Un altro anno è andato, e Biella è ancora lì, nel basket che conta. Questo è il primo importante verdetto della stagione 2011/12 per quanto riguarda l’Angelico. All’inizio dell’avventura non erano poche le incognite che gravavano sulla squadra di Cancellieri, considerata dagli addetti ai lavori come una delle compagini destinate a lottare per la permanenza in Serie A.
Così non è stato, e il merito è stato tutto di un gruppo incredibilmente coeso e appassionato, capace fin da subito di concretizzare l’ottimo lavoro estivo della dirigenza e del coach teramano. Pochi, oggi, ricordano che Biella ha giocato di fatto tutta la stagione senza Chrysikopoulos, il giovane prospetto greco che avrebbe dovuto coprire il ruolo di ala piccola titolare. E scusate se è poco.
L’annata è stata di quelle da ricordare, anche se non senza un pizzico di rammarico. Perché Biella è partita con il fuoco dentro, trascinata da un Coleman immarcabile (e non era scontato che si confermasse su questi livelli dopo le tre partite finali della stagione precedente), da una delle coppie di lunghi più quadrate del campionato (Dragicevic, il più alterno ma anche talentuoso, e Miralles, una garanzia, primo assoluto nella percentuale da 2, con il 64,4%), dall’infinita sapienza cestistica di capitan Soragna, chiamato a giocare 30 minuti di media -di altissima qualità- alla veneranda età di 36 anni. Senza dimenticare l’ottimo esordio europeo di Pullen, combo guard estremamente interessante, capace di pensare prima alla squadra che a se stesso, ma di segnare al contempo 16 punti di media a 22 anni. Non è un caso che il Maccabi Tel Aviv, dopo aver fatto un sondaggio a metà stagione, abbia messo l’ex Kansas State in cima alla lista dei desideri per il prossimo anno. Senza dimenticare, poi, il guerriero Jurak, il cui rinnovo Atripaldi considera possibile e prioritario, giocatore e professionista esemplare, e il buon Chessa, martoriato da problemini fisici per tutto l’anno. Quando la guardia sarda ha raggiunto uno stato di forma accettabile, si sono riviste in lui quelle grandi qualità che convinsero l’Angelico a portarlo in Piemonte.
Una menzione speciale la merita coach Cancellieri, perché questo è stato soprattutto il suo campionato. Ritrovatosi con un roster risicato all’osso, non ha mai cercato alibi, continuando a credere solo nel lavoro settimanale. L’inizio di campionato, con 7 vittorie nelle prime 11 gare, è stato un capolavoro, e ha consentito a Biella, dopo due salvezze consecutive all’ultima giornata, di non dover mai pensare seriamente alla classifica nell’arco dei mesi. Ciliegina sulla torta, a partire da metà stagione il tecnico di Teramo ha dato sempre più minuti ai prodotti del vivaio biellese. L’ala Lombardi, il play Laganà (in grado di giocare anche da 2 e da 3), a volte anche il lungo svedese Magarity, hanno calcato palcoscenici importanti e dato un contributo non secondario ai compagni più esperti. Ultimo, ma non ultimo, Cancellieri ha ridato il brivido del campo a Minessi, il veterano bresciano protagonista della cavalcata di Pallacanestro Biella dalla B2 alla A1. I suoi primi due punti in Serie A sono arrivati al Lauretana Forum contro Cantù, ovvero nella partita che poteva coronare la stagione biellese e chiudere idealmente un cerchio storico. Non è andata così, ma il pubblico si è emozionato lo stesso, e non poco.
Si era parlato di rammarico. In effetti, in molti si stanno ancora chiedendo dove sarebbe potuta arrivare questa squadra con la sua ala titolare, e magari con un ulteriore innesto. Cosa che non toglie nulla a una stagione positiva. Ricordandosi, al contempo, dell’appello del fondatore, ex presidente e tuttora socio di Pallacanestro Biella Alberto Savio: garantire un futuro a Biella nel massimo campionato nazionale non era affatto cosa scontata, all’epoca della grande vittoria casalinga contro Milano. A livello economico, la società doveva ancora coprire il 16% del budget per la stagione 2012/13.
Adesso si può dire che, ancora una volta, ha vinto la società. Sono arrivati nuovi sponsor e nuovi soci, il progetto Biella potrà continuare serenamente. Un progetto vero e serio, capace di mantenere una provinciale in Serie A per 11 anni consecutivi, di portarla anzi fino a una semifinale scudetto, di mandare al di là dell’oceano fior di giocatori (vi dice niente, specie in questi giorni, il nome di Thabo Sefolosha?), e soprattutto di fare tutto questo pagando regolarmente gli stipendi, senza accumulare debiti. Cosa che ultimamente, in Serie A, sembra esser diventata del tutto secondaria nel contesto della gestione societaria.
In tempo di Playoff, Atripaldi&co si stanno già muovendo per allestire la prossima squadra. Soragna, Chrysikopoulos, Laganà, Lombardi e gli altri giovani sono sotto contratto. Chessa è in scadenza, se ne dovrà parlare. Pressoché impossibile confermare i due americani, che tenteranno l’Nba. Jurak, stando alle parole di Atripaldi, potrebbe rimanere. Molto complicata la situazione di Miralles e Dragicevic: entrambi hanno firmato l’estate scorsa un biennale, però con opzione d’uscita bilaterale dopo il primo anno. Sicuro al 100% che l’opzione non sarà esercitata dall’Angelico, la palla passa ai giocatori. Dopo le ottime cifre prodotte, sembra impossibile confermare sia lo spagnolo sia il serbo. La società spera di poter contare almeno su uno dei due, ma qui molto dipenderà dalle offerte di squadre che giocheranno le coppe europee.
Infine, non si muoverà Cancellieri. Saldo sulla tolda di comando, pronto a iniziare un’altra avventura.