[i]Tanto tuonò che piovve[/i]. La serie tra Cavaliers e Magic è stata inaspettatamente breve ma soprattutto troppo, troppo favorevole alla squadra allenata da [b]Stan Van Gundy[/b]. Un risultato inaspettato questo 4-2 finale che non rispecchia la superiorità con cui Orlando ha schiacciato i Cavs in 5 partite su 6. Gara-6 appunto non ha fatto eccezione, anzi, i Magic sono stati avanti saldamente sin dallinizio, e tutti i tentativi di rientro dei Cavs si sono rivelati un fuoco di paglia, tanto che quando la gara era sul finire, il pubblico di Orlando ha intonato [i]Beat L.A.[/i]. La partita ha messo in vetrina il miglior [b]Dwight Howard[/b] della serie, a quota [b]40 punti, 14 rimbalzi e 4 assist[/b], che ha letteralmente macinato la front line dei Cavs, eccezion fatta per lottimo (e cattivo, e durissimo, e provocatore a volte oltre il lecito) [b]Varejao[/b], che ad inizio quarto periodo, quando ancora evidentemente il brasiliano e soci pensavano di poter produrre uno sforzo per riaprire i giochi, ha mostrato lunico modo esistente per arginare [i]Superman[/i]: botte da orbi, negare la posizione a tutti i costi, giocare danticipo e negargli sempre e comunque il centro area. Certo un mix di durezza, mani e piedi veloci e dedizione alla difesa come questo Varejao non è semplice a trovarsi (meno che mai nei Lakers) però la via è tracciata, a meno di ulteriori (e non imprevedibili) miglioramenti da parte del centro dei Magic. Di suo Howard in una gara6 finalmente libera da problemi di falli ha mostrato la costanza che pochi gli riconoscevano, la capacità continuativa di caricare di falli gli avversari (Wallace è stato spazzato via, Ilgauskas peggio ancora, vista lincapacità di stargli dietro sin dal primo palleggio, Joe Smith è stato accantonato per limpossibilità di accoppiarlo con chichesia della frontline dei Magic) laggressività nel ricercare il canestro, con movimenti magari poco gradevoli esteticamente ma molto efficaci come il semigancio, dopo il palleggio ed arresto o in corsa, o la virata ed appoggio con la mano debole, e la presenza fisica e mentale (12/16 ai liberi in una gara cruciale e comunque sempre un sorriso alle mazzate, date e ricevute, sotto canestro, ed uninsolita capacità di riaprire sul raddoppio) ne hanno fatto lassoluto protagonista della partita e della serie. Attorno al bimbone, che ha giocato contro Cleveland la miglior serie playoffs, chiudendola a quasi 26 punti di media cui vanno aggiunti 13 rimbalzi 3 assist ed una stoppata a partita i Magic hanno costruito la propria vittoria, una vittoria fatta di una front line atipica, con Rashard Lewis che sta giocando dei playoffs mostruosamente concreti, a giustificare lesborso (criticato da tutti, compreso chi vi scrive) dei quasi 20 milioni lanno che Orlando ha deciso di investire su di lui: tiri da tre, ma anche tanto movimento e tante conclusioni in avvicinamento o in post, per il giocatore che assieme a Turkoglu costituisce la chiave tattica di questi Magic. La capacità dellex Sonics ci aprire larea con il suo tiro non solo permette ad Howard di avere tutto il post basso a sua disposizione, ma costringe gli avversari a scegliere se esporsi sotto, non raddoppiando [i]The man child[/i] oppure se rischiare di essere puniti da Lewis sugli scarichi. Turkoglu appunto costituisce il [i]collante[/i] della squadra: play, nemmeno troppo occulto, clutch player, tiratore sugli scarichi, penetratore, difensore: il turco questanno sta legittimando la sua candidatura come uno dei più forti europei di sempre a calcare i parquet NBA, una sorpresa enorme per il giocatore che solo qualche anno fa sembrava condannato dalla propria indolenza a vivere nel limbo di quelli che [i]vorrei ma non posso[/i]. Capita così che in partite come quella che ha chiuso la serie pur tirando male il turco risulti presente in ogni azione decisiva della gara: con un assist, una tripla, un canestro quando i suoi erano in apnea, chiudendo a 17 punti, 7 assist e 6 rimbalzi a serata. Accanto a loro ci sono stati [b]Alston[/b] e [b]Lee[/b] e soprattutto un enorme [b] Mickael Pietrus[/b] capace non solo di difendere, per quanto umanamente possibile, bene su [b]LeBron James[/b] ma soprattutto tiratore dalla lunga sublime.
Proprio [b]the choosen one[/b] è il principale sconfitto di questa serie, interprete principale suo malgrado della maledizione che attanaglia i Cavs, capaci di non vincere nulla per oltre mezzo secolo. Aldilà di una serie notevole dal punto di vista numerico, 38 punti 8 assist ed 8 rimbalzi a serata, aldilà delleroismo di gara2, aldilà delle tripla doppia di gara5, resta lennesima eliminazione, ed il dubbio che a Cleveland, aldilà degli aggiustamenti estivi (anche se già si vocifera di un Varejao che potrebbe uscire dal contratto per testare il mercato dei free agent) non sia il posto adatto per dare lassalto a quel titolo che ormai assomiglia più ad un incubo che ad un sogno.
[b]MVP[/b]
[b] Dwight Howard[/b]: partita mostruosa, letteralmente. Finalmente i compagni decidono di appoggiare il gioco in post e lui produce una partita di dominio costante, maciullando qualsiasi avversario gli si pari difronte, riuscendo a non commettere falli stupidi in difesa che lo tolgano dal campo, e risultando più di ogni altro suo compagno il rebus insoluto per la difesa Cavs, anche grazie alla capacità di far uscire il pallone dai raddoppi. Semplicemente [i]unstoppable[/i]
[b]Post partita[/b]
[b]Stan Van Gundy[/b]: [i]Credo che nessuno ci aspettasse a questi livelli, e che nessuno ci avrebbe mai pronosticato quì dopo linfortunio di Nelson, ma questa squadra ha combattuto davvero, davvero duramente, ora passiamo a lavorare sul come arginare LeBron al come arginare Kobe, ma è una cosa che non farò stanotte.[/i]
[b] Dwight Howard [/b]: [i]Abbiamo finalmente capito quello che gli altri ci ripetevano da anni: possiamo battere chiunque[/i]
[b]LeBron James[/b] si infila le cuffiette e preferisce non parlare con nessuno, sparendo in fretta dallAmway Arena.