Gran brutto pomeriggio per il basket ed in generale per lo sport greco quello di domenica 10 febbraio 2013.
Ancora una volta una sfida sportiva tra il Panathinaikos e l’Olympiacos è stata macchiata da episodi di violenza e stupidità che oramai definire assurdi appare fin troppo riduttivo.
A nulla è servito il solito triste tentativo di evitare incidenti che viene adottato ogni anno in occasione della sfida finale di Coppa tra le due squadre: ossia giocare in un palazzetto piccolo della capitale ateniese e limitare l’accesso all’impianto a soltanto mille tifosi per parte, assiepandoli in due curve opposte e separate da un intero settore di tribuna lasciato vuoto per evitare ogni possibilità di contatto.
Ancora una volta le due opposte fazioni, perché tali vanno considerate e definite, si erano date appuntamento per il becero regolamento di conti e così è stato visto che la lucida follia si è subito manifestata all’ingresso delle squadre in campo quando un razzo scagliato dagli spalti ha colpito in testa il giocatore dell’Olympiacos, ex Veroli, Kyle Hines il quale si accasciava sul parquet facendo anche temere il peggio.
Inutile sottolineare quanto questo episodio possa aver fomentato gli animi sugli spalti e quanto sia stata inopportuna la decisione di iniziare comunque la partita (per espresso volere dell’Olympiacos e con Hines in campo oltretutto), malgrado un clima da battaglia più che da partita di basket.

Spanulis contro Milano in EL.
Battaglia che ha trovato degno sfogo dopo 3 minuti del 2/4 quando sul 26-19 per il Panathinaikos scendevano sul parquet di gioco rappresentanti dell’una e dell’altra tifoseria (e come dar loro torto, siamo nella tragedia greca quindi caliamo i deus ex machina, uno per parte) per darsela di santa ragione al cospetto di giocatori sbigottiti e poliziotti inermi.
Spettacolo surreale e degna rappresentazione di uno sport greco tenuto in ostaggio oramai da troppi anni da delinquenti belli e buoni, perché chi lancia un razzo dagli spalti lo fa per far male a qualcuno e chi si affronta in un singolar tenzone su un parquet di basket usa l’avvenimento sportivo solo come pretesto per sfogare la propria bestialità.
A supportare questa convinzione anche il fatto che episodi analoghi erano accaduti in passato anche in occasione di sfide di pallanuoto o pallavolo tra le due società con le rispettive tifoserie scatenate come furie.
Sedati molto faticosamente i tumulti dalla polizia si è poi deciso di procedere all’ evacuazione delle due curve perché comunque la partita andava conclusa come a dire “Proseguite pure , ma fatelo fuori di qui”.
Dopo quasi un’ora la partita è ripresa ed è stata decisa da un 3/4 di Lasme in lunetta negli ultimi trenta secondi con l’ultimo disperato tentativo da 3 di Spanoulis che si stampava sul ferro .
Sarebbe stato bello celebrare i 19 punti di Diamantidis e la gran partita di Antic, è toccato invece ancora una volta stigmatizzare e condannare un episodio vergognoso in cui tutti hanno colpe e nessuno può né deve essere salvato.
I tifosi od i delinquenti (fate un po’ voi), in primis ma anche il servizio di sicurezza e la polizia, perché vogliamo capire come sia stato possibile portare dentro al palazzetto un razzo eludendo controlli e perquisizioni oltretutto in una partita ad alto rischio.
Le due squadre non vanno a mio giudizio salvate neanche loro.
L’ Olympiacos, non ha trovato di meglio da fare a fine partita di presentare ricorso per esser stato danneggiato dall’episodio del razzo finito in testa a Hines, che comunque la partita l’ha giocata segnando anche 8 punti: il Pana poteva francamente evitare festeggiamenti esagerati per un pomeriggio che ancora una volta ha rischiato di tramutarsi in tragedia e non è stato propriamente uno spot edificante per lo sport greco.
In Grecia continuano a guardare con profonda invidia le Final Eight che si sono disputate lo scorso fine settimana in Spagna o in italia.
Impensabile di poter riunire sotto lo stesso tetto, nel medesimo palazzo dello sport tifosi di Panathinaikos, Olympiacos, Aris o Paok o Panionios: è triste ma purtroppo è realtà.
Diamantidis