[b]Los Angeles Lakers (46-17)[/b]
Back to back amaro per i gialloviola, dopo la sconfitta subita a Miami agli overtime, ci hanno pensato pure i Bobcats a passeggiare sui Lakers, battuti di 15 dopo una partenza assolutamente positiva. Il campanello d’allarme suona, ma è difficile giudicare davvero questo momento senza trarre in ballo stanchezza accumulata e la stessa Regular Season, che giunge al termine dopo 6 lunghissimi mesi oserei dire “strazianti”.
Il punto cruciale al momento ha nome e cognome, Lamar Odom che da oltre un mese (durante e dopo l’assenza di Bynum) ha pienamente dimostrato di meritare 48 minuti a partita: la quota da pagare in termini di second-unit però sembra ancora troppo alta. Al momento però la situazione lunghi è piuttosto complessa: Gasol appena la partita si accende fisicamente crolla e Bynum ormai fà canestro solo su schiacciata, senza dimostrare alcuna cattiveria: appare dunque ovvio che assieme diano troppo poco visti i 30 e passa milioni che vengono spesi per entrambi, pensando soprattutto come Lamar e Ron, due veri gladiatori, costino alla dirigenza “soltanto” 14,5…Il Bynum che prendeva 2 milioni era sostenibile, milionario come oggi non più e se Gasol resta pur sempre un fenomeno tecnico indiscutibile, per quanto quest’anno manchi forse un po’ troppo quando conta, Drew è ormai questo: troppe pause mentali, messo a sedere nei match-clou, insomma leoncino tra le pecore e pecorone tra i leoni. Il salto di qualità tanto atteso non è arrivato.
Un play, un 2-3 dalla panca, un lungo che dia il cambio a Odom e Gasol renderebbero la squadra sicuramente più forte e profonda, ma ora come ora è Cleveland ad avere una panchina chilometrica, mentre LA punta sui soliti 7/8. Un play titolare (Fisher è ormai a pezzi) e un buon camio in panca sono elementi che la squadra di Jackson potrà rimpiangere nelle Finals, a febbario però non è stata ritenuta utile alcuna mossa: i Playoffs incombono, stiamo a vedere.
[b]Phoenix Suns (40-25)[/b]
Con un Amare Stoudemire capace di pesantissime doppie doppie, i Suns restano in lizza per i Playoff grazie anche ad un’ottima prova in casa contro i Nuggets, limitati a soli 85 punti.
Per Phoenix i problemi si pongono ora su Frye, una spina nel fianco che ai tifosi comincia a pesare fin troppo: l’ex Blazers è davvero molle, poco grintoso in fase difenisiva, lontano dall’area per contendere un rimbalzo e in grado solamente di sparacchiare dalla lunga, senza offrire un contributo davvero importante ai compagni. Gentry oltretutto dimentica in panchina troppo spesso Lopez, che non avrà grandi cifre ma che sa dare una decina di minuti di atletismo, dimostrando di avere a cuore ogni singolo match.
La sconfitta a Utah, ha poi inoltre visto partecipe Nash, che nel dopo gara ha lamentato forti dolori al braccio portati avanti da diversi giorni e ormai divenuti anche causa di stress per il play canadese: Steve non è riuscito ad incidere nel finale, quando Williams ha preso il comando dei Jazz portandoli ad una buona W [i]”Non riesco a fare molto in campo, il dolore è davvero insopportabile. Spero che col tempo ritorni tutto a posto perchè la squadra ha bisogno anche di me ora come ora”[/i]. Il calendario intanto vede un marzo piuttosto agevole, prima di entrare nelle ultime due settimane di RS davvero ardue: talento per fare dare spettacolo sembra esserci, ma la strada è ancora lunga e il quinto posto attuale nella West va difeso coi denti
[b]Los Angeles Clippers (25-38)[/b]
Abbandonate le speranze di poter restare a galla tra le grandi con l’ipotetico ritorno di Griffin, per i Clippers ormai parlare di basket giocato appare abbastanza inutile. Gli occhi si puntano infatti sulla prossima estate, quando certo qualcosa nell’ambiente cambierà: in primis ci si chiede se le condizioni di Blake potranno permettergli di torrnare in campo la prossima stagione come nuovo, o se, nonostante i progressi tanto decantati in queste ultime settimane, esse non restino abbastanza buone per sperare in un suo completo recupero rischiando di rovinare un’intera carriera. In secondo luogo il tormentone James: i Clippers hanno uno spazio salariale piuttosto elevato per permettersi l’add-on dell’ala dei Cavs, ma in caso contrario, viste le tante pretendenti nella lega, a LA si potrebbe cominciare a costruire attorno ad Eric Gordon e a Griffin il futuro della squadra. Infine, il coach: al team sembra piacere la temporanea direzione di Kim Hughes, uomo di grande personalità e abile con i giovani che merita senza alcun dubbio in rapporto qualità/prezzo la panchina; il problema si potrebbe però porre se LAC raggiungesse in un futuro più o meno prossimo i Playoffs dove forse servirebbe un allenatore più esperto nel gestire ogni serie. Ulteriori aggiornamenti in Luglio.
[b]Sacramento Kings (21-41)[/b]
L’addio di Kevin Martin, finito nelle fila dei deleritti Rockets, ha probabilmente determinato uno dei migliori innesti delle ultime stagione: Kyle Lowry, ottimo attaccante spavaldo in ogni entrata nel pitturato. La mancanza di un vero centro resta così il vero problema: Hawes (soprattutto) e Thompson si dimostrano solo lontanamente leader dell’area, concendendo sempre troppo ai lunghi avversari che escono spesso dal campo con tabellini davvero entusiasmanti: il GM Petrie dovrà dunque addocchiare al prossimo draft un buon pivot che permetta di fare un buon passo in avanti difensivamente; bene per il resto Evans, ormai stella indiscussa del gruppo con 20.5 punti a partita e il giovane israeliano Omri Casspi, discontinuo ma ben promettente per il futuro. Con la stagione in chiusura ai Kings si apre ora una doppia chance: tentare di arrivare alle 30W, viste le tante partite casalinghe contro avversarie con record sotto le 40 vittorie, o restare nei bassifondi della classifica nella speranza di una buona posizione alla Lottery per il Draft, la regola comunque resta non sottovalutarli troppo…
[b]Golden State Warriors (17-45)[/b]
La squadra più assurda della storia. Continua infatti la tourneè amara dei Warriors che da quando hanno messo piede sulla East Coast raccolgono solo sconfitte (non che prima andasse meglio…): l’ennesima L consecutiva va in scena a Charlotte dove Golden State viene distrutta a rimbalzo (60-36) e nella produzione nel pitturato (56-24): privi di Biedrins e con un Turiaf da zero assoluto, i Warriors si sono affidati al solito Curry e ai 19 punti di Maggette, mentre la restante rosa può fare ben poco difronte ad avversari di ben altro calibro. Voci di corridoio parlano dell’imminente arrivo di OJ Mayo in cambio di Monta Ellis, ora infortunato, ma la sostanza difficilmente cambierà fin tanto che Nelson ricoprirà il ruolo di coach