Un anno fa a quest’ora si parlava delle prospettive del Draft 2008, e impazzava la diatriba tra chi tra Derrick Rose e Michael Beasley sarebbe stato scelto per primo.
In realtà il ballottaggio è durato poco, e mano a mano che ci si avvicinava al giorno del draft, il primo raccoglieva sempre più consensi, a causa della sua capacità ad essere leader.
E se la prima scelta sembrava sempre più certa, aumentava anche la consapevolezza che la classe di rookie 2008 sarebbe stata una classe molto interessante.
Ad un anno di distanza, quando si sta per chiudere la Regular Season e si sta per assegnare il Rookie of the Year, cerchiamo di fare un punto della situazione e di rispondere alla classica domanda: “Sono state rispettate le aspettative di questi giovani rampolli?”
Beh, la domanda quest’anno ha una risposta abbastanza facile. Perchè il livello del Draft di quest’anno si è dimostrato anche meglio di quanto ci si aspettasse, con le matricole che hanno da subito avuto un ruolo importante per le proprie squadre.
Iniziamo però da quella che dovrebbe essere la fine del discorso, ovvero chi sarà a succedere a Kevin Durant nel premio di Rookie dell’anno.
Il premio già dall’inizio della stagione pare avere un padrone indiscusso, che risponde al nome di [b]Derrick Rose[/b]. La prima scelta di quest’anno ha infatti fin da subito dimostrato di essere una delle pedine fondamentali, se non la più importante, di Chicago, e ha dimostrato di saper essere un vincente fin da subito, portando una squadra che aveva passato una stagione difficile nello scorso anno ai Playoff. E nelle partite tirate, ha anche dimostrato di essere in grado di prendere di peso la squadra nel quarto quarto e di fare sempre la scelta giusta, mancando forse solo nel clutch shooting. – 16.6ppg 3.9 rpg 6.2 apg.
Dietro di lui, ma sufficientemente staccato da non impensierirlo nella corsa al premio, ci sarebbe quell'[b]O.J. Mayo[/b] che fino a due anni fa pareva una prima scelta assoluta predestinata, poi complice il suo carattere bizzoso e la scarsa propensione a giocare con gli altri 4 della sua squadra ha perso consensi. Nonostante i dubbi però Memphis ha deciso di puntare sul suo talento, e bisogna ammettere che non ha commesso un errore così pacchiano. O.J. infatti ha sì dimostrato di volersi distaccare mal volentieri dal pallone, ma ha comunque messo su cifre di tutto rispetto in una squadra dall’età media decisamente bassa.
Poi? Basta direi, limitandoci alla corsa al ROTY, perchè gli ottimi Westbrook, Love e il Lopez di New Jersey seppur autori di una grandissima stagione sono, a mio parere, un gradino sotto i primi due, soprattutto di Rose. Però ci sono un’altra nidiata di ottimi giocatori che stanno contribuendo alle fortune della propria squadra, e che sicuramente si ritaglieranno un ruolo di primo piano nella lega.
E la quantità di buoni giocatori è talmente elevata che a fatica si riescono a stilare i due primi quintetti senza scontentare qualcuno, e soprattutto lasciando fuori dei giocatori che in altri anni avrebbero meritato riconoscimenti maggiori.
Proviamo allora a sbilanciarci e a dare i due quintetti.
[I][U]Primo quintetto[/I][/U]
[b]Derrick Rose (Bulls) [/b]- 16.6ppg 3.9rpg 6.2apg – Ovviamente il probabile Rookie dell’anno non può non essere la guida della prima squadra delle matricole.
[b]Russel Westbrook (Thunder)[/b] – 15.5ppg 4.8rpg 5.1apg – Il rookie di Oklahoma city, soprattutto nella prima parte della stagione ha dimostrato di essere già un perfetto secondo violino per Kevin Durant. Deve probabilmente migliorare al tiro, ma già da ora ha probabilmente uno dei primi passi più mortiferi della lega, e un atletismo che gli permette di finire al ferro con estrema naturalezza.
[b]O.J. Mayo (Grizzlies) [/b]- 18.4ppg 3.8rpg 3.2apg – Ci sarebbe da verificare come andrebbe in un sistema più strutturato e con più obiettivi di Memphis, ma di sicuro ha dimostrato che se gli si danno in mano le chiavi di un attacco O.J. sa come comportarsi. Troppo individualista senz’altro ma ai Grizzlies ha dimostrato oltre una naturalezza per questo gioco che ha dell’invidiabile, anche una voglia di lavorare sodo per migliorarsi insospettabile. Qualche difficoltà a dare continuità alle prestazioni dopo la pausa dell’All Star Game, ma si può già scommettere su si lui a Memphis, e su entrambe le metà del campo.
