Sembra quasi che Pianigiani abbia timore di utilizzare insieme i nostri alfieri dell’NBA, quasi che la cosa possa portare sfortuna, o che provi un sottile piacere nel centellinare le loro apparizioni contemporanee creando sadicamente suspense ed attesa nel pubblico.
Molto più realisticamente il suo intento è quello di sperimentare più soluzioni possibili in vista del campionato europeo e quindi, anche quando il Gallo, il Beli ed il Mago sono tutti abili e arruolati, com’ è successo finalmente nella giornata di ieri, questi vengono dosati con il bilancino, non essendoci alcuna necessità di scoprire il loro risaputo potenziale.
Così dopo che il pubblico (meno numeroso di ieri, evidentemente il sabato ferragostano si è fatto sentire) ha avuto modo di esaltarsi per la presenza nel riscaldamento di Gallinari, tornato in pantaloncini e canotta dopo l’infortunio all’alluce, è serpeggiato un certo stupore quando nello starting five c’era Cusin al posto di Bargnani, laddove gli altri due NBAers erano al loro posto di titolari.
Il “grande evento” è comunque tardato poco ad arrivare; cinque minuti di scaramucce, in cui la partita ha viaggiato in sostanziale equilibrio e il duo Belinelli – Mancinelli sfarfalleggiava un po’ troppo, memore dei bei tempi andati alla Fortitudo, e poi Bargnani ha preso il posto del centro di Pesaro, tra il tripudio generale degli spettatori presenti.
Neanche il tempo di abituarsi all’idea e, dopo circa un paio di minuti, Pianigiani richiamava il Gallo e dava il via ad un serie di rotazioni che faranno sì che i tre si rivedranno insieme solo all’inizio del terzo quarto.
In effetti, dopo il vernissage del primo quarto, è stato solo in quel momento che il coach di Siena ha voluto saggiare un po’ più a lungo la consistenza di quello che sarà, con ogni probabilità, il quintetto titolare in Lituania, con i tre “americani”, Mancinelli e Maestranzi in cabina di regia.
Sono stati poco più di cinqe minuti in cui la squadra ha provato a fare sul serio, cercando di innalzare l’intensità difensiva (e non sempre riuscendoci a dire la verità) nonchè la qualità offensiva, con Mancinelli abile interprete nel ruolo di assist-man.
In effetti la partita, fin lì sonnacchiosa anche per l’incapacità dell’Italia di allungare definitivamente sugli avversari (36-31 all’intevallo dopo aver raggiunto il massimo vantaggio sul 29-19), ha ricevuto una lieve iniezione di adrenalina; non pare un caso che proprio in questo frangente gli azzurri abbiano toccato il massimo vantaggio sul 53-38 a pochi istanti dalla sirena, quando Gallinari e Bargnani erano usciti da poco, dopo avere dato il là all’allungo.
Di lì in poi coach Simone ha giustamente ricominciato con esperimenti ed alchimie, lasciando ampio spazio alle seconde linee e varando anche un inconsueto quintetto piccolo, con Cinciarini, Mordente, Hackett e Carraretto insieme all’unico lungo Bargnani.
Mentre Gallinari e Belinelli rimanevano a guardare per tutto il resto della partita (rispettivamente 16 e 18 minuti in campo per loro), alla fine sono entrati in campo un po’ tutti, fatta eccezione per Melli e Poeta; spiace quindi rilevare che purtroppo i risultati di tale girandola di cambi si siano visti, dal momento che nell’ultimo quarto la Polonia è tornata all’arrembaggio con un incontenibile Szewczyk (11 punti su 17 nella sola ultima frazione), giungendo fino al 64-60 prima del 67-61 finale.
Già perchè c’era la Polonia, una formazione che, pur avendo forse un roster più lungo, appare ancora più debole della Bosnia Erzegovina (e forse tra le più scarse dell’Europeo) non possedendo la stessa compattezza di squadra e non possedendo comunque quelle due – tre individualità di spicco come, per esempio, Teletovic.
I polacchi sono stati quindi l’avversario ideale per tornare subito alla vittoria dopo l’inaspettata sconfitta del giorno prima, consentendo allo stesso tempo a Pianigiani di proseguire nella ricerca delle soluzioni tattiche migliori per il duro campionato europeo che ci aspetta.
Ben sapendo comunque che dai tre tenori non si prescinde perchè, se è vero che comunque Mancinelli sta continuando a piacere ed illumina con i suoi assist, e che qualche cosa di buono si vede da gente come Hackett (ieri poco a dire la verità), è una verità incontrovertibile che in attacco si dipende esclusivamente da loro.
Altrimenti, e la partita di ieri lo dimostra ampiamente, i nostri non sono poi tanto più in alto del livello messo in msotra da Szewczyk e compagnia.
E allora ben vengano pure tutte le precauzioni del caso per le nostre punte di diamante; finalmente i tre tenori hanno cantato all’unisono ma adesso si prosegua pure nello svolgimento più ideale della preparazione, perchè ce n’è un gran bisogno.
Anche perchè stasera c’è la Grecia, che ieri ha travolto quella stessa Bosnia – Erzegovina che il giorno prima ci aveva battutto, e quindi non si potrà non fare sul serio.
Con gli ellenici, storicamente, sono sempre partite vere ed allora forse stasera ne sapremo un po’ di più sul futuro immediato di questa nazionale.
Italia-Polonia 67- 61 (22-12, 36-31, 53-40, 67-61)
Italia: Poeta ne, Mancinelli 9 (4/5,0/1), Bargnani 20 (5/8,1/3), Gallinari 9 (3/7,1/1), Mordente 4 (1/1,0/3), Vitali (0/1 da tre), Melli ne, Cusin 4 (1/6), Datome (0/1), Renzi 2 (1/1), Hackett (0/1,0/1), Cinciarini 2 (1/1), Belinelli 13 (4/6,1/1), Maestranzi 1 (0/1), Carraretto 3 (0/1,1/2).
Allenatore: Simone Pianigiani.
Polonia: Berisha 12 (1/4,2/6), Lapeta, Skibniewski 4 (0/2,1/1), Snieg (0/1), Leonczyk 5 (2/3), Szewczyk 17 (6/9), Kulig ne, Koszarek 5 (1/3, 1/2), Szczotka 2 (1/1), Waczynski 8 (1/1,2/2), Kelati (0/2,0/2), Hrycaniuk 8 (4/10).
Allenatore: Ales Pipan.
Arbitri: Lamonica Luigi, Filippini Massimiliano, Sardella Gianluca.
Giulio Pasolini
(immagine tratta da Fip.it)