[b]Los Angeles Lakers (1) – Oklahoma City Thuner (8) 2-2[/b]
Gara-4 di sabato sera giocata fra Lakers e Thunder si è rivelata essere, contro ogni pronostico, uno dei più classici blowout, un’asfaltata completa che riporta ora la serie in completa parità con situazioni psicologiche ben diverse. Commentare il secondo tempo di quel match sarebbe sostanzialmente inutile, ma in vista dell’ormai pivotal game-5 ci sono diversi punti osservati nelle due gare di Oklahoma da analizzare: in primis il fattore campo, per “accogliere” i campioni in carica il pubblico di Oklahoma City ha creato un’inverosimile bolgia di magliette blu e bianche che ha reso già di partenza molto arduo il compito della banda di Jackson, in secondo luogo la condizione fisica, i Thunder, freschi e mossi da enormi motivazioni ed energie sono indubbiamente pericolosissimi sotto il profilo atletico e agressivo, senza contare la brutta gestione di Phil durante la Regular Season, con Kobe ora visibilmente fiacco e spento che necessitava di ben altro che due o tre giorni di riposo visti i tanti acciacchi rimediati nella corsa alla postseason, o ancora la questione tiri liberi/2nd chance points su cui un confronto nelle ultime due partite risulta davvero impietoso, con Gasol e Bynum sì tra i migliori, ma incolpabili nella tenuta del pitturato. La sfida torna ora stanotte a LA, tra le mura amiche dello Staples dove i Lakers possono solo vincere, visto che sembra alquanto chiara l’impossibilità di espugnare il caldissimo Ford Center: le analogie con la serie tra Mavs e Warriors del 2006 sono molte, ma i gialloviola si trovarono in una simile situazione anche lo scorso anno contro i Rockets arrivando fino a gara 7 e trionfando poi a Giugno…certo è che però questi Thunder cominciano davvero a far paura.
[u]Game 1[/u]: LAL-OAK 87-79
[u]Game 2[/u]: LAL-OAK 95-92
[u]Game 3[/u]: OAK-LAL 101-96
[u]Game 4[/u]: OAK-LAL 110-89
[b]Dallas Mavericks (2) – San Antonio Spurs (7) 1-3[/b]
Sotto di 15 sul finire del primo tempo di Gara 4, gli Spurs hanno visto la panca (la stessa richiamata a gran voce da Popovich dopo l’esordio) rispondere come non mai, grazie al contributo di George Hill (29 punti per il gioiellino di IUPUI), Richard Jefferson, Antonio McDyess e DeJuan Blair che nel terzo quarto, segnano 22 dei 29 punti della squadra dando la svolta decisiva al match e ottenendo così 3 match point, il primo da spendere a Dallas. La gestione del caraibico (34°compleanno per lui) durante la stagione sembra dunque dare i frutti sperati, con San Antonio che ora ha la possibilità di giocare al 100%: i Mavericks pagano una second unit non brillante come quella avversaria, un Nowitzki ben pedinato dalla difesa Spurs (solo 17 punti) dopo lo show di game-1 e un crescente nervosismo nell’ennesima annata che si prospetta sempre più un altro fallimento, dopo l’illusione nell’essersi piazzati secondi nella West Conference. La serie non è ancora conclusa, ma ancora una volta, a quanto pare, Cuban avrebbe fatto meglio a non parlare…
[u]Game 1:[/u] DAL-SAS 100-94
[u]Game 2[/u]: DAL-SAS 88-102
[u]Game 3[/u]: SAS-DAL 94-90
[u]Game 4[/u]: SAS-DAL 92-89
[b]Denver Nuggets (4) – Utah Jazz (5) 1-3[/b]
Non basta il solito mostruoso contributo di Carmelo Anthony (39+11) per espugnare il fortino della Energy Solutions Arena, che accompagna i Jazz ad un passo da una qualificazione insperata. Partita tra 2 squadre con energia completamente opposta; i Jazz, carichi a mille dopo la sorprendente gara-2 si gettano su ogni pallone, pimpanti, senza concedere second chance agli avversari, che paiono semplicemente svuotati,senza voglia ne forza, davvero incredibile per una serie di playoffs. I lunghi di Denver non sono pervenuti nè in gara 3, nè in gara 4 dove era richiesto un cambio totale dell’atteggiamento e anche a livello di regia Williams sta letteralmente umiliando il povero Chauncey, che non ha brutte cifre (18 di media), ma paga molto con la gestione dei falli. Interessante poi come dopo la scoppiettante performance di gara-1, coach Sloan abbia deciso di portare Williams su Melo nelle situazioni in post alto: accorgimento che ha spinto Melo a perdere maggiori palloni, oltre a commettere un numero elevato di sfondamenti, arte nella quale Deron è davvero un maestro. Fino ad oggi i Nuggets non hanno giocato e Utah è stata superiore in tutto, ma personalmente continuo a pensare che se i ragazzi di coach Karl si accendono la sorte può cambiare, anche perchè la panca avversaria è molto corta e la stanchezza potrebbe spuntarla presto.
[u]Game 1[/u]: DEN-UTA 126-113
[u]Game 2[/u]: DEN-UTA 111-114
[u]Game 3[/u]: UTA-DEN 105-93
[u]Game 4[/u]: UTA-DEN 117-106
[b]Phoenix Suns (3) – Portland Trail Blazers (6) 2-2[/b]
Da un recupero impossibile a uno lampo. Brandon Roy non perde tempo e dopo falsi bollettini in continuo disaccordo tra di loro, rientra in campo per gara-4 riaprendo i giochi e consentendo ai Blazers di restare vivi nella serie. Il recupero del ragazzo (anche se non a pieno regime) potrebbe essere importante anche solo per un fattore psicologico: coach McMillan recupera pure Batum, ma notizia delle notizie ha la miglior partita da molto tempo da Aldridge (31+11) una prova completa in ogni elemento, dai jumper dalla sua mattonella preferita, alla grinta ed una rabbia agonistica decisamente superiore a quella vista nell’asfaltata subita in gara-3, una pronta risposta alle critiche che spesso lo ritengono un giocatore soft, inadeguato come 5. I Suns hanno comunque a lunghi tratti dimostrato superiorità tecnica, bloccando la manovra offensiva dei padroni di casa per 8 estenuanti minuti, anche se nel finale la spinta data da Roy ha dato vita a nervosismi tra singoli non ben gestiti dalla terna arbitrale piuttosto discutibile: Phoenix ha tutte le armi per portarla a casa questa serie, ma attenzione a quel giocatore con la maglia numero 7…
[u]Game 1:[/u] PHX-POR 100-105
[u]Game 2:[/u] PHX-POR 119-90
[u]Game 3[/u]: POR-PHX 89-108
[u]Game 4[/u]: POR-PHX 96-87