[b]Los Angeles Lakers (1) – Oklahoma City Thuner (8) 4-2[/b]
Alla fine a LA è suonata la sveglia. Dopo la dura sconfitta di game-4 a Oklahoma, i lacustri hanno rialzato la testa rispettando il fattore campo due giorni dopo con una convincente vittoria allo Staples e chiudendo i conti in un tiratissimo finale nella nottata di ieri al Ford Center. Un timido risveglio che ridà fiducia alla squadra che sul 2 pari sembrava davvero mettere a rischio una qualificazione data già per certa fin dall’inizio: i 32 punti di Bryant sono forse il segnale più importante di una serie fatta di alti e bassi, in cui continuità e sicurezza sono svaniti, cancellati dall’esplosività ed imprevidibilità dei Thunder che alla fine però devono arrendersi difronte alle tante armi avversarie. Alla diligente fase difensiva di Artest, al tap-in vincente di Gasol di stanotte (su errore di Kobe), vanno comunque opposti piccoli problemi che i Lakers si trascinano avanti fin dalla RS e che ora, nella dura semifinale contro i Jazz, dovranno essere limitati: annebbiamenti al ritorno in campo dai timeout, controllo del pitturato (ora c’è Boozer…) e una delle panchine peggiori in questa postseason con un Lamar Odom, sesto uomo di lusso, fin qua rimasto nell’ombra. Ai Thunder invece rimane una prima positiva esperienza in campo PO, un’avventura che certo, visti i giovani talenti pronti ad esplodere, si ripeterà ancora a lungo nei prossimi anni: intanto però sono i gialloviola a continuare il cammino…verso il repeat?
[u]Game 1[/u]: LAL-OAK 87-79
[u]Game 2[/u]: LAL-OAK 95-92
[u]Game 3[/u]: OAK-LAL 101-96
[u]Game 4[/u]: OAK-LAL 110-89
[u]Game 5[/u]: LAL-OAK 111-87
[u]Game 6[/u]: OAK-LAL 94-95
[b]Dallas Mavericks (2) – San Antonio Spurs (7) 2-4[/b]
Non poca sorpresa, nel vedere i Dallas Mavericks terminare la loro stagione al primo turno di play-off, dopo quella che era stata un’ottima Regular Season, soprattutto dall’ASG casalingo in poi.
I ragazzi di Carlise, a questo punto destinato a dire addio alla sua panchina, hanno sì lottato, vicini nell’espugnare l’AT&T Center in più di un caso, ma crollando tra le mura casalinghe in game-2 dando di fatto una svolta netta alla serie: troppo poco gioco, troppo spesso palla a Dirk e spera in Dio, troppo poco contributo second-unit, troppo poco insomma per fermare questi Spurs arrivati a stento tra le prime otto e ora di nuovo vivi, pronti a continuare la propria cavalcata. Di gara-6 c’è ben poco da dire, perchè San Antonio è abituata a giocare partite del genere e difficilmente una squadra che in tutto e per tutto ha dimostrato di non poter ambire ad altri lidi può battere con facilità l’esperto Popovich: a fare la differenza ad ogni modo è stato ancora lui, George Hill, un rapido ragazzino capace di mettere in crisi la difesa avversaria segnando una valanga di punti, una sorpresa per coach Gregg non solito a dare molta fiducia agli scapoli. Ora il secondo round offre i Phoenix Suns, una serie che porta con sé ricordi recenti, e ci rimanda a quei bellissimi Playoff 2006: spettacolo assicurato, insomma, e dire che sono (quasi) tutti vecchietti…
[u]Game 1:[/u] DAL-SAS 100-94
[u]Game 2[/u]: DAL-SAS 88-102
[u]Game 3[/u]: SAS-DAL 94-90
[u]Game 4[/u]: SAS-DAL 92-89
[u]Game 5[/u]: DAL-SAS 103-81
[u]Game 6[/u]: SAS-DAL 97-87
[b]Denver Nuggets (4) – Utah Jazz (5) 2-4[/b]
