Quarantotto ore piene e la nuova Virtus, edizione 2011-12, scenderà in campo contro la cugina bolognese, ormai le alchimie, le domande e le chiacchiere varranno meno di zero, si gioca.
Inutile dire che questa Virtus Roma parte ridimensionata dopo l’incredibile, la terza di fila oseremmo dire, stagione culminata come tutti sanno nella macata qualificazione ai Playoffs ed alla conseguente eliminazione dalla Euroleague. Serve a poco flagellarsi pensando a quel che fu o che non fu, occorre guardare avanti, con ottimismo. Già la notizia dell ore 17:00 circa di oggi fa ben sperare, la notizia che riguarda cioè la possibilità di poter ospitare Biella fin da domenica prossima al Pala Tiziano senza dover emigrare chissà dove.
Inoltre, dopo un’estate passata nel mutismo comunicazionale più lungo (e più strano di sempre), ecco oggi un’altra notizia interessante e cioè la presentazione, o sarebbe meglio dire il ritorno, dell’on. del PD, Sergio D’Antoni, al ruolo di vice-presidente operativo del sodalizio Giallorossoblu.
Un “tutore” per Claudio Toti ? Fingere è banale, ma la storia insegna che fu proprio l’ex-sindacalista, oggi deputato alla Camera, a far convergere l’imprenditore della Lamaro Appalti sulla poltrona più alta del club circa 10 anni fa assieme a Valter Veltroni ed a Giovanni Malagò, quella che simpaticamente venne ribattezzata La Triade della palla a spicchi nella Capitale in contrapposizione all’identico triumvirato che all’epoca imperversava nel calcio italiano e nella Juventus, Moggi, Giraudo e Bettega.
Dicevamo che D’Antoni potrebbe fungere da tutore per un Claudio Toti, in attesa di un suo addio imminente ? I fatti sono sotto gli occhi di tutti. L’imprenditore romano ha dato, specialmente nell’ultimo anno solare, chiarissimi cenni d’insofferenza. Troppi gli errori e le debacle sul campo per non pensare che tutto gli scivolasse addosso come la pioggia sull’impermeabile, semmai il dubbio del perchè non abbia agito in modo più consono alla bisogna in momenti più floridi, sia spiritualmente che economicamente. Rimarrà un mistero, intanto prendiamo atto di questa semi-nuova mossa all’interno dello scacchiere societario e parliamo del campo.
Il pre-campionato di Roma è stato caratterizzato da un continuo rincorrere l’ideale di gioco di Lino Lardo, compatibilmente con le assenze dei nazionali rientrati dall’Europeo lituano, un Torneo questo che ha evidenziato le certezze sulle quali il coach dell’Urbe edificherà una stagione che si presenta comunque piena d’insidie. Queste certezze si chiamano Vlade Dasic e Nihad Djedovic, protagonisti di un buonissimo europeo assieme, ma su di un piano inferiore, a Nemanjia Gordic ed a Uros Slokar. I primi due dovranno essere il nerbo della squadra mentre i secondi dovranno fungere da importanti risolutori dei problemi che i primi due non riusciranno a risolvere, senza certamente dimenticare i Gigi Datome, Anthony Maestranzi, Andrea Crosariol e Clay Tucker ai quali è affidato il compito di fungere da collante ma anche di dare sostanza e presenza. Capitan Tonolli sarà ancora al suo posto, probabilmente per l’ultimo anno da giocatore attivo, il decimo uomo a referto sarà stabilito di volta in volta dal vivaio che già presenta interessanti ragazzi, smaniosi di mettersi in mostra.
Dove potrà arrivare questa Roma in versione “Anno Zero” ? La critica è spaccata tra coloro che dicono che i Playoffs potranno essere conquistati e chi invece nega questa chances alla “creatura” di Bonora e Riva.
A leggere il roster romano vediamo un buon mix di esperienza e gioventù ma vediamo anche un roster maledettamente corto nel settore lungo. Cosa accadrebbe se, ad esempio, Crosariol o Slokar avessero un banale incidente fisico ? Ecco perciò che la rotazione sotto le plancie sarebbe decisamente in allarme rosso anche se Tucker o Dasic potrebbero fungere da 4, considerazione centimetri ed attitudini. Ma il problema resta, inutile negarlo e saremmo poco corretti se non scrivessimo che il nostro giudizio è molto più vicino ad un campionato che vedrà la Virtus Roma galleggiare tra la sesta e la decima posizione. Tutto dipenderà da un fattore determinante: la capacità di Lino Lardo d’isolare la squadra da eventuali risultati negativi che, ovviamente, non auguriamo ma che potrebbero inanellarsi.
In questi anni la Virtus Roma ha pagato sempre a caro prezzo quest’apatia del proprio ambiente, scoraggiato prima e demoralizzato dopo dall’andamento sconcertante che il campo offriva in questi ultimi anni, con una struttura società pasticciona e confusionaria che invece di far tesoro degli errori compiuti, s’è intestardita a commetterli anche se provocati involontariamente, secondo la propria logica.
I giocatori, il gioco ed i risultati crediamo fermamente dipendano da come lo staff tecnico gestirà eventuali rovesci subiti sul campo, da come saprà reagire alle avversità: il campionato della Virtus deve essere interpretato in questa ottica.
Fabrizio Noto/FRED