Quando lunedì hanno iniziato a circolare voci sullesonero di Vitucci, immagino che il pensiero più ricorrente tra i tifosi trevigiani sia stato questo: Così non si fa!
È però giusto anzitutto spiegare il perché la società sia giunta a questa scelta, antipatica (e non solo), ma non certo folle. Il rendimento della squadra è finora stato deludente. Questo è innegabile. Si è partiti con il mancato accesso allEurolega, a dispetto di un gironcino tuttaltro che irresistibile (Ventspils 0 vittorie in Euorcup! fatto fuori con sofferenza, poi leliminazione per mano dellEntiente Orleanaise mera comparsa nel Group B); la società, giustamente, non ha gradito. Poi, un campionato per il momento decisamente anonimo (7 vittorie e altrettante sconfitte: la classifica piange!), caratterizzato da qualche buona prestazione, ma anche da clamorosi scivoloni contro avversarie non certo di primo piano. Infine lEuorcup, competizione in cui lobiettivo della qualificazione (e il come conta relativamente) è stato raggiunto.
Laspetto forse più grave è che dallinizio dellanno non si sono visti sensibili passi avanti, come confermano le ultime uscite (pessima prestazione e Ferrara e vittoria sofferta contro una Teramo incerottata). Vitucci si è lamentato di non essere stato supportato a sufficienza dalla società nelle scelte di mercato. Sfumato larrivo di Kalnietis, il coach aveva chiesto un play americano e non è stato accontentato. Dopo linfortunio di Renzi, aveva chiesto un rinforzo nel reparto lunghi. Picche. Ciò nonostante, è indubbio che questa squadra, così comè, abbia maggiori potenzialità di quella dello scorso anno; il che non è poco. Qualcosa, evidentemente, non funzionava. E il coach, giusto ed inevitabile ammetterlo, avrà pur avuto le sue responsabilità.
Però. Così non si fa! Penso che la fotografia più nitida di questo licenziamento labbia data proprio il licenziato, quando ha affermato (magari un po incazzato, ma non per questo poco lucido) che la società era in attesa di un tracollo, che non cè mai stato. Se lesonero va (deve/dovrebbe) essere considerato come lextrema ratio per raddrizzare un situazione critica, ecco, nel caso specifico non cera nulla di critico. Nulla di compromesso. Il mancato accesso alle Final Eight di Coppa Italia sarebbe davvero un dramma? La qualificazione alle Last Sixteen di Eurocup non è forse stata raggiunta? In campionato questa mediocre Benetton è già da considerarsi irrimediabilmente staccata dalle altre (spesso, con tutto il rispetto, più mediocri) formazioni? Non credo proprio!
Si diceva del rendimento deludente. E di colpe da attribuire giustamente anche al coach. Ma che dire di Hackett, presentato come uno dei primi violini e scopertosi presto (e, ben inteso, guai a fargliene una colpa!) un ventunenne esordiente in uno sport diverso da quello praticato negli States? Che dire dellanonimo Martin, tagliato e sostituito (in un ruolo diverso) solo dopo diverse partite? Che dire degli infortuni di Renzi, di Hukic (che se integro non lo è mai stato -, proprio per il forfait del primo, sarebbe stato utilissimo, al di là di cifre e pedigree), De Nicolao e Gentile? Che dire dello strano calo di forma negli ultimi due mesi abbondanti di Nicevic? Non sono scuse, ma dati di fatto.
E che dire del tanto acclamato progetto Energia Verde? Non si volevano lanciare i giovani? Non si diceva che per questo obiettivo si era disposti ad accettare qualche passo falso imprevisto? Bene, De Nicolao, Gentile e Motejunas non stanno certo scaldando la panchina. Chi ha dato loro fiducia? E, in armonia col progetto di cui sopra, non ci stava forse anche la scelta di un coach verde, di scarsa esperienza a livello di vertice? E non era forse giusto perdonargli qualche sbaglio, per farlo crescere assieme ai ragazzi che allenava? Evidentemente no.
Evidentemente si trattava di un matrimonio nato male. Mancava la fiducia.Che Vitucci non fosse la prima opzione lo si è capito subito; altrimenti la sua promozione sarebbe diventata realtà un minuto dopo il divorzio con Mahmuti. Si è invece andati allaltare solo dopo troppi giorni e la società allo scambio delle fedi ha detto: Non ci fidiamo. Ma prova a stupirci. Chiedere ciò a un coach quasi esordiente a certi livelli era chiedere troppo. Ed è successo quel che è successo.
Qualcuno magari sarà contento di vedere ora in panca Jasim Repesa, coach esperto e abile con i giovani (sembra luomo giusto al posto gusto). A lui vanno i migliori auguri. Ma cè anche chi guarda con nostalgia al passato. Alla salvezza conquistata nella stagione 89-90 (nella quale, se non ricordo male, Molin sostituì Sales prima dei play out), sono seguite altre stagioni sotto Beppe De Stefano (il giemme del primo scudetto) ed infine il regno di Maurizio Gherardini. Quanti coach sono stati esonerati dal 1990 al 2007? Zero. Eppure Frates (93-94) ha rischiato; alla fine una Coppa Italia è stata messa in bacheca. Bucchi (99-00) idem; altra Coppa Italia e finale scudetto (con una delle Benetton più povere di talento). Perfino Mike DAntoni (94-95) è stato messo in discussione; ne è uscita forse la miglior Benetton di sempre (Coppa Italia, Eurocup e finale scudetto). Questi zero esoneri , in unepoca in cui il mercato stava diventando sempre più schizofrenico, sono conseguenza dellequilibrata gestione di una società che non solo sapeva scegliere bene, ma anche portare avanti con coerenza le proprie scelte. Questi zero esoneri (che hanno spesso lasciando agli altri zeru tituli) non possono avere lontanamente il sapore di uno scudetto, o di una coppa; ma hanno probabilmente pari valore. Gherardini un coach capace e appassionato come Vitucci lavrebbe insomma saputo valorizzare; o, al limite, non lavrebbe sposato per poi farlo becco…
Il post-Gherardini per i tifosi trevigiani è stato finora come un post-Guerre Puniche per i cartaginesi. Una delle migliori società in Europa rasa al suolo. Fadini. Caso Cuccarolo. 12 punti di penalizzazione. Niente playoff. Niente Eurolega. Atripaldi. Via Ramagli. Peggior stagione della storia. Niente play off. Niente Eurolega. Stagione scorsa, con una parziale schiarita. Ora siamo di nuovo sotto dense nubi. La ricostruzione rallenta. Perché non ci sono più bravi costruttori. Si salvi chi può.
Unultima considerazione. Se Nicevic già sabato dovesse ritrovare lo stato di forma ormai da tempo perduto, chi scrive si guarderà bene dal parlare di complotto croato; ma chi legge è libero di pensarlo.