CASERTA – Il bel gioco può aspettare. La “garra” di vincere lottando ogni centimetro, ogni canestro, ogni contrasto, è quella di una gara importante. Le due squadre sono nuove e in fase di rodaggio, ed entrambe hanno ancora bisogno di qualche tassello, specie in vernice. La Juve brava sempre a tenere il naso avanti e a costruirsi per due volte il +10. Treviso sempre pronta a ricucire il gap, ritornare in partita, far mettere paura al pubblico (più pagante che abbonato), del Palamaggiò, prima di soccombere a quella grande sagacia tattica che solo Sacripanti sa dare alle sue formazioni.
Da una parte la Juve “dei piccoli”, con Collins che si erge a protagonista nel bene e nel male. Sembrano tornati i tempi a cui a dettare legge dal palleggio era Sean Colson. Fino a quando si vince, però, va bene così. Il folletto ex Ferrara è trascinatore e si prende le sue conclusioni anche se nel finale non mette lui il canestro della staffa. Smith è l’Mvp del match complessivo: punti, rimbalzi, precisione e pulizia sul campo sia in attacco che in difesa. Nel terzo quarto è un leone, nel quarto prima propizia il +10 del 36′, poi nel finale è chiamato in lunetta dove si fa trovare pronto e sicuro. Sorprese, poi però mica tanto secondo il buon Pino, si ritrovano a essere Stipanovic ed Efejuku-Rose. Il croato è una forza della natura, sembra il vecchio Michelori, pronto a parare le incursioni offensive avversarie e a fare da boa. Oggi si inventa anche ottimo attaccante e superbo schiacciatore. Con dei passatori eccezionali come Collins e Ciorciari (oggi però l’argentino in serata no), è di sicuro più facile. Sull’asse play-lungo (coinvolgendo anche Smith e Fletcher), sono stati numerosi gli alley-oop che hanno deliziato il pubblico. Una Juve che sa giocare di finezza, ma che sa anche andare a cercare nella spazzatura con Rose, che fa le piccole cose, nel bene e nel male. Non esita al tiro, è freddo in lunetta quando serve, perde e recupera palloni e fa valere il suo atletismo. A 8″ dalla fine, con le Benetton che ha appena girato l’inerzia e si è riportata in vantaggio, è a lui che Sacripanti si affida per ritornare avanti. Il giocatore jamaicano non delude, subendo fallo e facendo quel 2/2 dalla lunetta che vale oro. Il resto la fa la difesa che sull’ultimo possesso impedisce a gentile di prendere una qualsiasi conclusione. Ora, da qui iniziano i demeriti di una squadra come la Juve che non ha killer instinct, che ha saputo complicarsi la vita e che alla fine ha rischiato di perderla. Percentuale dal campo più bassa degli avversari sia dentro che fuori l’arco, salvano la patria quei liberi che l’anno passato erano la croce di questa squadra. Una gara che sarebbe potuta finire in parità, perchè di squadre come la Benetton Treviso ce ne sono poche, ma sono davvero quelle che non deludono le attese. Escluso Mekel, che a mio giudizio ha rimpiazzato Markovic nel ruolo di “più sopravvalutato play dei trevigiani”, la squadra è forte e concreta, gestita in panca da un Djordjevic che sa il fatto suo. Gentile va ancora ad intermittenza, ma quando ingrana la marcia come nel terzo e quarto periodo ce ne è per pochi. Sani Becirovic sembra rinato, è lui una delle stelle di questa squadra con le sue triple e i suoi assist, mentre Moore delude. Adrien, per essere uno passato da Golden State è poco avvezzo lontano dal canestro, ma da vicino sa essere letale. E’ lui l’unico a battagliare in vernice in un duello con Smith che vede i due cowboys darsi tanti colpi, tanti canestri in faccia, sempre però con correttezza e sportività. Poi c’è lui: Scalabrine. Trasformato come protagonista da comprimario come abbiamo imparato a conoscerlo in Nba si dimostra mortifero al di qua dell’oceano. Punti, tiri da tre, feed away importanti che tengono Treviso a contatto. Delude un po’ in difesa, quando nel finale sia Smith che Rose lo mandano al bar con finte a dir poco credibili. Moldoveanu rimandato a settembre. Una gara decissa solo nel finale, in cui forse Treviso non ha meritato di vincere. Brava sempre a rientrare, ma mai a imporre la sua pallacanestro. Troppe palle perse in cabina di regia, poca intensità difensiva, troppi spazi concessi a una Juve che l’ha messa sul piano fisico, l’ha fatta diventare una battaglia e ha innescato il suo pubblico. Queste le armi aggiunte della Pepsi per raggiungere la salvezza. Un risultato adesso “una vittoria più vicino”, perchè siamo solo alla prima di campionato, ma vincere fa sempre bene ed è sempre meglio avere 2 punti in classifica in più. Il bel gioco può aspettare, può anche non arrivare se questi sono i risultati, chi si accontenta gode.
Pepsi Caserta – Benetton Treviso 85-84
Parziali: 20-18; 20-20; 19-21; 26-25
Progressione: 20-18; 40-38; 59-59; 85-84
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MVP: Gli “Andre” della Juve: Collins e Smith conducono la squadra alla vittoria, sono sempre loro i migliori. Da sottolineare però il leone Stipanovic e il decisivo Efejuku-Rose.
WVP: Mekel, giocatore davvero incomprensibile che non ha entusiasmato.
Sala Stampa
Sacripanti
Felicissimo per la vittoria di oggi, arrivata con una squadra, la nostra, a cui mancava ancora un giocatore. Abbiamo cambiato molto durante la partita in corso, sia per adattarci alle conddizioni dettate dal match, sia per i falli. Abbiamo giocato una pallacanestro semplice e buona, probabilmente nel finale siamo calati, ma non ci siamo tirati indietro. Abbiamo scelto di non fare fallo sul loro possesso e abbiamo preso la bomba in faccia. Poi sul timeout abbiamo costruito l’azione, Rose si è buttato dentro e ha messo i liberi del successo. Sono stati due punti preziosi, aspettando Doornekamp. Non posso che essere felicissimo per come siano andate le cose stasera. Il pubblico ci ha regalato suggestive emozione ed è tornato a farsi sentire come sa, questo è importante per noi e per i ragazzi che hanno qualcosa in più al loro fianco durante il match e specie nei momenti decisivi.
Djordjevic
E’ stata una bella gara, quella di stasera. Sarebbe potuta finire in qualsiasi modo, ma alla fine si può dire meritata dalla Juve, che ha fatto qualcosa in più. Alla fine, quello che stasera ci ha fermato è stata la nostra inesperienza da parte degli americani, che sono tutti alla loro prima esperienza nel campionato italiano. E quel gap di astuzia, quei cali di tensione nei momenti chiave, quei liberi sbagliati proprio da chi non ti aspetti sono il segnale che dobbiamo ancora crescere. Poi ovvio l’ambiente ha fatto il resto. Siamo arrivati comunque a 8″ dalla fine con la tripla del sorpasso. Abbiamo preso l’entrata di Rose che ha subito fallo e ha segnato i liberi, prima di gestire male l’ultimo possesso, su cui Caserta ha difeso alla grande. Voglio sottolineare che tutta la squadra si è impegnata a fondo, ma un nome fra tutti è Scalabrine, un signore dentro e fuori dal campo che fa tanto per noi, per le nostre alchimie e che riesce ad essere umile nonostante il suo pedigree Nba.
Domenico Landolfo