Dopo le 3 vittorie in quattro gare, specie dopo quella di Cantù, Caserta ha letteralmente le ali ai piedi: abbiamo intervistato due dei suoi protagonisti, italiani e con tanto cuore: Marco Mordente e Andrea Michelori… Non servono domande, la loro voce scorre chiara e puntuale, trasmettendo emozioni che vanno oltre i singoli dati del campo… Ciò dimostra solo il grande attaccamento che questo nucleo di giocatori sta dimostrando alla città, alla maglia e al suo coach.
MORDENTE
In una giornata così e dopo una vittoria del genere, è giusto parlare apertamente. E’ da un mese che vorrei dire una cosa, e questo sembra il momento giusto: se io gioco in questa maniera, se mi diverto, se faccio bene sul campo, è merito anche e soprattutto di Pino. E’ merito suo, per la fiducia e la voglia che fin dal primo giorno mi fanno spingere oltre i limiti, mi danno forza ed erano tanti anni che non giocavo e non mi divertivo così. Sulla gara, posso dire che è stata faticosa fin dall’inizio. Alla vigilia del match con Cantù si poteva pensare a un match semplice, perchè loro venivano da 3 sconfitte consecutive e noi da una vittoria in trasferta, ma Cantù è una squadra che ha ottimi giocatori, che rendono difficile qualsiasi sfida. Noi di contro siamo questi, scendiamo in campo giocando col cuore e cerchiamo di farlo sempre. Certo, la stanchezza a volte genera qualche errore di troppo, ma siamo riusciti a venirne a capo e a portare a casa i due punti. Non potevamo proprio deludere la tanta gente venuta al palazzo, non si poteva uscire con una sconfitta e alla fine ce l’abbiamo fatta, come volevamo fortemente.
MICHELORI
La gara con Cantù ha dimostrato il vero carattere di questa squadra: siamo stati tutti dei gladiatori sul campo e abbiamo lottato su ogni pallone fino all’ultimo, credendoci. Ma sul campo non serve solo combattere, bisogna dimostrare il proprio talento e, perchè no, avere quel pizzico di fortuna, come capitato a noi… Però la fortuna ce l’hai se te la meriti, e lo vedi dal tiro di Stefano, uno positivo, buono, lucido, furbo… Abbiamo sentito la spinta di un pubblico numeroso e importante, che ci ha sostenuto per tutta la partita e non potevamo deluderlo. Quest’anno oltre al mio ruolo di pivot, sto giocando anche da numero 4, uno spot dove posso concentrarmi maggiormente in fase difensiva, cercando di indurre il mio avversario diretto, spesso più veloce e con mano pericolosa, a commettere più errori al tiro possibili. Questo mio spostamento si può ottenere solo però grazie alla solidità che un pivot come Akindele riesce a dare a rimbalzo e anche in attacco, dove abbiamo un ottimo contributo. Quando sono in campo cerco sempre di arrivare là dove c’è bisogno, mi piace lottare anche senza la necessità di mettere punti a referto, se lavori bene in difesa e la squadra gioca meglio abbiamo ottenuto un risultato importante. Guardando alla classifica, pensare a dove siamo ora e a dove riuscivamo ad immaginarci dopo le sconfitte a Biella e Roma e la partenza dei due americani, è qualcosa di incredibile. Godiamoci quindi questo momento e cerchiamo tranquillità. Le vittorie possono far bene non solo alla squadra, ma anche alla società. E se aggiungeremo qualcuno, serve che sia un giocatore che prima di tutto si inserisca nel nostro contesto difensivo e di squadra, poi che ci aggiunga quei 10-15 punti a serata di cui abbiamo bisogno
E ALLA FINE ARRIVA MAVRAIDES…
Il tanto atteso rinforzo che allunga le rotazioni è Dan Mavraides, cestista statunitense classe ’88, combo guard proveniente direttamente dalla Sidigas Avellino. Era arrivato solo per trenta giorni, ma tra problemi burocratici, di passaporto, nonchè buone prestazioni, si è conquistato minuti preziosi sul campo risultando uno dei migliori della gestione Valli. Il giocatore, uscito da Princeton, aveva vestito oltre alla maglia irpina, anche quella dell’Aris Salonicco nella passata stagione e riuscirà di certo ad allungare le rotazioni della squadra di coach Sacripanti, togliendo all’occorrenza l’incombenza del playmaking di qualche possesso a Maresca e Mordente che potranno riposare qualche frazione di secondo in più e canalizzare le loro energie per i momenti decisivi di partita.
Domenico Landolfo