3 Febbraio 2013: il mondo (sportivo) si ferma e va in delirio per il XLVII Super Bowl, che peraltro oltre ad un’inattesa rimonta nel secondo tempo mette in mostra anche una figura di … niente in mondovisione, con le luci del palazzetto che vanno in crash, e costringono a una sopensioni di 36(!!) minuti (Stern avrebbe ucciso per molto meno, ma solo dopo un lungo periodo di torture per i responsabili…).
Dicevamo, mentre tutti sono distratti, nell’NBA si consumano strane situazioni, che neanche Giacobbo saprebbe spiegare.
Trades ai confini della realtà (e della demenza)
Ne avevo già parlato, a Memphis il nuovo proprietario ha chiesto di tirare la cinghia e non superare il cap nei prossimi anni. Così il buon Chris Wallace (il GM) obbediente si affretta a tagliare gli elementi di pregio della panchina dei Grizzlies, che tanto peso hanno avuto nell’ottimo primo mese della squadra. Spediti a Cleveland Ellington e Speights, e risparmiati 6mln di dollari, tornando sotto il cap. Poi però, già che era caldo, si libera anche Rudy Gay, giocatore di indubbio talento, ma poco convincente; lui e soprattutto il suo contratto. Rudy impacchetta le sue carabattole e se ne parte per una delle destinazioni meno ambite dai giocatori americani: il Canada, dove troverà tanta neve, più tasse, DeRozan con cui dividersi i tiri, Lowry in crisi di identità e Bargnani in cerca di autore e rimbalzi (ma lo troverà davvero in Canada il Mago?). Nella ghiotta trade si infilano i sagaci Pistons, che si portano a casa un Calderon in stato di grazia. A proposito: ma secondo voi c’è un motivo per cui Calderon tende a far pietà, finchè la squadra non perde fiducia, si convince che lui a livello NBA possa fare solo il panchinaro, e allora fa un investimento importante su un play titolare di alto livello, salvo scoprire che questo secondo fa pietà, o si infortuna, allora rimette in campo Calderon che per 2 mesi sembra la reincarnazione di John Stockton? E’ successo con TJ Ford (osannato per lunghi tratti come uno dei migliori play dell’epoca), e ora con Lowry: forse che la mamma di Calderon è specializzata in macumbe? Comunque Detroit si prende un buon play NBA, in un clamoroso momento di forma, e lo innesta al posto di Bynum e Stuckey, quindi attendersi almeno un miglioramento in playmaking appare facile. A fine stagione è pure free agent, quindi scelta non male. Memphis invece dopo una serie di giri carpiati si porta a casa Davis (ovvero un giovane talento in cerca di minuti per esplodere che, sfiga, gioca nel ruolo di Randolph e Gasol) e Prince, che può migliorare la difesa della squadra (anche se giova ricordare che il 2004 è lontano, e il Principe non è più quello di un tempo), mentre in attacco il peggioramento rispetto a Gay è drammatico.
Tirando le fila, Memphis ha smontato una squadra da titolo (non a mani basse, ma comunque possibile), risparmiando complessivamente (senza considerare le eventuali luxury tax) 38 mln in 3 anni.
Bene, bravi. Mi viene da dire: se il criterio con cui decidi è questo, possono dare un contrattino a me e agli amici con cui gioco il mercoledì sera, che veniamo via ancora a meno. Chris, se hai bisogno, basta una telefonata.
Piove sul bagnato, ma dopo un po’ rompe anche le …
Settimana scorsa abbiamo parlato di Rondo, che saluta i compagni, la stagione e il suo legamento crociato, e si ritira a vita privata fino al prossimo novembre. Ma non poteva bastare, e così a pochi giorni di distanza se ne va per la stagione anche l’unico raggio di sole di questo campionato biancoverde: Sullinger, il rookie rivelazione, è fuori a tempo indeterminato per problemi alla schiena. Non è confermata, ma pare che anche l’usciere del condominio di Doc Rivers non si senta molto bene…
Ovviamente, in tutto questo il record dei C’s, dopo 6 partite perse con Rondo che tripladoppiava, è di 4 vinte a 0, con Pierce che in campo ha più carisma di Capitan America e tutta la squadra che ci crede come non sembrava più possibile. Fosse successo il 10 di aprile, avrei perfino dato qualche chance a questi Celtics nei playoffs; ma manca così tanto, che credo sia inevitabile che l’effetto “noi contro il mondo” si spenga nelle prossime settimane: puoi giocare sui nervi e sul cuore per 2 settimane, non per 4 mesi.