Infila a testa bassa il tunnel degli spogliatoi Carmelo Anthony. Non sono bastati i suoi trentelli per accedere al secondo round, perchè ancora una volta non ha girato la squadra, ma anzi gara-6 è stato il triste riassunto di quanto visto nell’intera serie: letture errate, lunghi inesistenti e una marea di isolamenti proprio nei momenti in cui i Jazz, giocando da vera squadra, viaggiavano sull’onda di secchi parziali, seguiti da uno stadio inespugnabile che non aiuta certo la manovra avversaria. Senza Okur e Kirilenko, Sloan deve inventarsi una sfida completamente diversa da quella immaginata, ma se gara-1 è un tripudio Nuggets, dalla successiva sono stati i Jazz a fare la partita guidati da un leader vero in campo, il giocatore che più di tutti ha inciso, dimostrando di essere un vero condottiero capace di guidare i compagni alla vittoria senza togliere loro spazio: Deron Williams (25+11 assists di media). Marcatissimo in gara-6, Deron ha fatto circolare bene palla, avvantaggiando il rookie Wesley Matthews, Korver e Price, altri due inattesi protagonisti che hanno aiutato a riprendere Denver, volata via grazie alle bombe di Billups e un ottimo Graham sotto i due tabelloni.
Alle Semifinals ora è probabile il rientro di AK47, ma certo questo avverrà in condizioni difficili perchè proprio in mezzo ai PO: in infermeria poi c’è pure Deron, dolorante al polso dopo un contrasto di gioco nel finale di gara. I Jazz sono caldissimi e a giudicare dai celeberrimi cori “Beat LA” la gente vuole crederci davvero: certo è che però in California bisognerà strapparne almeno una…
[u]Game 1[/u]: DEN-UTA 126-113
[u]Game 2[/u]: DEN-UTA 111-114
[u]Game 3[/u]: UTA-DEN 105-93
[u]Game 4[/u]: UTA-DEN 117-106
[u]Game 5[/u]: DEN-UTA 116-102
[u]Game 6[/u]: UTA-DEN 112-104
[b]Phoenix Suns (3) – Portland Trail Blazers (6) 4-2[/b]
Portland va in vacanza con molti pensieri per il futuro, ma anche senza troppi rimpianti per la stagione conclusa, una stagione tormentata da infortuni e guai fisici a non finire che hanno immeritatamente limitato il potenziale dei ragazzi di coach McMillan che a fine gara dichiara: [i]”Sono orgoglioso dei ragazzi, abbiamo lottato per tutto l’anno. Con tutto quel che abbiamo dovuto passare, tutti gli infortuni che ci sono capitati, non è per accampare scuse, ma i ragazzi hanno avuto una stagione davvero dura e sono riusciti comunque ad emergere.”[/i] Afflitti da continui buchi nella rosa, la serie contro i Suns ha visto però anche molti errori d’inesperienza, con i lunghi incapaci di fermare il dominio di Stoudemire, un Andre Miller lontano dai suoi livelli abituali e poco furbo nell’ignorare i problemi di Nash che chiude con un magro 2/7 regalando comunque ai suoi compagni la tripla del definitivo KO. I Blazers si confermano macchine dalla lunga distanza (Fernandez+Webster 35 punti), ma non trovano risposte alla perfetta difesa dell’area messa a punto da coach Gentry che concede poco e niente agli avversari. La squadra di Alvin dunque, con grinta e tantissima voglia, si guadagna un rendez-vous in semifinale con San Antonio, che ha battuto Phoenix negli ultimi 6 confronti diretti di postseason: l’idea è che questa volta il referto potrebbe essere ben diverso…
[u]Game 1:[/u] PHX-POR 100-105
[u]Game 2:[/u] PHX-POR 119-90
[u]Game 3[/u]: POR-PHX 89-108
[u]Game 4[/u]: POR-PHX 96-87
[u]Game 5[/u]: PHX-POR 107-88
[u]Game 6[/u]: POR-PHX 90-99