Doveva essere la stagione 2010-11 quella del rilancio per i colori Giallorossoblu, la stagione nella quale mettersi alle spalle la peggior annata dell’era Toti. Per chi si fosse dimenticato, parliamo dell’annata 2009-10 con l’eliminazione al primo turno dei Playoffs per mano di Caserta con un secco 0-3; parliamo dell’annata con annessa mancata qualificazione alla F8 di Coppa Italia in quel di Avellino a causa di un pessimo girone d’andata in Regular Season con tanto di valzer sulla panchina, ed infine, ciliegina sulla torta (rancida..), la stagione della mancata qualificazione alle Top 16 di Eurolega per mano degli ateniesi del Maroussi, squadra costretta addirittura a scomparire alla fine della stessa stagione stroncata dai debiti finanziari.
Considerando l’incedere claudicante visto per tutto l’anno, per migliorare la pessima stagione passata sarebbe bastato poco, arrivare cioè almeno ai Playoffs che si sarebbe tramutato quantomeno nella salvaguardia della licenza d’Eurolega, fattore auspicabile visto il roster allestito…..Ed invece niente, addirittura si è fatto anche peggio rispetto all’ annus orribilis 2009-10 incasellando, con un raccapricciante senso del rigore, una serie di fallimenti e brutte figure come nemmeno il più pessimista ed incallito dei tifosi virtussini avrebbe neanche lontanamente potuto prevedere nei suoi peggiori incubi. E colpisce davvero parecchio il constatare che, nonostante gli scricchiolii fossero stati avvertiti netti, precisi ed anche facilmente identificabili durante l’intero arco della stagione, nulla o poco più si sia fatto per evitare che il palazzo Lottomatica Virtus Roma, così faticosamente e pomposamente edificato in questi anni con materiali di primo livello, arredato pure con qualche bel tappeto ed arazzi di livello, crollasse, implodesse su stesso a mò del più classico castello di carta.
Ad oggi, se si tendesse l’orecchio in direzione Viale Tiziano, s’oderebbero ancora, simbolicamente ma distintamente, i rumori delle macerie del palazzo crollato, fragore percepito nettamente fin dai primissimi minuti successivi al fischio della sirena di fine gara in quel del PalaEstra di Siena, luogo ultimo deputato alla deflagrazionedell’edificio più ricco di storia recente cestistica della Capitale. Si è consumato l’epilogo di questa farsesca e, speriamo vivamente, ultima peggiore annata, del decimo anno dell’Era Toti, il tutto proprio nel 50simo anniversario della nascita del club: incredibile ma vero.
Già, il Presidente Toti. Si riparte da lui, certamente. Ma come si riparte da lui, sempre che non vi siano clamorosi colpi di scena nei mesi a venire, sulla cui fattibilità reale dubitiamo, è da lui che si deve partire se si desidera decriptare quest’annata così recalcitrante e nauseabonda e capire i perché di questo fallimento per provare,a non ripetere più gli orrori commessi.
Ma purtroppo è da tante, troppe, stagioni che questi orrori si compiono e si continuano pervicacemente a ripetere, quasi come se avesse ragione chi ama sostenere che difficilmente l’essere umano impara dai propri sbagli.
Sul web, sulle radio private locali e sulla carta stampata si sono lette in questi giorni analisi, considerazioni e teoremi di ogni tipo da parte dei più bravi esperti che da tempo seguono, per professione ma anche per passione autentica, la Virtus Roma, perciò adesso tocca al sottoscritto come promesso nei recaps di fine stagione, dare la propria versione non sentendosi affatto compreso in questa cerchia di bravissimi professionisti ma provando a consegnare a chi volesse coglierne l’essenza, un parzialissimo e sindacabilissimo parere su quanto accaduto essendo testimone oculare, parafrasando Umberto Eco, di fatti “..Mirabili e terribili..” che han portato la squadra capitolina ad un regresso di ben 17 anni in termini di risultati in campo nazionale, con gravissime ripercussioni anche sul piano internazionale con l’automatica perdita della licenza di Eurolega.
