Una stagione tra alti e bassi quella della Sidigas Avellino, che durante tutto l’arco del campionato, ha dovuto combattere con problemi dentro e fuori dal campo.
Di sicuro l’aria che si doveva respirare nello spogliatoio, tra le voci di fallimento e presunti stipendi arretrati, doveva essere molto pesante, ma i lupi hanno fatto davvero un grande lavoro. Un uomo solo al comando, il solito piccolo grande uomo Marques Green che è stato sempre il faro capace di inventare per i suoi compagni, ma anche e soprattutto mettere quelle triple ignoranti e quei liberi decisivi che spesso hanno coinciso con i due punti. Accanto a lui, un altro degli “eroi” è stato il solito Taquan Dean, che seppure assente per gran parte della stagione, nonostante l’infortunio, ha sempre avuto la squadra nella mente, tornando proprio per il finale con una partita ai limiti del commovente contro Varese.
Oltre al totem Linton Johnson che ha fatto sfracelli in molte partite, nonchè alla classe e al talento di Jurica Golemac, Avellino quest’anno ha dato tanti minuti a giocatori giovani, su tutti Infanti e Gaddefors. Il primo ha dimostrato di essere una buona promessa del basket, capace di giocare bene sia da dentro che da fuori. Lo svedese invece ha mostrato cose buone e pregevoli specie in fase difensiva, ma non ha mai rifiutato le responsabilità quando chiamato in causa.
Se Avellino con un roster ridottissimo ha ottenuto una tranquilla salvezza, addirittura restando per gran parte della stagione in zona playoff é soprattutto merito di un coach che da due anni sta facendo un super lavoro in condizioni non certo agevoli: Frank Vitucci. Più volte l’allenatore irpino ha dimostrato come fosse difficile allenarsi con pochi elementi arruolabili. Una grande coesione ed una voglia di non molare mai, unita a una tifoseria sempre presente come quella degli Original Fans hanno permesso dapprima un miracolo sul campo, che ha prodotto i suoi effetti anche fuori. Infatti, proprio quando la Scandone sembrava pronta a rimettere in bacheca divise e squadra per la crisi economica, la Sidigas e altre importanti società hanno rilevato completamente la squadra e le daranno una nuova vita. Perché Avellino è l’ultima squadra italiana che non risponda al nome di Siena ad aver vinto qualcosa in Italia e vuole continuare ad esserci oggi, come ieri, per costruire un nuovo domani
Domenico Landolfo