[b]Brook Lopez (Nets) [/b]- 13ppg 7.9rpg 1.8bpg – Brook è partito in stagione più lentamente degli altri rookies, regalando pochi picchi, ma con calma ha saputo ritagliarsi il suo spazio e dare continuità e grande solidità alle proprie prestazioni. In un team che aveva nel reparto lunghi il proprio punto debole, ha dato speranza e sostanza, registrando già parecchie doppie doppie, inclusa una prestazione da 24 + 17 a casa dei sixers.
[b]Kevin Love (Timberwolves) [/b]- 11.1ppg 9rpg 1.1apg – Love è arrivato in NBA con qualche dubbio sulla sua capacità a reggere il confronto atletico nella lega professionistica. Quello unito al fisico un po’ sottodimensionato hanno subito fatto storcere un po’ il naso ad alcuni addetti ai lavori. Ma la sua conoscenza del gioco e la sua tecnica gli ha permesso invece di essere il miglior rimbalzista della classe di questo draft. E oltre alla presenza sotto le plance, anche la sua mano morbida ne ha fatto uno dei più interessanti prospetti nel gioco di post. Di sicuro ha da aumentare il suo range di tiro, per aumentare le armi offensive a propria disposizione.
[I][U]Secondo quintetto[/I][/U]
[b]Mario Chalmers (Heats) [/b]- 10ppg 2.8rpg 4.8apg – Ecco la possibile Steal del Draft. Scelto al secondo giro, ha subito preso in mano il ruolo di playmaker di Miami, dove ad onor del vero la presenza di Wade toglie parecchia pressione al portatore di palla. Però si è subito fatto vedere pronto ad assumersi le sue responsabilità e a punire i raddoppi su Wade. I numeri sono di rispetto, ma quello che colpisce di più è la naturalezza con cui Mario scende sul parquet a dispensare assist a i compagni. Non diventerà uno Stockton con tutta probabilità, ma se si confermerà su questi livelli sarà il compagno di backcourt ideale per Wade.
[b]D.J. Augustin (Bobcats)[/b] – 11.7ppg 1.9rpg 3.5apg – DJ ha saputo calarsi nel ruolo che gli ha ritagliato coach Larry Brown ed è ruscito ad integrarsi bene con l’altro esterno Felton. E’ stato fondamentale soprattutto a inizio stagione a mantenere in linea di galleggiamento playoff Charlotte, e dopo l’infortunio che l’ha tenuto fuori a gennaio ha faticato a riprendersi. Però ha ripreso a dare un ottimo apporto proprio nelle ultime partite, quando i Bobcats si sono giocati le loro chance di post season anche se ormai pare senza successo.
[b]Eric Gordon (Clippers) [/b]- 15.9ppg 2.8apg 1spg – Ecco un altro giocatore che è esploso prepotentemente solo dopo un paio di mesi di NBA. Se ad inizio anno Eric vedeva il campo un po’ a fasi alterne, a partire da dicembre ha iniziato a prendere possesso del quintetto, aumentando sensibilmente il suo minutaggio in campo. Già da subito Eric ha dimostrato di non avere grossi problemi a far canestro, e già alla sua seconda partita NBA si prese il proscenio con 33 punti, frutto di ben 24 tiri dal campo. Non male per una matricola. Il suo crescendo è stato poi lineare, e la punta è arrivata a gennaio contro Oklahoma City, che peraltro si presta facilmente ad exploit numerici, con ben 41 punti, record per un rookie questa stagione. Date le difficoltà dei Clippers e la penuria di uomini nel ruolo, è assicurato che lo spot di SG sarà suo per molto tempo, e che Eric sarà un ventellista sicuro nella sua carriera NBA. Da verificare se saranno da anellare sempre nella casella loosing effort o se dimostrerà di saper migliorare la squadra oltre che se stesso.
