Un vecchio adagio popolare recita che “Al peggio non v’è mai fine”, e quest’anno alla Virtus Roma han fatto di tutto, o quasi, per non smentire questo antico proverbio.
Sia chiaro, lo han fatto inconsapevolmente (forse) ma lo hanno fatto e, come ormai sa tutto l’urbe terracqueo, si rischia concretamente di scomparire.
Arrivato Lino Lardo, con Riva e Bonora a gestire “scrivania” ed affini, le premesse erano di ridare dignità, coraggio ed entusiasmo ad un ambiente fiaccato da una stagione passata a mirare, per la prima volta dopo ben 17 anni, i Playoffs dalla poltrona, con un roster da Top 16 d’Eurolega nel bene e nel male dopo l’esperienza di Tanjevic come Direttore Tecnico a semi-distanza.
E non era cominciata poi così male. Dopo tre giornate due vittorie, con la sconfitta all’overtime a Bologna, squadre al supplementare grazie ad un canestro a fil di sirena di Douglas-Roberts in beata solitudine per un infortunio di Dasic a terra. Poi dicevamo due vittorie, in casa contro Biella in bello stile ed in trasferta ad Ancona contro Montegranaro. Poi i primi segnali del patatrac: l’infortunio a Maestranzi dopo pochi minuti nella sfida in casa contro Varese e la vittoria che avrebbe potuto dare forza e morale si tramuta in un’amarissima sconfitta sempre al supplementare per conto dei Recalcati’s Boys. Poi la trasferta la Siena con una resa poco, poco dignitosa e le prime crepe in una squadra che mostrava scarso carattere ed ancor minor carattere. Dichiarazioni di Lardo post-partita ad evidenziare questa fragilità inusitata ed un impegno relativo et voilà, inizia il calvario.
La cacciata di Dasic, reo di darsi a troppi bagordi assieme all’implume Dedovic però mondato dei peccati ascritti seppur momentaneamente e l’arrivo di Kakiouzis a tappare la falla creata dall’addio al montenegrino assieme a Mordente da lì a poco, quest’ultimo con tanta voglia di fare ma con pochi allenamenti nelle gambe. La vittoria contro Cremona a rasserenare gli animi, la sconfitta di Sassari bilanciata dalla bella vittoria contro una Cantù fisicamente a pezzi, eppoi un’altra sconfitta all’overtime in casa contro Caserta nel sabato pomeridiano: alti e bassi, gioco semi-latitante con una piazza che s’interrogava seriamente se, aldilà delle buone intenzioni, anche quest’anno si sarebbe penato.
Sconfitta, indecorosa, a Treviso e nuovo tonfo casalingo in casa al supplementare contro Avellino. Niente, peggio di così era difficile supporlo. Poi la vittoria rinfrancante di Teramo e quella casalinga, convincente questa volta, contro una Venezia sotto tono, per poi cadere nel primo match del nuovo anno in gennaio a Milano non sbracando però. La vittoria a Casale sul filo di lana per subire poi l’ennesima disfatta casalinga all’overtime in casa contro Pesaro: niente Coppa Italia, neanche quest’anno….
Il turno di riposo e dopo altra sconfitta contro Bologna nella prima di ritorno, Lardo si rabbuiava e non poco perchè molte cose non andavano come lui stesso s’aspettava. Tonfo a Biella e Lardo dice addio, arriva al letto del malato un uomo corretto ed onesto, quel Mauro Calvani silenzioso ed efficiente, ed arriva anche quel centro tanto atteso da Lardo per ironia della sorte, Jarvis Varnado, peccato che arrivi con zero minuti nelle gambe però si vince contro Montegranaro in una freddissima serata invernale. Si espugna anche Varese, addirittura, non sarà che il brutto anatroccolo sta tramutandosi in cigno? Arriva Siena ed ecco servita la prova più bella e convincente di tutta la stagione, vittoria incredibile in cui finalmente l’ACEA gioca 40-minuti-40, finalmente: è la vittoria della svolta ? Macchè, si perde malamente a Cremona, con D’Ercole che fa 5/7 da 3, 17 punti di scarto e si ripiomba negli interrogativi che sembravano eliminati e sepolti quando anche la bella Sassari passeggia al Pala Tiziano vincendo di 4 punti, e nemmeno la fortuna da una mano con Dedovic che manda sul ferro il canestro della vittoria all’ultimo tiro a Cantù, terza sconfitta dopo tre vittorie. Niente da fare, ora servirebbe il miracolo. Si vince a Caserta ma proprio prima e dopo questo match accade l’incredibile: in piena bagarre Playoffs, mentre si dichiara che si farà di tutto per centrare l’obiettivo, Dedovic viene ceduto in Turchia, a Tucker viene detto di trovarsi una squadra altrove ritirando poi l’invito e Gordic viene trattato con Brindisi. Chi ci crede ai Playoffs a questo punto, quale segnale si da al roster? Domanda retorica…
Si batte rocambolescamente in casa Treviso grazie ad una scempiaggine di Djordevic nell’ennesimo supplementare casalingo questa volta a lieto fine, si batte anche una rabberciata Avellino a domicilio e qualcuno ancora ci crede perchè Varese, concorrente diretta per l’ottavo posto, incespica ma proprio quando le chances di potercela fare albergano, la peggior gara della stagione in casa contro Teramo, o meglio, la solita gara sciapa in casa con gli abruzzesi che passano meritatamente condannando di fatto Roma all’oblio.
