Via Szczewcyk, via Troutman e Avellino riesce nella titanica impresa di realizzare 91 punti ad una Virtus che omette in maniera totale la parte difensiva del match, concedendo ogni nefandezza sul pick and roll portato da Spinelli e Green, regalando praterie ai due playmaker tascabili che confezionano una grande prova, portando al successo gli irpini.
Si capisce subito dalle prime battute che la partita sarà all’insegna dei ritmi alti e del gran numero di possessi, ma questa linea tracciata dal primo quarto sembrerebbe poter premiare la maggior profondità di Bologna nonostante la partenza lanciata dei padroni di casa. Mc Intyre si iscrive alla contesa dopo un paio di sparate a salve, ma abusa del tiro da tre punti che risulterà decisamente ondivago. Dall’altra parte qualsiasi cosa venga scagliato verso il canestro finisce in fondo alla retina, anche grazie ad alcuni semplici contropiedi conclusi da un vero levriero dei 28 metri come Linton Johnson. Finelli non sa davvero a che santo votarsi e l’emblema di questo lassismo difensivo è Giuseppe Poeta che, appena entrato in campo, si fa battere dal palleggio da almeno tre avversari differenti.
Dominano gli attacchi, Linton Johnson fa il vuoto all’interno dell’area (dove quasi tutti i suoi 23 punti arrivano in schiacciata), mentre Homan non è quella presenza dominante che si era vista durante l’esordio stagionale. Anche Gaddefors riesce a dire la sua con un eloquente 3-3 dal campo e, all’intervallo Avellino è in vantaggio di 5 sentendo il fiato sul collo degli avversari che hanno leggermente settato i meccanismi difensivi.
Il protagonista del secondo tempo è senza dubbio Chris Douglas-Roberts che segna sia da lontano che da vicino, mostrando un vasto campionario di soluzioni, anche acrobatiche. Il suo tabellino della terza frazione recita: 17 punti con 5-5 dal campo e 5-6 ai liberi per 20 di valutazione, quando tutta Avellino dall’altra parte racimola appena 21. I bianconeri ricuciono lo strappo e vanno all’ultimo riposo in vantaggio di una lunghezza, ma con la consapevolezza che lo show di Douglas Roberts potrebbe finire presto.
Infatti così è. Ma il problema virtussino dell’ultimo quarto rimane la mancanza di alternative credibili, stante il fatto che McIntyre risulta stranamente poco freddo nei momenti decisivi e Koponen manca un paio di canestri alla sua portata. La chiave della vittoria irpina passa sempre dalle soluzioni in pick and roll centrale di Green. Il folletto è praticamente infallibile nell’ultimo periodo, segna tutti i canestri decisivi per rintuzzare la rimonta bolognese, o per scavare un solco importante nel punteggio. Poi a chiudere la contesa ci pensano due zingarate di Spinelli all’interno dell’area e un incredibile recupero su rimessa dal fondo bolognese che regalano al PalaDelMauro un’impresa insperata dopo la bufera che ha colpito la società in settimana.
Bologna non può pensare di giocare le partite in trasferta ai 90 punti, perchè non ha una singola possibilità di uscirne indenne. Sicuramente il talento per mettere punti a tabellone c’è, ma deve essere coadiuvato da una maggior solidità difensiva e da una miglior intimidazione nel pitturato, perchè concedere due rimbalzi d’attacco a Lauwers e Spinelli in un finale concitato è quantomai sanguinoso.
Sidigas Avellino – Canadian Solar Bologna 96-90 (33-23, 20-25, 23-29, 20-13)
MVP: Marques Green. 26 punti, 4 rimbalzi, 6 assists e tutte le giocate decisive per i suoi colori; una prestazione chirurgica.
WVP: Terrell McIntyre. Da lui ci si deve aspettare di più rispetto ad un 3-11 dal campo, ma soprattutto dal punto di vista della gestione e delle scelte (a volte scriteriate oggi).
Simone Mazzola