REGGIO EMILIA – La Trenkwalder si regala un Natale sereno. Vince dominando contro la Sidigas Avellino e interrompe la striscia di tre sconfitte consecutive, volando a 12 punti in classifica e avvicinandosi sempre più al traguardo della salvezza, ipoteticamente fissata a 20. Avellino non è mai esistita, se non per i primi cinque minuti del primo quarto, con un Hardy ancora spesato così come Ivanov, seppur concreto e la coppia Dean-Johnson stranamente abulica, sia sotto le plance che dall’arco, dove il primo canestro arriva a cinque minuti dal termine. Reggio non trova la solita sostanza da Donell Taylor ma scopre un Antonutti lussuoso, un James che pare rinvigorito dalla promessa di matrimonio.
A SOPRESA BRUNNER. La Trenkwalder parte con Cervi al posto del presunto indisponibile Brunner, che però risorge come un novello Lazzaro e alla fine si rivelerà decisivo per la prematura esclusione per falli proprio del giovane pivot emiliano. La gara inizia con calma, con le due squadre che trovano buone conclusioni da dentro l’area ma non ritmo. Di fatto, però, il primo vantaggio della gara per i biancorossi sarà il minimo distacco per gli irpini. A metà quarto la formazione di coach Menetti è sul 12-6, vantaggio raddoppiato a fine parziale, grazie alle buone giocate di Antonutti e nonostante un Jeremic spaesato. Avellino inizia le rotazioni per provare a trovare il bandolo della matassa, ma Tucci non trova la chimica giusta e la squadra si sfascia lentamente. I padroni di casa colpiscono con costanza con back-door di James e con la presenza del redivivo Brunner, chiudendo le maglie difensive e costringendo la Sidigas a una marea di palle perse. Il vantaggio si dilata oltre le dieci lunghezze grazie alla tripla di Slanina in transizione al 12 e scappa via definitivamente al termine del tempo, che si conclude sul 41-26.
AVELLINO SEMI-IMPRESENTABILE. La gara ha poco da dire: Reggio non molla la concentrazione se non per piccoli sprazzi dove però Avellino non ne approfitta, continuando a litigare con il tiro dall’arco e trovando qualcosa solo da Shakur. Il +26 sul filo del quale viaggia il parziale la dice lunga sull’intensità e la voglia delle due squadre, nonostante due falli in dieci secondi di Riccardo Cervi lo costringano ad uscire definitivamente. Si gioca per obiettivi uguali ma diversi: trovare la miglior differenza canestri possibile per i biancorossi e cercare di limitare il parziale per gli uomini di Tucci. L’obiettivo lo centra Reggio, che vola anche al +34 verso la metà dell’ultimo parziale. Avellino cerca di chiudere degnamente e, contestata anche dai suoi tifosi, torna al -27 con la quale si chiude la contesa. La Trenkwalde torna al successo e si regala un Natale sereno, al di la di ogni previsione.
Trenkwalder Reggio Emilia – Sidigas Avellino 91-64
Progressione: 18-12; 41-26; 67-43; 91-64
Parziali: 18-12; 23-14; 26-17; 24-21
Sala Stampa
Max Menetti
“Vittoria importante per due motivi: uno per i risultati delle nostre avversarie dirette, che avrebbero accorciato la classifica e secondo perchè è un premio all’ottimo lavoro svolto nelle tre settimane passate. Ho saputo della disponibilità di Brunner solo dieci minuti prima della gara; lui voleva essere presente a tutti i costi e ha fatto di tutto per ricevere l’ok dei medici. Non ha sofferto e questo è importante. Ora possiamo passare un sereno Natale e prepararci al meglio per la gara di Cantù, sapendo che per arrivare al nostro obiettivo servono ancora quattro vittorie”.
Gianluca Tucci
“Abbiamo tirato con percentuali orrende e questo, via via che proseguivamo negli errori, ci ha tolto fiducia. Il nostro problema principale è quello di reagire di fronte alle difficoltà; ci disuniamo e non troviamo più il bandolo della matassa. Pieno merito, comunque, a Reggio Emilia per la vittoria”.
MVP – Michele Antonutti: L’ala reggiana torna sul trono della gara dopo la partita eccellente di un mese or sono con Biella. 6/7 dall’arco è la ciliegina sulla torta che punisce Avellino ogni volta possibile.
WVP – Taquan Dean: Chiude con un eloquente -6 di valutazione, frutto di errori al tiro da ogni posizione, 5 falli commessi e 0/5 dall’arco. Dannoso come la grandine, ma non è stato il solo
Alessandro Caraffi