Parlare di [b]Bobcats[/b] come squadra del momento è senzaltro esagerato, non fossaltro che parliamo, in ogni caso, di una squadra che ha un record negativo (16 vittorie a fronte di 24 sconfitte nonostante le 3 vittorie in fila contro Wizards, Pistons e Blazers) ed è al centro di un [b]processo di rifondazione perpetuo[/b], visto che i primi imputati degli scarsi risultati, e quindi primi ad essere sulla lista dei partenti, sono anche i giocatori pescati al draft in periodi più o meno recenti. Non poteva essere altrimenti, visto che si parla di una squadra allenata da sua maestà [b]Larry Brown[/b], coach tanto bravo e preparato dal punto di vista tecnico, e siamo su livelli assoluti, quanto insoddisfatto perenne al limite della patologia, tantè vero che resta un vero e proprio terrore per qualsiasi GM NBA, vista la tendenza a prendere, allenare e scartate in brevissimi lassi di tempo, tanto da rendere le squadre in cui ha voce in capitolo delle vere sliding doors, e non a caso le uniche tappe in tempi recenti dove ha fatto strabene, Philly e Detroit, sono le uniche dove non ha potuto mettere bocca sul mercato, frenato nella città dellamore fraterno dalla presenza mediatrice di Pat Croce mentre a motortown Joe Dumars fu ancora più esplicito: []i]Brown è stato assunto perché è un grande allenatore e deve pensare solo ad allenare.[/i]
Brown, che ha accettato lincarico tuttaltro che agevole ai Bobcats soprattutto in virtù della presenza nel gruppo dirigente di [b]Micheal Jordan[/b] ha già, da inizio anno, manifestato scarso gradimento per [b]Jason Richardson[/b], poi tradato assieme a [b]Jared Dudley[/b] in cambio di [b]Raja Bell[/b], [b]Boris Diaw[/b] e [b]Sean Singletary[/b] ma anche per [b] Raymond Felton[/b] che nonostante sia un prodotto di North Carolina, lalma mater di Brown, e soprattutto sia il [b]go to guy[/b] più o meno conclamato dei Bobcats non sposa le idee di playmaking del coach. Non solo, dopo averlo provato da guardia e virtualmente scaricato in uno scambio a tre che lo avrebbe portato a Dallas, Felton è rimasto a Charlotte per i problemi fisici di [b]D.J. Augustine[/b], rookie da Texas che il coach progetta(va) da titolare. Lex Carolina, scelto in quel fantascientifico draft del 2005, dopo Chris Paul e Deron Williams, che sicuramente non vale, dal canto suo è un play moderno, che tende quindi a costruire prima per se e poi per i compagni, compatto, siamo sull1.85 per 90kg, ha palesato più di un problema nelle letture e di palle perse, specialmente se pressato. Di qui il [i]niet[/i] di Brown, che segue già lintuizione di [b]Sam Vincent[/b], lallenatore dello scorso anno, che prese durante la scorsa stagione ad usarlo più da shooting guard sottodimensionata che da playmaker.
[i]On the blocks[/i] come dicono in America cè anche [b]Gerald Wallace[/b], top scorer miglior difensore e secondo rimbalzista di squadra ma talento [i]selvaggio[/i] con una sinistra tendenza allinfortunio e molto poco disciplinato ed assieme a lui [b]Sean May[/b], alle prese con problemi di peso e didentità tecnica, ed [b]Adam Morrison[/b], altro lottery pick sparito o quasi dalle rotazioni.
Scambi percorribili? Difficile al momento valutare le opportunità che si presenteranno ai Bobcats per cambiare, anche perché dallo scambio con Phoenix la squadra è uscita indebolita in quello che già prima di tradare J-Rich era uno dei problemi fondamentali: mettere punti a referto. I Bobcats infatti hanno lultimo attacco NBA, 91 punti a partita, che spiega come nonostante la settima difesa della lega, 94 punti a partita, il saldo tra vittorie e sconfitte sia negativo. Non solo Charlotte è la terzultima squadra per rimbalzi presi della lega, 39 a gara ed è sesta assoluta per palle perse, oltre 15 a partita. Il problema di mettere punti a referto, acuito dalla cessione di quello che era il miglior realizzatore di squadra, viene ulteriormente confermato da un dato: quando i Bobcats scollinano i 100 punti segnati il record è di 10 vittorie e 2 sconfitte, quando a superare quota 100 sono gli avversari il record diventa di 3 vittorie e 10 sconfitte.
Da cosa ripartiranno Jordan e Brown se i progetti di mercato andranno a buon fine? Sicuramente da Emeka Okafor, ala/centro rifirmato lo scorso anno per i prossimi 6 anni per un totale di 72 milioni di dollari. I miglioramenti attesi, ossia quelli che lo avrebbero dovuto condurre ad essere un centro di alto livello, stentano ad arrivare ed anzi, lex Connecticut sembra essersi stabilizzato su un rendimento comunque sufficiente, 14 punti e 11 rimbalzi di media, ma ben lontano dai livelli che si auspicava chi gli ha elargito un contratto di quella portata e che prima ancora laveva scelto davanti a gente come Ben Gordon, Devin Harris, Luol Deng, Andre Igoudala ed Andris Biedrins. Accanto a lui agirà, almeno nel prossimo futuro, il francese Boris Diaw, ala [i]ibrida[/i] e reduce da un rinnovo, piuttosto oneroso, da parte dei Suns. Attorno ad Okafor e Diaw, che occuperanno una bella fetta del salary-cap per i prossimi 4 anni almeno, ruoteranno il neo arrivato DeSagana Diop, lungo grezzo e poco talentuoso ma buonissimo difensore di post basso, D.J. Augustin, e chi poterà a Brown questo mercato.