Personalmente riparto da una recente intervista sulla stampa nazionale nella quale l’Ing. Claudio Toti ha perentoriamente ascritto i cattivi risultati dell’annata ai troppi infortuni accorsi al roster il quale, depauperato nelle risorse fisico-atletiche quasi a rotazione continua se non quasi settimanale, si è quindi visto lentamente fiaccato nel morale e nella voglia di vincere ma, soprattutto, si è visto impossibilitato alla corretta fruibilità della preparazione ai singoli impegni. E’ vero, come dar torto al Presidente Toti ? Fratture, distorsioni, lesioni ai legamenti totali o parziali, strappi o contratture muscolari si sono diligentemente susseguite sulle articolazioni dei vari, in ordine sparso, Gigli, Giachetti, Djedovic, Traore, Crosariol, Tonolli, Dasic, Smith, persino una virulentissima forma influenzale pneumo-toracica ha tolto dai campi Luca Vitali per almeno due mesi. Perciò ripetiamo, come dare torto al massimo esponente Giallorossoblu? Purtroppo per lui, dimentica che a quasi 250 km dalla Capitale c’è stata quest’anno in Lega A una squadra denominata AIR Avellino che è stata letteralmente messa in ginocchio ad un certo punto della sua stagione dagli infortuni, senza contare le vicissitudini in ambito finanziario ed economico, e che nonostante tutto si è aggiudicata con rabbia, vigore, forza, organizzazione e voglia di non trovare alibi, un insperato quanto meritatissimo quarto posto finale, dovendo poi logicamente abdicare nei quarti di finale dei Playoffs al cospetto di una Benetton Treviso più lunga e più profonda nel roster. E vogliamo credere quindi che questa sia stata la causa primaria del tracollo romano ? Flebile, molto flebile da sostenere, innanzitutto perché con ben tre playmaker a disposizione, questa squadra non hai mai avuto un gioco definito ed anche perché, se si volesse dar ragione al Presidente, si dovrebbe allora discutere del settore sanitario della Virtus Roma, squadra nella quale la degenza post-infortunistica si coniuga in questi anni alla lungo-degenza.
Volete un esempio ? Emblematico il caso Gigli. Fuori sin da subito all’inizio
della preparazione estiva, all’indomani dal rientro dalle fatiche con la Nazionale di Pianigiani per il parziale distaccamento del legamento del polso sinistro, rivedeva il campo di gioco a metà dicembre per poi avere, probabilmente per la sbagliata preparazione nel voler forzare i tempi di recupero, un problema meniscale trascinatosi sino ai giorni nostri, caso più unico che raro per queste patologie visti oggi i rapidissimi tempi di recupero, sempre ammesso che questo sia stato il problema di Gigli considerando le scarse informazioni avute durante l’iter della stagione da parte della società. Ed ogni anno la lista dei lungo-degenti è sempre abbastanza lunga. Clamoroso l’esempio dell’ex capitano del Barça per la prima volta campione d’Europa, Rodrigo De La Fuente. Fattosi male alla fine del 2008, nel 2009 ha sempre subito piccole ma fastidiose ricadute sino a dover poi smettere di giocare (stessa sorta capitata ad Andrè Hutson, alle prese con grossi problemi di sciatalgia), e dover chiudere il rapporto con la Virtus, salvo poi dimostrare quest’anno a Teramo che non ci si trovava al cospetto di un rottame umano.
Ma, tornando a Gigli, se pur volessimo ammettere che qualcosa non sia sfortunatamente andato nel verso giusto, perché allora cedere
immediatamente Josh Heytvelt riducendo così le rotazioni nel settore dei lunghi e rimanendo con un solo tesseramento possibile per tappare la falla, tesseramento rimasto alla fine lettera morta nonostante poi abbia subito anche Crosariol problemi alle ginocchia e quando il sospetto dell’eliminazione dai PO aleggiava più che concretamente ? Tutte le squadre subiscono problemi e guai fisici nel corso dell’anno ma nella storia del basket moderno, non si ha sincero ricordo di una stagione buttata alle ortiche per malanni e problemi fisici. In parole povere, il sostenere questa tesi si tramuta perciò nella più classica foglia di fico apposta a nascondere le proprie mancanze.
E già che ci siamo, come non addebitare a lui decisioni o scelte sulle persone da coinvolgere sul progetto Virtus Roma sposatosi allo sponsor Lottomatica in questo decennio visto che ha sempre gestito in prima persone scelte e strategie ?
Da che mondo è mondo, un massimo esponente di un sodalizio sportivo professionistico pone le fondamenta di un’organigramma coinvolgendo professionisti del settore, validi o abbastanza affidabili, dopo averne valutato il curricula con attenzione. Invece sono state fatte scelte singolari in questi anni, investendo in questi delicati ruoli sempre debuttanti, dai nomi sicuramente altisonanti, nomi che sono andati da Brunamonti a Bodiroga solo per citarne alcuni, personaggi che avrebbero dovuto essere sostenuti a loro volta nelle loro azioni o scelte e non rispediti al mittente al primo tirar di vento contrario, proprio per edificare una società nuova e vincente. Eppoi è notorio che i debuttanti tendono più degli altri all’errore in quanto tali e poco esperti di certe situazioni: non è detto che chi sia stato un grande giocatore diventi, per investitura divina, un buon dirigente. Procedendo in questo modo poco avveduto, non si è mai dato il valore adeguato a questo delicato e fondamentale aspetto gestionale di una società professionistica sportiva, non si sono mai poste fondamenta granitiche funzionali al progetto.
Fabrizio Noto/FRED