Un’annata storta, un’altra annata storta ma non è stata casuale, anzi, un’annata dove si sarebbe potuto fare di meglio e di più. Troppe le sconfitte in casa per poter sperare di piazzarsi tra le prime otto ma le potenzialità per arrivarci c’erano eccome.
Diamo una sbirciata al roster. La coppia di play, Gordic e Maestranzi, è andata decisamente male: a sprazzi il primo e quasi a giocar meglio come realizzatore, in totale confusione il piccolo oriundo che dopo il rientro dall’infortunio non ha mai trovato spazio per brillantezza e linearità nel suo gioco. Bene ma non benissimo Clay Tucker come numeri individuali, se Roma ha cullato a lungo il sogno Playoff lo si deve essenzialmente a lui ed a Gigi Datome. Cresciuta molto l’ala azzurra come cifre, terzo nel tiro da 3 nella Lega con il 43,2% ma ha sofferto un pò troppo in difesa; non si può però colpevolizzarlo più di tanto, adattato spesso come ala forte ha dovuto penare. Malino Slokar partito male, ripresosi bene da gennaio ma finito in carenza d’ossigeno mentre non male Varnado, se Roma non scomparisse si potrebbe ripartire da lui. Al di sotto della sufficienza tutti gli altri, indistintamente, tutti per un motivo valido anche personale (vedasi per Mordente che, quantomeno, ha sempre dato il massimo in termini d’impegno e dedizione), ma si sa, sbagliando s’impara ma sbagliando non s’impera !
Dopo aver archiviato perciò la più brutta annata della storia della Virtus recente, si guarda con apprensione al futuro.
L’ iscrizione al campionato è garantita ma non si sa a quale campionato. Toti ha tirato i remi in barca, ha dichiarato lo “sciogliete le righe” a tutta la società e le sue motivazioni a compiere questo gesto possono convincere o meno, troppi errori lo hanno fiaccato nell’entusiasmo e nella voglia di poter continuare. Purtroppo però questa gestione è sempre stata arruffata, sommaria, ed il giudizio complessivo anche alla luce di questi ultimi due anni non può che essere negativa.
Il più grave errore in questi anni? Probabilmente è stato quello di non insistere sulla strada del rafforzamento tecnico nell’anno della finale contro Siena, rimpolpando adeguatamente quella squadra orfana dei vari Lorbek, Ukic ed Hawkins con adeguate contropartite d’eguale livello. Eppoi una politica di profilo basso, troppo basso nella comunicazione cittadina, così bassa quasi da far venire il sospetto che in fin dei conti si volesse avere sì più pubblico attorno numeroso ma neanche troppa attenzione sui media, attenzione che avrebbe di conseguenza messo a nudo le crepe d’assetto dirigenziale troppo evidenti per essere nascoste, oltre che a quelle tecnico-gestionali.
Cos’altro da dire?
Chi ci segue da diverso tempo ha letto di tutto e di più in questi anni, aggiungere o fare la lista della spesa di questo o quello errore è anche un pò stucchevole.
Attendere, ecco cosa fare, attendere che si dipani la matassa di chi potrebbe sostituire Toti sperando che non si debba mettere la parola “fine” alla gloriosa storia della Virtus Roma.
Fabrizio Noto/FRED