The Magic is back
Come sono solito dire, secondo me quello che distingue il vero campione è la capacità nei momenti critici di fare quello che serve alla squadra, anche se magari non è normalmente il tuo punto di forza. Oggi Kobe per i Lakers è questo: serve playmaking e un facilitatore dell’attacco, che tenga insieme le anime disfunzionali della squadra? Che problema c’è, lui in fondo l’ha sempre detto che il suo idolo era Magic (stupido io che, fraintendendo, mi ero fatto l’idea che fosse Jordan…). Kobe tira meno, passa e illumina la squadra. Per brevi tratti sembra perfino che mettere nella stessa squadra Gasol e Howard non sia una vaccata pazzesca. Poi il bambinone si rompe, Gasol torna a centro area, e i Lakers riacquistano un senso. Le 3 partite di ritardo dall’ultimo spot per i PO appaiono sempre tante, Utah non molla, e Dallas ha ritrovato un Dirk quasi come nuovo, e insegue i Lakers da vicino, mentre Portland e Houston, lontanissime, si danno battaglia per l’ottavo seed. C’è ancora speranza? Sì, ma anche quelli che davano questi Lakers ai PO come un dogma della fede, cominciano a vacillare.
Uniti si vince (se hai Thibodeau in panca!)
La stella della squadra (è riduttiva come definizione, forse “Lo Zar dell’Illinois”, o “il motivo dell’esistenza come contender dei Bulls” sono più vicine alla realtà), Derrick Rose, non ha ancora giocato un minuto quest’anno. Deng, la seconda punta, ha saltato 5 gare; Hamilton, la guardia titolare ne ha perse 13, mentre Hinrich, che doveva colmare le assenze di Rose e Hamilton, ne ha saltate 9. Noah, l’ancora della difesa, solo 5. Ma la striscia è aperta. Diciamo che anche qui la Sorte ha calcato la mano non poco, è quindi non si può biasimarli per aver fatto tanking e perso ignominiosamente tutte quelle partite.
Cosa dite? 29 vinte e 19 perse, terzo record ad est: signori, tanto di cappello!
Per una squadra con un umore che non dovrebbe essere buono, che ha fatto una campagna acquisti quest’estate che è stata più che altro una campagna vendite, all’insegna del risparmio, poteva andare decisamente peggio. Anche perchè va ricordato che il giocatore disponibile con il maggior tasso di talento (e con parecchio distacco sul secondo) è Carlos Boozer, non esattamente Nowitzki. La filosofia a Chicago è semplice: se dai il 120% ogni minuto che sei in campo, e segui alla lettera le (geniali) indicazioni del coach, allora giochi. Massima dimostrazione di questo è stato il periodo d’oro di Belinelli (culminato con il canestro della vittoria contro i Celtics), con un talento non certo infinito, ma con una voglia che se l’avesse Bargnani non si potrebbe giocare.
…e a proposito di fenomeni ai confini della realtà …
Solo un accenno, riprenderemo il discorso un’altra volta, ma non si può non nominare uno dei misteri gaudiosi di questa stagione: Kyrie Irving, pur giocando in una terra abbandonata da Dio (pardon, da dio LeBron) sta venendo fuori come il miglior play dell’intera lega. L’altra sera ha sfidato e vinto un certo Russel Westbrook, non proprio scarsissimo, ma soprattutto spalleggiato da una squadretta con talento un po’ superiore ai Cavs. Se quest’estate Gilbert gli regala uno o due bipedi di medio talento con cui giocare a palla, la squadra del lago potrebbe tornare a far parlare di sè.
Vae Victis