che scade a fine stagione), potrebbe essere unesca succulenta per molti, anche se Riley potrebbe tenerlo fino a fine stagione e liberare spazio sotto il salary cap.
In Canada avevano certamente pensato ad un inizio di stagione diverso per questi [b]Toronto Raptors (8-8). [/b] Larrivo di Jermaine Oneal sembrava poter risolvere il problema della mancanza di un vero uomo darea, ma per il momento lex Indiana Pacers non sta rendendo come ci si attendeva da lui, specialmente in difesa. I numeri non sono scarsi (12.4 punti 8.8 rimbalzi in 29 minuti), ma limpatto sulle gare è limitato ai minuti iniziali. Chi sta facendo onde è Chris Bosh, che dopo lestate cinese ha cambiato marcia, diventando a tutti gli effetti una super star. Il gioco di Toronto verte molto su di lui, ma i numeri per il momento gli danno ragione, contando anche che le alternative non sono poi tanto, perché Bargnani è un giocatore totalmente perimetrale. Lex Treviso è troppo alterno, e soprattutto lintento di trasformarlo in un giocatore interno non sembra andato in porto. Il Mago sta mettendo in mostra quelle che sono le sue qualità: tempismo nelle stoppate, mani educate dalla media e lunga e un buon primo passo. Ma cè anche laltra faccia della luna, perché Bargnani è ancora carente a rimbalzo, non controlla bene il corpo nel traffico e se deve andare oltre al prendere e tirare si trova ancora in difficoltà. Ma i veri problemi dei Raptors sono strutturali: non cè unalternativa a Jose Calderon, nel ruolo di guardia Parker è troppo solo e soprattutto comincia a pagare unetà non più giovanissima, mentre in ala piccola Moon è involuto e Kapono rimane uno specialista offensivo. Anche la gestione di Sam Mitchell non è esente da pecche. Poca chiarezza nelle rotazioni, e una brutta gestione dei finali di gara. Doveva essere la stagione del salto di qualità per Toronto, potrebbe essere quella che la riporta nella mediocrità.
Di [b]New York (8-8) [/b] abbiamo parlato in modo approfondito la settimana scorsa, analizzando la trade che ha portato nella grande mela Al Harrington, Cuttino Mobley e Tim Thomas. I Knicks per il momento rimangono in linea di galleggiamento. Sono uno dei migliori attacchi della Lega ma in difesa sono imbarazzanti. Al Harrington potrebbe rilanciare la sua carriera, mettendo assieme numeri importanti e rendendosi utile al rilancio di una delle franchigie più famose dAmerica. Lobiettivo non sono i play-off (se poi dovessero arrivare meglio), ma è quello di riportare entusiasmo al Garden e eliminare tutte le mele marce. In questottica deve risolvere la questione Marbury, che sta avvelenando lambiente.
Tralasciamo i [b]Chicago Bulls (8-9), [/b] ne riparleremo in un numero dedicato al giovane Rose, puntiamo invece laccento sul brutto inizio di stagione di [b]Philadelphia (7-10). [/b] Nella città dellamore fraterno non tira una bella aria. Larrivo di Brand sembrava poter portare dinerzia Phila nelle prime posizioni ad Est, ma un conto è fare le classifiche sulla carta, un conto è giocare. I tifosi sono preoccupati per il rendimento di Iguodala, che sta confermando le sue doti di factotum, ma che deve giustificare il super contratto firmato in estate, che per il momento è troppo oneroso per un giocatore che produce 13 punti a partita con percentuali rivedibili. Ma Iguo non è lunico a giocare sotto le sue possibilità (o presunte tali): Lou Williams non sta dando lo stesso impatto che dava lo scorso anno, e anche Dalembert pur essendo una presenza a rimbalzo, è troppo limitato per essere un giocatore da quintetto in una squadra di vertice, a maggior ragione con il contratto che si porta dietro. Non mancano però le note positive, una su tutte quelle di Thaddeus Young, super talento da Georgia Tech che sta dimostrando una crescita confortante per i tifosi dei 76ers. La stagione è solo allinizio, cè tempo per recuperare, anche se, chi ben comincia è a metà dellopera.
[b]Stefano Manuto[/b]