Non è certo la cabala la componente decisiva in uno sport come il basket. Ma nel caso dei San Antonio Spurs e la loro “addiction” con gli anni dispari, si può partire da un 2009 senza anello per fare il punto su recente passato e futuro prossimo. Allo staff degli Spurs non è riuscito un miracolo che avrebbe davvero avuto dell’incredibile, vista la serie di infortuni a ripetizione e contemporanei dei loro big-three. Non era davvero possibile fare meglio in queste condizioni e coach Popovich lo sa bene, nonostante un Parker da quasi 30 punti di media nelle 5 gare di playoffs disputate. Lo sanno anche le stesse superstars, nelle persone di Tim Duncan, Tony Parker e Manu Ginobili. Un trio formidabile, quando in salute e in campo contemporaneamente, che poche altre franchigie possono permettersi. E allora da dove ripartire per andare a caccia del 5° titolo della storia del club texano? Inevitabilmente, e finchè Duncan sarà impegnato sui 28 metri con canotta nero-argento addosso, proprio dai 3 fuoriclasse e da coach Pop.
[b]Sorpresa:[/b] se la prima è già stata svelata (il non aver vinto un titolo nell’anno dispari solitamente favorevole agli “speroni”) la seconda impersonificata in un giocatore del roster 2008-2009 si può chiamare Roger Mason. Tutte e 82 le gare di regular season disputate, con la media punti di 11.8 in 30 minuti di parquet. La guardia da Virginia al suo 5° anno nella Lega ha saputo essere una costante nelle rotazioni di Popovich anche in una stagione così tormentata. Peccato che le statistiche siano decisamente peggiorate in post-season ma è anche naturale pensare che molto spazio (e palloni!) Mason l’aveva rubacchiato dall’assenza delle stars della squadra. Un punto di partenza forse no, ma un solido giocatore sul quale gli Spurs potranno contare anche nella prossima stagione di certo.
[b]Delusione:[/b] per una volta potremmo riferirci con questo giudizio alla sempre perfetta dirigenza di San Antonio, R.C. Buford in testa. Praticamente da sempre hanno saputo circondare Duncan del miglior supporting-cast possibile, cambiando e integrando giocatori nel momento giusto. Quest’anno non è stato così, e Popovich&C. hanno continuato a puntare su veterani ormai ex-giocatori e capaci solo di alcune zampate, ma non della continuità di un tempo. In questo discorso rientrano certamente Bruce Bowen e Michael Finley. Se a loro aggiungiamo un Gooden arrivato dal mercato, un giocatore che non è mai stato decisivo nemmeno alle scuole elementari…abbiamo tracciato un quadro non molto incoraggiante del lavoro annuale del management texano. Come rimediare?
[b]Futuro:[/b] escludendo l’inutile premessa che da dietro a un pc è tutto facile, giudizi inclusi, credo che gli Spurs debbano cominciare fin da subito a ringiovanire il roster. Non è ipotizzabile attendere ancora a lungo se si vogliono sfruttare al meglio gli ultimi anni di carriera potenzialmente ancora ad altissimo livello di Duncan, e di conseguenza al plus che portano insieme al caraibico Manu e il francesino, liberando contemporaneamente quello spazio salariale fondamentale per andare a caccia di free-agents. Intanto è arrivato Richard Jefferson, che alla soglia dei 30 anni può davvero dimostrare di aver raggiunto la maturità necessaria per inserirsi in un contesto vincente come quello di San Antonio. L’ala ex-Arizona è giocatore educato e dai fondamentali così attraenti per ogni allenatore che non poteva non far innamorare di se coach Pop. Fino ad ora, nella sua carriera NBA, è sembrato mancare di quel qualcosa in più a livello di carattere che di certo Duncan e Popovic sapranno trasmettergli. Ad aiutarli un altro veterano appena giunto alla corte degli Spurs, quell’Antonio McDyess che con punti e rimbalzi anche in pochi minuti proverà a portare qualità dalla panchina e perchè no, stando in campo di fianco a Duncan nei minuti decisivi delle gare. Ma non crediamo che il mercato degli Spurs finisca qui, attenzione quindi a qualche nuovo colpo di una dirigenza che come detto ha qualcosina da farsi perdonare.