[b]Michael Beasley (Heat)[/b] – 13.3ppg 5.1rpg 1apg – La seconda scelta NBA di quest’anno ha affrontato non poche difficoltà ad inizio stagione a Miami. Dettate dalla sua scarsa propensione al gioco difensivo, che ml si concilia con un coach che è (ancora) fortemente legato al suo mentore Pat Riley. Dopo un purgatorio di scarso minutaggio, soprattutto per una seconda scelta, a dicembre, Michael però ha saputo ritagliarsi il suo spazio e soprattutto ha capito che puntare sul fatturato offensivo per guadagnare minuti non era la cosa migliore da farsi, anche se a dirla tutta, se si tratta di mettere la palla nel cesto, il buon Michael ha una capacità fuori dal comune. Per fortuna ha dimostrato a Spoelstra e a Riley di volersi impegnare e di fare sul serio, dimostrando così agli Heat di poter contar su di lui dalla prossima stagione, soprattutto con accanto 2 giocatori come Haslem e O’Neal abili a coprire alcune sue amnesie difensive.
[b]Marc Gasol (Grizzlies)[/b] – 11.7ppg 7.4rpg 1.1bpg – E’ stata dura tenere lo spagnolo fuori dal primo quintetto, ma la scelta tra lui e Love è davvero difficile. Alla fine è stata premiata la maggior presenza di Kevin sotto le plance, e soprattutto ha influito il fatto che seppur giovane, Marc è arrivato nella lega con già esperienza in un campionato Pro e un argento olimpico attorno al collo. La stagione di Gasol è stata quindi di tutto rispetto, e a Memphis non ha fatto rimpiangere troppo la partenza del fratello più famoso. Se si guardano i numeri si direbbe che il catalano sia stato un po’ incostante nel rendimento, ma c’è da dire che la sua percentuale al tiro (53.6%) è di gran lunga la migliore fra i rookie, e che comunque il ruolo di centro per una matricola è sicuramente quello più complesso. La sostanza non si discute e c’è da scommetterci che nel futuro di Marc ci saranno delle soddisfazioni e un possibile anello, probabilmente non da protagonista assoluto ma da pedina fondamentale e da importante role player.
Di solito in un articolo di fine anno sui rookie si chiuderebbe dopo i primi due quintetti per mancanza di argomenti, ma come detto questo è stato un draft particolarmente ricco, e bisogna anche ricordare chi è rimasto fuori dai magnifici 10 ma che merita una menzione per quanto dimostrato finora.
[b]Courtney Lee[/b] (Magic) – 8.3ppg 2.3rpg 1.2apg ha dimostrato di essere un giocatore di sostanza in uno dei top team NBA. A discapito della chiamata ricevuta ha retto bene il campo in un ruolo in cui Orlando risultava un po’ scoperto. Da valutare durante i Playoff.
[b]Rudy Fernandez[/b] (Trailblazers) – 10.2ppg 2.6rpg 2.1apg Rudy ha nell’incostanza il suo attuale tallone d’achille. Autore di grandi partite e subito dopo di serate anonime, ha però la sfortuna di giocare in una squadra molto profonda, che può permettersi di dargli pochi minuti nelle sere in cui garantisce poco apporto. Sicuramente sarà interessante vedere in futuro a Portland chi verrà sacrificato e quanto spazio avrà lo spagnolo.
[b]Jason Thompson[/b] (Kings) – 11.1ppg 7.3rpg 1.1apg giocando in una squadra allo sbando Jason ha potuto dimostrare il suo talento e la sua utilità. Dopo un periodo di appannamento a dicembre è venuto fuori alla distanza e si è guadagnato la fiducia dello staff. Il cantiere però è aperto e tutto può succedere in California.
[b]Luc Mbah a Moute, Roy Hibbert, De Andre jordan, JJ Hickson e Nicolas Batum[/b] sono gli altri che hanno fatto intravedere buon potenziale, ma che sarà da inquadrare nella prossima stagione.
[b]Danilo Gallinari[/b] (Knicks) è stato sfortunato e non ha potuto mai giocare al 100% a causa dei guai alla schiena, operata giusto l’altroieri. A lui va il nostro augurio di rimettersi in condizione e di poter giocare la prossima stagione senza limitazioni, per dimostrare quanto già di buono fatto vedere nello spezzone di stagione in corso.
Ulteriore menzione a parte merita, ovviamente il “falso” rookie 2008, [b]Greg Oden[/b] che dopo aver saltato tutta la scorsa stagione ha nuovamente avuto difficoltà fisiche che ne hanno frenato l’ascesa. Le aspettative erano quelle di un nuovo Lebron James, ovviamente in altro ruolo, e finore Greg ha dimostrato un po’ pochino, se non la sinistra tendenza a commettere troppi falli e troppo in fretta. Anche lui sarà da rivedere nella prossima stagione, quando si spera che il fisico gli permetta di essere pronto al meglio ai nastri di partenza, perchè 2 anni fa immaginare Zio Greg lontano dai quintetti di Rookie era qualcosa di inimmaginabile.