Che gli Hornets vadano dove li porta Chris Paul, è ormai un fatto più che assodato. Già lo scorso anno si è visto che gran parte del record, ma soprattutto la post season degli Hornets è stata decisamente guidata dal proprio leader, che ha dimostrato come la squadra girasse solo se girava lui.
In questa stagione a dire la verità [b]New Orleans sta un po’ deludendo[/b] le aspettative, e al momento attuale, dopo 50 partite, il record dice [b]30 vittorie e 20 sconfitte[/b], che li porta ad essere al sesto posto del seeding dell’ovest. Una delusione se pensiamo che un anno fa alla pausa dell’All Star Game New Orleans aveva il miglior record della sua Conference.
Di sicuro è migliorato il livello di alcune squadre, quindi un calo di risultati per alcune squadre era anche preventivabile. Ciò che non convince però attualmente della squadra di coach Scott è che [b]alcuni giocatori[/b], che per la verità lo scorso anno hanno stupito per il livello raggiunto, [b]stanno rendendo meno[/b] della scorsa stagione.
Uno su tutti [b]Tyson Chandler[/b]. E’ vero che quando ha giocato lo ha fatto con qualche problema fisico e che ora è fermo ai box, però più del [b]50% delle sconfitte[/b] degli Hornets sono arrivate [b]con lui in campo[/b], e senza di lui i calabroni sono usciti sconfitti solo in 9 sfide.
Numeri, che però non vogliono dire nulla sull’apporto di Chandler alle sconfitte.
Un numero che però condanna Chandler, è quello relativo ai rimbalzi. [b]Tyson[/b] prende infatti di media [b]4 rimbalzi in meno[/b] rispetto allo scorso anno, e se li sommiamo ai [b]3 in meno che prende West[/b] arriviamo a 7 rimbalzi, per un differenziale di [b]7 possessi[/b] che possono ovviamente essere [b]cruciali per girare una partita[/b].
L’analisi dell’andamento della stagione degli Hornets passa quindi anche attraverso il declino di prestazioni di Chandler e di West, sia nell’apporto sotto le plance, sia nel [b]differenziale che hanno i due tra vittorie e sconfitte alla percentuale di tiro[/b].
Chandler passa infatti dal 58% nelle sere in cui New Orleans vince, al 51% nelle sere in cui arriva la sconfitta. E per un giocatore che basa i suoi punti su appoggi da sotto e schiacciate, la differenza inizia ad essere sostanziosa.
Ancora maggiore il differenziale di David West, che nelle vittorie tira il 50.7%, ma che scende al solo 40% nelle sconfitte.
Ecco, probabilmente e anche se i numeri spesso non dicono tutta la verità, uno dei motivi per cui gli Hornets non sono ai livelli di vittorie della scorsa stagione.
E [b]Chris Paul[/b] ?
Il numero 3 ha una [b]costanza di rendimento[/b] anche tra sconfitte e vittorie che difficilmente spiega un suo coinvolgimento nelle concause delle sconfitte. L’unico [b]dato statistico a calare[/b] nelle partite che la squadra perde, è il numero degli assist, che passano dagli 11 e rotti delle vittorie a poco meno di 10 nelle sconfitte.
Numeri comunque di tutto rispetto e calo fisiologico dettato dalle minori percentuali dei principali destinatari delle assistenze di Chris.
Certo, stiamo parlando di numeri, perchè poi la realtà sul campo vede un Paul che nelle sconfitte ha qualche difficoltà a gestire l’attacco dei calabroni, diminuendo il numero di possessi e non facendo scorrere il gioco in modo fluido come ci ha abituato.
Sono momenti però, perchè come detto, in linea di massima come detto anche nelle sconfitte l’apporto di Paul è costante, ed è anzi [b]uno dei pochi giocatori[/b] della lega capace di prendere in mano la squadra e [b]ribaltare l’inerzia della gara[/b], essendo capace anche di mettersi in proprio e produrre punti per riagganciare gli avversari in vantaggio.
Quello che cambia sono gioco e risultati quando Chris non c’è. E ci mancherebbe aggiungerei.
Finora [b]Paul ha saltato solamente 4 gare[/b], a causa dell’infortunio all’inguine che ha patito durante la gara contro Portland, e il record parla di [b]2 vittorie e 2 sconfitte[/b].
Le [b]sconfitte[/b] sono arrivate contro [b]Boston e Memphis[/b], e se la prima non desta scalpore, la seconda era difficilmente preventivabile. Le [b]vittorie[/b] inoltre sono arrivate contro [b]Minnesota e Toronto[/b], due squadre sicuramente non irresistibili.
In contumacia Paul, quindi, la situazione si fa [b]difficilotta[/b]. E anche se nel mercato invernale è stata fatta l’ottima presa di [b]Antonio Daniels[/b], preso in cambio di Mike James per garantire minuti di qualità quando Chris rifiata in panchina, non si può prescindere dal play titolare. E se quattro partite sono poche per fare una prova, c’è da considerare che contro Portland, non [b]appena uscito[/b] il numero 3 per infortunio, gli Hornets sono riusciti a farsi recuperare più di 15 punti di vantaggio, e [b]la squadra ha subito un parziale di 42 a 17[/b], che ha permesso ai Trail Blazers di aggiudicarsi la gara.
Certo non c’è da stupirsi se con l’assenza del proprio leader carismatico una squadra cada nella mediocrità, ma tutto questo agli Hornets è ancora più amplificato. I giocatori di New Orleans, infatti, sono troppo [b]dipendenti dal numero 3 per la fase offensiva[/b], e a parte il West opaco di questa parte di stagione, nessun altro è in grado di [b]crearsi da solo un tiro[/b] con continuità.
Stojakovic è un giocatore di ritmo che ha bisogno degli scarichi millimetrici del folletto di Wake Forest come il desaparecido Mo Peterson, Posey vive offensivamente principalmente sugli scarichi, e la qualità degli stessi senza Paul in campo diventa giocoforza più bassa. Per non parlare di Chandler, che basa il suo fatturato offensivo principalmente sugli alley oop e sugli assist sotto canestro forniti da Chris.
Per fortuna degli Hornets [b]l’infortunio del loro play è di lieve entità[/b] ed è capitato proprio nel momento in cui la Regular Season si ferma per giocare l’All Star Game, a cui Chris dovrebbe partecipare in quanto votato dai tifosi come guardia titolare ad Ovest. Il record non dovrebbe quindi subire troppi scossoni verso il basso, e alla ripresa delle ostilità i ranghi dovrebbero tornare al completo. Però alla prima occasione si è visto, non appena viene a mancare il leader della squadra, questi Hornets tornano ad essere [b]una squadra da 50% di vittorie, e rischierebbe seriamente di non partecipare ai Playoff[/b].
Quindi, per il bene della franchigia, ma anche per il piacere che si ha a vederlo giocare, c’è da augurarsi che la salute di Chris sia preservata, si guadagnerebbe sicuramente un candidato all’MVP.