Milano – Difficile commentare una partita dalla così elevata pochezza tecnica e tattica. Varese arriva a Milano volendo giocareun match fisico, tignoso e a basso punteggio. La missione è riuscita solo parzialmente alla truppa di Recalcati che ha da recriminare su una serie di fischi arbitrali ben oltre il dubbio, ma si giova di una ritrovata solidità di squadra dopo la sbandata contro Teramo.
Milano fa tutto quello che è nelle sue forze per perdere la partita, non sfruttando il +7 del terzo quarto per affondare il colpo del ko e soprattutto dilapidando il vantaggio nel finale dei regolamentari con una serie di rimesse e decisioni offensive da non replicare alle scuole di basket. E’ assolutamente indecente il grado di disattenzione tecnica che Milano mette in campo in attacco. Sono stati spesi nel finale ben due timeout in momenti cruciali per disegnare schemi offensivi che si sono concretizzati in: 20 secondi di palla ad Hawkins in isolamento dalla punta e una rimessa gettata in prima fila a 3″ dal termine.
Ha del clamoroso il cambio prima richiesto, con Finley destinato ad entrare, e poi clamorosamente rinnegato da Bucchi. Ormai la frittata era fatta, Finley è dovuto entrare per l’azione difensiva facendo uscire Jaaber e concedendo la guancia allo schiaffo che ha mandato tutti all’overtime.
Inutile stare a girarci intorno: Bucchi e la squadra sono in totale confusione e solo l’innegabile maggior talento degli uomini chiave ha fatto si che Milano la spuntasse dopo un sudatissimo overtime, giocato completamente con Varese senza Slay.
E’ anche difficile parlare di situazioni tecniche o di cronaca, perchè anche la componente arbitrale ha influito enormemente sulla scarsa qualità del match, non offrendo mai un unico metro e sbagliando fischi tecnici davvero solari. Omettiamo l’ingiuria rivolta dall’arbitro Seghetti a Recalcati, perchè sarà il coach a spiegarla in modi molto signorili e simpaticamente ironici in sala stampa.
Milano parte forte piazzando un parziale positivo, trovando buoni tiri dal perimetro e quindi rimbalzi d’attacco vincenti, ma Varese prima di far scappare la partita entra in ritmo e segna per sei azioni consecutive grazie alla grande vena balistica di Kangur. Hawkins si estranea presto dalla partita a causa dei falli, Jaaber fa pentole e coperchi come spesso quest’anno è accaduto, ma la resistenza di Varese è coriacea. Pecherov sfrutta i suoi centimetri vicino a canestro contro Fajardo e monopolizza il pitturato nel primo tempo, pur manifestando preoccupanti lacune difensive. Nei varesini si alternano i protagonisti con l’unico assente ingiustificato in Ron Slay, più interessato a far roteare i gomiti che mettere in moto il suo talento. Il più costante degli ospiti è Phil Goss che con il suo grande talento, unito alla solidità, tende a fare la cosa giusta anche sotto pressione e la sua tripla del pareggio nel finale dimostra grandi attributi. Il supplementare si apre all’insegna dei colori milanesi che dimostrano di averne semplicemente di più scavando un 6-1 di parziale in apertura che verrà mantenuto esclusivamente per la sterminata serie di liberi che condanna Varese a non ritornare mai al pareggio, sebbene Rocca commetta un banale fallo antisportivo rischiando di compromettere tutto.
Milano vince, non convince e acuisce ancora di più i suoi problemi, mentre Varese dimostra grande carattere e forza interiore derivante dai propri veterani.
Quotes:
Recalcati: sono orgoglioso di allenare questa squadra. Abbiamo fatto una grande partita anche se costellata di errori a causa dell’intensità, ma quando esci da una partita così sei rincuorato nonostante la sconfitta, perchè i ragazzi hanno dentro qualcosa di importante. Dopo aver giocato un centinaio di derby così intensi, non mi era mai capitato di essere mandato a fanculo da un arbitro, forse è stato quello che mi ha “spinto” a continuare ad allenare, dovevo ancora scoprirlo dopo così tanti anni. Ora posso anche ritirarmi perchè credo di averle viste davvero tutte. L’arbitro a compiere il gesto è stato Seghetti, l’ho sentito, voi l’avete visto, ma credo che nel nostro mondo dove dobbiamo essere noi a dare l’esempio positivo, la buona educazione è il minimo da pretendere.
La partita è stata molto intensa, giocata da due squadre non in grande salute, ma onorata al meglio dal punto di vista dell’intensità; speriamo che la nostra fatica non si faccia sentire tra quattro giorni. Abbiamo provato a far giocare i lunghi in post non facendoli rollare verso canestro per poi aprire spazio e giocare un pick and roll sul lato opposto. A volte ci siamo riusciti, altre abbiamo faticato di più anche a causa della grande fisicità degli esterni milanesi.
Bucchi: classico derby a livello di emozioni, è stata una partita altalenante, ma l’importante era portare a casa il risultato. Loro hanno lunghi atipici che liberano il pitturato e quindi le guardie possono crearsi buone soluzioni. Abbiamo giocato un buon supplementare con una grande reazione e alla fine siamo riusciti a spuntarla. Finley fa fatica da diversi mesi perchè non riesce ad allenarsi con continuità a causa di un problema al ginocchio e questo non gli permette di essere sereno. Aveva chiesto di fermarsi tempo fa, ma sta facendo un grande sacrificio per la squadra e comprendo che non sia facile giocare non allenandosi o sul dolore. Pecherov deve allungare il minutaggio nelle sue gambe perchè finisce la benzina presto e tende fa ancora errori difensivi macroscopici, mentre Maciulis va meglio da quel punto di vista, ma deve ritrovare il feeling nel suo gioco.
Armani Jeans Milano – Cimberio Varese 84-80 dts (19-20, 17-15, 22-21, 11-13, 15-11)
MVP: Ibrahim Jaaber. Decisivo sui due lati del campo e i suoi 14 punti sono solo la punta dell’iceberg. Le gambe gli permettono di mettere un’incredibile pressione sugli esterni avversari, in attacco spesso canta e porta la croce in contumacia Hawkins e non si risparmia mai. I 39.15′ giocati aumentano solo la lode per il suo atteggiamento sempre intenso.
WVP: Jack Galanda. Mai in partita mentalmente, non si fa mai valere nè vicino, nè lontano da canestro.
Simone Mazzola